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Si tratta di scegliere cosa ci fa bene e lasciare andare quanto c’è di nocivo: nel farlo, occorre ricordare che ogni volta che compiamo una scelta stiamo rinunciando a qualcos’altro.

Ma questo automatismo non ci permette di capire che l’impazienza è la seconda freccia, ovvero una sofferenza autoindotta che aggiungiamo al disagio già presente.

Lo stesso avviene durante la meditazione: se reagiamo con impazienza alla tendenza della mente a girovagare o a giudicare, non facciamo altro che interferire con l’intero processo, che invece richiede tempo e delicatezza e non può essere forzato.

Immaginate di avvicinarvi allo yoga, che è consapevolezza del corpo in movimento: la pratica consiste nel ricordare intenzionalmente che non c’è alcun bisogno di essere impazienti verso noi stessi, ma che possiamo essere presenti al modo in cui incontriamo il nostro corpo così com’è in questo momento, sapendo che i limiti si dissolvono con il loro tempo.

«La pazienza non è la capacità di aspettare, ma la capacità
di mantenere un buon atteggiamento durante l’attesa.»
JOYCE MEYER

Almeno una volta al giorno concedetevi un abbraccio con i vostri figli che abbia l’intensità di una meditazione. Siate accurati, non abbracciateli distrattamente. Siate presenti a questo momento, sentite il calore del loro corpo tra le vostre braccia, inspirate l’odore della loro pelle, i loro sogni e la loro energia, ed espirate amore, gentilezza e ciò che di più profondo c’è nel vostro cuore.

Ogni volta che state per interrompere o aggiungere qualcosa, ricordate che in inglese le parole «listen» e «silent», ascolto e silenzio, si scrivono con le stesse lettere: qualcosa su cui riflettere.

Succede che vi trovate faccia a faccia con voi stessi e vi regalate l’occasione di capire che la maggior parte delle critiche che rivolgiamo agli altri ha più a che vedere con noi stessi che con loro; ma se continuiamo a proiettarle all’esterno non ne prenderemo mai coscienza.

Iniziamo a vedere i pensieri per quello che sono: non verità assolute su come la vita e le cose dovrebbero essere, ma semplicemente pensieri.

Anziché aspettarci di dover svuotare la mente, impariamo semplicemente a non identificarci con i nostri pensieri, a non alimentare le fantasie che non portano a niente e a non credere ciecamente alle storie che la mente crea. Iniziamo a ricondurci sempre più spesso all’attimo presente, così da partecipare con pienezza alle nostre vite, […]

Perché è imp imparare a esserne consapevoli? X’ i giudizi che aggiungiamo all’esperienza si sviluppano molto rapidamente e hanno un impatto profondo sul nostro comportamento e sulle nostre scelte, e rimanere presenti ci permette di nn amplificare ciò che sentiamo e di conseguenza di non rimanere bloccati in ciò che è per noi piacevole, spiacevole o neutro. In ultima analisi significa avere maggiore libertà.

Si tratta di coltivare un atteggiamento, un modo di incontrare la vita con tutte le sue variabili, senza preferire un tipo di esperienza rispetto a un’altra

È importante essere disposti a notare quanto il giudizio limiti la nostra esperienza e ci conduca verso reazioni automatiche di cui spesso siamo inconsapevoli.

Se per esempio portiamo con noi l’aspettativa che le cose vadano esattamente come vorremmo, rischiamo di rimanere delusi o di concludere precipitosamente che c’è qualcosa che non funziona.

Ha sperimentato che i pensieri sono solo pensieri e non verità assolute, e che le emozioni sono passeggere e non permanenti; che anche la rabbia più intensa, come la più grande gioia, arrivano, passano e se ne vanno, e che lei può attingere al suo spazio interiore per rispondere agli eventi anziché reagire in automatico.

Ha imparato a «sedersi sulla riva del fiume» e a osservare con curiosità e non giudizio il turbine di pensieri che si agitano nella mente, riuscendo talvolta a guardarli con gentilezza, senza farsi portare via.

ci permettono di esserci per noi stessi, di sentire la stanchezza di fine giornata o la gratitudine nel cuore, o il nodo in gola e il battito accelerato, imparando a stare con quello che c’è perché è la verità di questo momento.

il film che mandiamo in onda senza intervalli pubblicitari e a cui di solito ci appassioniamo moltissimo, finendo per sovrapporlo alla realtà

Per tanti genitori la nascita di un figlio rappresenta una possibilità di realizzazione, un passo prezioso verso la realizzazione di sé. Ma potrebbe essere un’illusione e una grande trappola se al contempo non si cercasse concretamente di sviluppare se stessi, di crescere come persona insieme ai figli, di tirar fuori le proprie risorse senza pensare che la nuova condizione faccia da sola ilmiracolodiunnuovoinizio

Nessuno può cambiare la propria infanzia, ma ciascuno può occuparsi delle conseguenze che la stessa ha creato nel corso della vita.

Vai sul sicuro e non avrai di che pentirtene.

Nessuno può nulla, sulle vite che non gli competono

La mia vita ha contorni meno netti: come spesso accade, la definisce con maggiore esattezza proprio quello che non sono stato: buon soldato, non grande uomo di guerra; amatore d'arte, non artista come credette d'essere Nerone alla sua morte; capace di delitti, ma non carico di delitti.

I bambini, spiegò Silvern, si affidano agli adulti che hanno vicino per interpre- tare ciò che succede loro intorno. Usano gli schemi costruiti dai loro genitori: questo è bene e quello è male, questa per- sona è inaffidabile e quella è qualcuno su cui puoi contare.

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La soluzione, o l'obiettivo, era aiutare Lindsay a trovare i suoi punti di forza e quindi svilupparli per riuscire ad affrontare questi argomenti impegnativi - a "integrare", come disse Sil- vern, le parti difficili della sua psiche nel resto della sua vita, anziché chiuderle fuori.

Dissociarsi, spiegò, significava barricarsi a tal punto di fronte agli elementi difficili di sé che tali difficoltà non fanno altro che diventare più grandi, più insistenti, più distruttive.

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L’integrazione degli emisferi destro e sinistro nella corteccia prefrontale è determinante per lo sviluppo delle funzioni esecutive ma richiede più tempo rispetto alle altre parti del cervello32. Le funzioni esecutive includono la capacità di giudizio, il pensiero flessibile, la pianificazione, l’organizzazione e l’autocontrollo. Sorreggono la capacità di discernere, l’immaginazione,

Nelle mani di chi regala un fiore rimane sempre un po' di profumo.

Possiamo avere il capo migliore.del mondo, che ci tratta bene e si preoccupa per noi, ma sempre un capo rimane e gli interessi economici per lui verranno comunque prima di noi

L'ossessione di essere felici sul lavoro, in altre parole, si basa sulla pretesa di in lavoro emozionale da parte del lavoratore. Ma il lavoro non ha sentimenti. Il capitalismo non sa amare.