"Per tutte le creature, grandi e piccole" è la dedica presente nella prima pagina della mia tesi magistrale in Medicina Veterinaria. Non avevo ancora letto James Herriot, sebbene fosse stato nominato un paio di volte dai professori all’università, e i suoi racconti riposassero da tempo su uno scaffale di casa. Questa piccola coincidenza è diventata il primo segnale di un’eco di esperienze e sensazioni che, pur lontane nel tempo, mi sono sembrate sorprendentemente familiari. È proprio questo che più mi ha fatto sorridere, ma anche riflettere (e a tratti commuovere), nel leggere i ricordi del più famoso veterinario dello Yorkshire e del mondo, quasi cento anni tra la mia e la sua laurea. Herriot racconta con semplicità ciò che ancora oggi resta il cuore del nostro mestiere: la cura e il rispetto, l’empatia e l’amore per tutte le creature, grandi e piccole.
Non avevo ancora letto James Herriot, sebbene fosse stato nominato un paio di volte dai professori all’università, e i suoi racconti riposassero da tempo su uno scaffale di casa.
Questa piccola coincidenza è diventata il primo segnale di un’eco di esperienze e sensazioni che, pur lontane nel tempo, mi sono sembrate sorprendentemente familiari. È proprio questo che più mi ha fatto sorridere, ma anche riflettere (e a tratti commuovere), nel leggere i ricordi del più famoso veterinario dello Yorkshire e del mondo, quasi cento anni tra la mia e la sua laurea.
Herriot racconta con semplicità ciò che ancora oggi resta il cuore del nostro mestiere: la cura e il rispetto, l’empatia e l’amore per tutte le creature, grandi e piccole.