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Virginia De Winter Virginia De Winter > Quotes

 

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“Un istante dopo una risata bassa, fresca come aria nel buio della notte, la colpì facendola trasalire.
- Le ha quasi staccato una mano e lei si mostra indifferente – commentò una voce profonda alle sue spalle – Ma non mi sarei aspettato nulla di meno da Eloise Weiss: per ottenerla, quella mano, bisogna strappargliela.”
Virginia De Winter, L'Ordine della spada
“Donne", commentò, sinceramente incredulo e del tutto incurante di averne una davanti. "Campassi cent'anni non le capirei mai e, nel caso dovesse succedere, andrei immediatamente a farmi esorcizzare".”
Virginia De Winter, L'ordine della penna
“«Adesso parliamo di Justin Sinclair», continuò Bryce. «Abbiamo valutato alcune possibilità perché, prima o poi, un matrimonio per ragion di Stato è ciò che ti verrà in sorte. Il minimo che io possa fare è limitare i danni, anche in quanto fermo oppositore dell’istituzione».
«Della ragion di Stato?».
«No, del matrimonio».”
Virginia De Winter, L'ordine della penna
“Non sarebbe andata via, ma anche se lo avesse fatto sapeva di poter tornare soltanto dove c'era lui.”
Virginia de Winter, L'Ordine della spada
“«Signore», disse Morton. «Il primo chiodo della vostra bara».
«Spero sia di oro massiccio, l’ultima volta che li ho ordinati me li hanno consegnati in un’assurda lega a cui non voglio nemmeno pensare».
Bryce Vandemberg, che stava esaminando un certo numero di elaborati vasi di marmo, si voltò verso la soglia dove Sophia, poco dietro Morton, gli rivolse un inchino compito.
«Oh, ma si riferisce a te», Bryce inarcò un sopracciglio. «Deve essere arrivata la fine del mondo se Morton si è messo a fare dell’umorismo».”
Virginia de Winter, L'ordine della penna
“Una statua dallo splendore del marmo di luna e una bellezza straziante da fare desiderare anche l’Inferno per poterla vedere ancora. L’aveva distratta per un istante, emergendo sul terrore folle che le invadeva il cervello.
Né morto né vivo, una creatura del sangue che cammina per l’eternità su quella soglia che agli umani è consentito varcare una volta soltanto, senza ritorno”
Virginia De Winter, L'Ordine della spada
“«Ho voluto credere che fosse a causa di un incantesimo quando eri sempre nei miei pensieri e mi scoprivo a cercarti tra la gente.Non avrei dovuto nemmeno guardarti e invece volevo cedere a ciò che desideravo,dopotutto chi ero io per oppormi a una forza più grande di me?».”
Virginia De Winter, L'ordine della penna
“«Pensavo ai peccati».
Una risata impalpabile si agitò nelle ombre gettate dalle lanterne a olio sulle pietre lucide della strada.
«Qual è il tuo, allora? Paura, oppure orgoglio?»
Lei sentì suo malgrado una risata premerle le labbra. «La vanità», ammise in tono quasi allegro.”
Virginia De Winter, L'Ordine della spada
“Ve l'ho detto, Axel, e ve l'ho dimostrato: il mio amore non è il peggiore degli inferni."
Lui si mosse le labbra, lottando contro la disperazione. "Così avete reso inferno un amore che mi ha accompagnato per tutta la mia esistenza".”
Virginia De Winter, L'Ordine della chiave
“A metà di una strada lo vide, la camicia candida e il mantello gettato sulle spalle; aveva perso la feluca e i capelli erano scompigliati. Senza staccare gli occhi da lei guardava la folla di braccia e mani tese per abbracciarlo o semplicemente toccarlo.
L'istante successivo non esisteva più alcuna strada o persona, non esisteva distanza, soltanto l'affondare il viso nei pizzi morbidi sul suo petto e le dita di una mano sul suo braccio, mentre quelle dell'altra sfioravano, incredule, la chiave d'oro appesa al suo collo. Poi la mano di Axel fu sulla sua schiena e l'altra si posò al lato del viso per costringerla con gentile fermezza a sollevarlo verso il suo.
«I miei privilegi, signora, non avete possibilità di negarmeli oggi.»
Il suo respirò la baciò ancora prima delle sue labbra.”
Virginia De Winter, L'Ordine della spada
“-Che cosa?-, chiese con voce strozzata non appena fu in grado di prendere un respiro intero.
-È inaudito!-, tuono qualcuno dal basso.
A conferma del fatto che alcuni avvenimenti potevano richiamare i morti dalla tomba, anche quelli finti, Bryce Vandemberg si rivolto nella bara e poi si levò a sedere.
-Inaudito-, ripeté. -Ho capito di quale pittore si tratta, che bastardo!-.
-Verissimo-, rispose Axel rincuorato dalla solidarietà del fratello.
Bryce sembrava altrettanto infuriato. -Ma come ha osato fare una cosa simile? Perché Eloise? Eravamo insieme quel giorno! Perché quello stupido imbrattatele non lo ha chiesto a me?-, sbraito.”
Virginia De Winter, L'Ordine della chiave
“Se lui avesse potuto dire il suo nome ancora una volta, a voce così bassa da poterla sentire invece che ascoltarla.Se lo avesse fatto, così piano da non permettere alla veglia di ricordarle perché quel suono non poteva più renderla felice.Se solo non avesse mai smesso di piovere.Eloise, sei sveglia?Sì, e non voglio.Sotto la mano il cuscino era fresco e morbido, negli spazi tra le sue dita se ne insinuavano altre, calde e dure perché abituate a riempire di lusinghe l'elsa di una spada, non solo la pelle di una donna. Prendeva la sua una mano fatta per accarezzare e per uccidere.Una mano che l'aveva accarezzata, e poi uccisa.«Axel».Forse c'era stato uno scatto di esultanza profonda, perché ridestandosi aveva pronunciato per prima cosa il suo nome.Qualcosa che aveva a che fare col possesso e il riconoscimento.Qualcosa di così profondo che, se non si fosse opposta, avrebbe finito per precipitarvi dentro.Qualcosa che tra loro due era sempre esistito.L'aveva accarezzata.A quanto le avevano raccontato, lui era stata la prima cosa del mondo su cui aveva aperto gli occhi. Un fagottino di neonata, avvolta tra le braccia di un bambinetto di tre anni appena, che sollevava di colpo le palpebre incontrando per la prima volta due occhi blu pieni di amore e trionfo fissi su di lei.E poi uccisa.Una cicatrice che si risvegliava pulsando, lo spettro di dolore di un arto amputato, che esisteva solo nel ricordo dei nervi e bruciava, bruciava come fuoco.Lui era sete, tanta da accettare di annegare pur di riuscire a bere.«Axel».«Sono qui».”
Virginia De Winter, L'Ordine della spada
“«Questa vicenda mi ha fatto pensare molto. Amare è anche fuggire e poi interrompere a metà la corsa e sedersi sul ciglio della strada per aspettare che chi ti ha ferito così tanto venga a prenderti. Per Axel e me è stato così, e io non voglio arrivare alla fine della mia vita e accorgermi di aver lasciato indietro ciò che volevo veramente».”
Virginia De Winter, L'ordine della penna
“Eloise sgranò i suoi titoli con l’indifferenza colpevole con cui avrebbe gettato in terra noccioli di ciliegie, poi lasciò scivolare via nella nebbia una fuggevole visione di lisci capelli di un biondo intenso intorno a un viso dai lineamenti affilati.
Studente anziano, Duca dell’Ordine della Chiave e componente del senato studentesco; secondogenito dei Vandemberg, la famiglia regnate della Nazione Sovrana di Aldenor. Principe del sangue e Principe dello Studium. Elegante, dissoluto, galante.
L’incarnazione stessa dello scholaro delle ballate da osteria.”
Virginia De Winter, L'Ordine della spada
“E chi se non lui poteva sapere meglio di chiunque che lei avrebbe continuato a sorridere anche se davvero le avessero staccato una parte del corpo, un braccio, una mano, un pezzo di carne da dentro il petto.
La sua voce proveniva da dietro le sue spalle, nella perfetta raffigurazione del colpo sferrato alla schiena.
A tradimento”
Virginia De Winter, L'Ordine della spada
“«Vuoi una scelta?». Le sussurrò quella domanda sulle labbra prima di spingerle con forza con le proprie. Allentò quella tensione squisita soltanto quando la sentì scuotere il capo in segno di diniego, allora rise, piano, facendole scorrere una mano tra i capelli.
«Non sarebbe stato giusto concedertela», le rispose.
La sua voce soffice le solleticò la pelle arrossata del collo. «Io non ne ho mai avuta alcuna, dal momento in cui ti ho tenuta tra le braccia la prima volta».”
Virginia De Winter
“-Ti ha supplicato in lacrime di non morire-, intervenne Ross con il consueto tatto.
Bryce fece finta di pensarci su. -In realtà credo abbia urlato qualcosa come "maledetto idiota se osi morire ti ucciderò". Ma non mi pare il caso di sottilizzare-.”
Virginia De Winter, L'Ordine della chiave
“C'erano due cose nella vita di cui aveva il terrore più assoluto: le macchie di unto e le lacrime di una donna. A entrambe le cose non sapeva come mettere riparo.”
Virginia De Winter
“I giardini dei morti sbocciavano di notte, fasci di fiori imbalsamati dal gelo sotto una luna immobile nella sua corte di nuvole inginocchiate alla base del cielo, sul tratto di un orizzonte di croci e mausolei che disegnavano di marmo e ombra il profilo di un silenzio interminabile.”
Virginia De Winter, L'Ordine della spada
“un'eco di malinconia, sfuggita al suo controllo, perdersi nella miriade di pezzi che componevano il mosaico.«Eloise è tutta la mia vita».Non aveva avuto l'intenzione di dire nulla, in realtà non stava nemmeno pensando direttamente a lei.«Era appena nata e già insistevo per poterla prendere in braccio. Volevo sempre tenerla io, passavo ore a guardarla. Tanto che alla fine la prima volta che ha aperto gli occhi l'avevo in grembo e ha visto me. Tutti nella mia famiglia avevano gli occhi chiari mentre i suoi erano scurissimi. Mi innamorai all'istante», rise dolcemente. «Avevo tre anni e da allora non ho mai pensato nemmeno per un momento che potesse esserci un'altra.”
Virginia De Winter, L'Ordine della spada
“Improvvisamente lei si sentì fragile come un bicchiere. Cristallo spesso e tenace, poteva cadere al suolo senza riportare alcun danno oppure sbeccarsi in un angolo restando comunque intero. C’era però un punto, un punto preciso che, se avesse colpito il suolo, lo avrebbe fatto esplodere in mille frammenti, tanto da rendere impossibile riconoscere che forma avesse avuto in origine. Frantumata, sgretolata.”
virginia de winter, L'Ordine della spada
Era veleno, veleno racchiuso in un'ampolla trasparente e meravigliosa, che si lasciava ammirare senza nascondere la propria essenza pericolosa.
Virginia De Winter, L'Ordine della spada
“Alzò una mano e l’accostò al suo viso, chiedendogli tacitamente il permesso. Lui irrigidì le spalle e rimase immobile, nello sguardo aveva la stessa sfida e la stessa supplica.
Gli toccò il livido a lato dello zigomo, piano, con la punta di un dito e lui serrò le palpebre cosicché temette di avergli fatto male ed esitò a un soffio dalla sua pelle.
Gabriel aprì gli occhi incontrando i suoi e allora lei sentì la mano muoversi per volontà propria, posarsi con delicatezza sulla sua guancia, le dita sfiorargli i capelli morbidi dietro l’orecchio.
Aveva l’altra mano stretta a pugno talmente forte che le giunture le dolevano, il cuore sembrava sul punto di schiantarsi da un momento all'altro.
Gabriel con un sospirò distolse il capo, gli occhi di nuovo chiusi, un’esitazione nella piega delle labbra che lo rese, per un momento, molto vulnerabile.
«Per favore», le disse, turbato. «Allontanati».
Sophia si posò una mano sulla bocca per reprimere una parola disperata e si ritrasse.
«Perdonami, non sarei dovuta venire».
Lui si alzò. «Perché sei qui? Se non è per compiacerti del tuo potere o per goderti le percosse dei tuoi amici, perché sei venuta?»
Sophia scosse il capo. «Ho detto che mi dispiace».
Chinò il capo, ma lui le posò sue dita sotto il mento e la indusse a guardarlo di nuovo.
«È così, Sophia?», sussurrò. «Sei rimasta impigliata nella tua stessa rete?»”
Virginia De Winter, L'ordine della penna
“Il cielo sopra di loro era una distesa di blu appena velato, a cui la nebbia conferiva la consistenza del velluto più morbido; la luna nuova era nascosta, inghiottita dalla sua fase più oscura, e le stelle erano libere di occhieggiare, padrone dell'immenso, come minuscoli grani di sabbia argentea lanciata dal caso su un drappo scuro. La nebbia attutiva il loro splendore, riducendolo a un ammiccare discreto, come bambine piccole che sussurrassero segreti tra loro, al riparo dalla curiosità degli adulti.”
Virginia De Winter, L'Ordine della spada
“Era lei.La musica della sua allegria era balsamo e acido, gli scorticava la pelle scoprendo superfici di sé che non avrebbe immaginato. Averla così vicina - dieci passi e milioni di pensieri - bastava a smarrire”
Virginia De Winter, L'Ordine della chiave
“La risata di Axel suonò tenera e, seppure molto bassa, ne riconobbe il suono che le ronzò nelle orecchie con il calore di una notte estiva. Aveva sempre amato sentirle proferire qualcosa di oltraggioso.Rimpianto, nostalgia. Le rivolse uno sguardo che sembrava cancellare le distanze tra loro, calpestando la polvere delle strade che li separavano e trasformandola in oro.”
Virginia De Winter, L'Ordine della spada
“Dal corridoio giunse una voce contrariata.
«Maledizione, l'ha ammazzato sul serio, adesso mi toccherà essere l'erede al trono al posto suo e indossare quel ridicolo mantello da cerimonia».
Bryce fece irruzione nello studio e considerò con un breve sguardo Alexis sulla poltrona e Axel fermo al centro della stanza con un bicchiere in pezzi ai piedi.
In faccia gli leggeva chiaramente che se fosse stato Alexis a tirarglielo dietro, avrebbe avuto tutta la sua comprensione.
«Arrivi a proposito», disse Axel, calmissimo.
«Ti spiacerebbe mandare qualcuno a chiamare Stephen Eldrige?».
«L'unica persona che manderò a chiamare è un esorcista», disse Bryce, esasperato. «Sperando che almeno lui possa fare qualcosa per te».”
Virginia De Winter, L'ordine della penna
“Lei si riscosse e fece per superarlo. Allora, di riflesso, Axel abbassò il braccio bloccandole la strada senza smettere di guardarla.
-Scappa-, sussurrò lui. -Ma tornerai da me, non ti permetterò mai di andare via-.”
Virginia De Winter, L'Ordine della chiave
“Tu hai cambiato il mio sogno di bellezza.”
Virginia De Winter, Le soglie del buio
“Mentre cominciavano a camminare, si piegò verso di lei, sfiorandole i capelli con le labbra. “Hai il suo odore addosso”.
Eloise nascose l’imbarazzo con uno sbuffo poco elegante. “Vorrei ben vedere, visto che si è tanto impegnato a lasciarmelo, sapendo che sarei stata con te. Prima o poi mi stancherò di queste sciocchezze, vi avverto”.
"Cose da uomini, ragazzina umana".
"Cose da idioti" precisò lei. "Umani o meno".”
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