Valentina Bellucci's Blog

September 2, 2021

I vaccini e i Lego



Come non fotografare questo manifesto affisso a Palazzo Pretorio di Pontedera? Proprio io, che i Lego in qualche modo li ho sempre odiati, ho quasi finito per sbatterci il naso.Perché, poi, questa passione per i Lego che accomuna un po' tutti, deve quasi obbligatoriamente essere simbolo dell'infanzia? Con i Lego non ci ho mai giocato e credo che mai riuscirò a farlo. Eppure amo moltissimo altri giocatoli che possono definirsi simili, come i puzzle, ma i Lego mi sono sempre rimasti indigesti. Soprattutto per le forme che sono state date alle persone: burattini quasi completamente quadrati che come unico movimento hanno la facoltà di sollevare e abbassare le braccia, neanche fossero a fare a un saluto di qualche tipo. 
Ma è stato proprio mentre fissavo quei mattoncini, posti uno sopra l'altro, che mi è apparsa la visione della nostra società. 
Siamo come mattoncini, mi sono detta. Se crolla uno, rischia di venir giù tutto. Cosa accadrebbe se alcuni mattoncini si rifiutassero di collaborare? Se all'improvviso impazzissero e invece di mettersi uno sopra l'altro a formare qualcosa, iniziassero a correre, ad ammucchiarsi, a sparpagliarsi? 
Non so, ma questa riflessione mi ha fatto venire in mente la situazione odierna e il tanto temuto Covid con i tanti temuti vaccini. 
Vax o no-vax. Questo è il dilemma. 
C'è qualcuno se si sta chiedendo se abbia fatto il vaccino? Sì, ho fatto la prima dose e ho fatto anche la seconda. Se farò la terza? Ancora non ne ho idea, ma ho abbastanza tempo per riflettere e vedere come si evolverà la situazione. 
Sono sempre stata favorevole ai vaccini, ma ancor prima di essere favorevole ai vaccini lo sono stata per il buon senso. Con questo non giudico chi non intende vaccinarsi, il mio non è un post polemico in quel senso.
Semplicemente per buon senso intendo quella caratteristica caratteriale che ti permette di pensare prima di agire, cosa che ultimamente accade fin troppo raramente. 
È raro infatti ritrovarsi civilmente a discutere, ragionare, confrontarsi fra di noi. 
Molto meno rara è invece la velocità con la quale viaggiano notizie fasulle, disoneste, che non hanno fondamenta e che nel complesso non le hanno mai avute. Ma perché ciò accade? I social permettono a chiunque di esprimere la propria opinione, ma non solo. Permettono a chi ne abbia voglia di diffondere anche falsità.
Un esempio? 
Io stessa potrei avvalermi di molte delle teorie no-vax con le quali dar vita a una notizia clamorosa, uno scoop, un: "no, ma sentite questa!", ovviamente però del tutto fasulla. 
E come?
Potrei iniziare a incutere timore nelle persone che rifiutano il vaccino facendo credere loro che devono assolutamente rinchiudersi in casa, perché nel caso in cui risultasse positivo uno solo di loro in famiglia, al posto delle cure riceverà il fantomatico siero genico, ignaro di tutto e lo accetterà di buon grado credendo che si tratti di una semplice flebo. 
Potrei affiancare questa convinzione con tantissime prove. Monete che improvvisamente si attaccano al braccio di chi non ha fatto il vaccino, finti aghi con dentro microchip, testimonianze fasulle di finte infermiere e conoscenti. Chi ha la facoltà di sapere se davvero io stia mentendo? Soprattutto se quando inizi a spargere questa voce, decidi di farlo con le persone giuste, le più agguerrite, quelle che nel vaccino e nella società vedono il demonio? Sicuramente verrei presa sul serio, altri inizierebbero a collaborare e diffondere la falsa notizia spacciandola per vera con tanto di foto e testimonianze, ingigantendola se necessario per essere ancora più credibili. 
Questo è ciò che succede. Che sta succedendo. Ogni giorno. Su migliaia di argomenti, non solo sui vaccini.
Tutti abbiamo il diritto alla parola. Ma ricordiamoci che non tutti sono in buona fede quando lo fanno. 
Per questo quando ho visto i mattoncini Lego ho pensato alla società. A una società che si sgretola, per essere sinceri. Tutti i giorni sotto i nostri occhi. Ma imperterriti continuiamo a correre sparpagliandoci, gridandoci addosso, umiliandoci ancor di più.
Ci sono volte in cui fermarsi diventa indispensabile. E adesso stiamo vivendo una di quelle volte. 


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Published on September 02, 2021 14:25

July 23, 2021

Non ti meriti niente, di Mithraglia [RECENSIONE]



Buongiorno a tutti, cari Lettori del Blog! Proprio quest'oggi ho terminato di leggere l'ultima poesia di questa raccolta: Non ti meriti niente di Mithraglia. È una poesia che rasenta l'indecenza, ma è proprio questo che mi ha colpita. Con la stessa forza dei "poeti maledetti" e con lo stesso spirito del modernismo di Thomas S. Eliot, Mithraglia tesse con maestria la crisi della cultura occidentale, l'alienazione dell'artista in un mondo troppo scientifico e superficiale, un forte rifiuto del passato e la rottura con la tradizione. 
È una poesia che apparentemente non ha senso; poi mano a mano che leggi e scorri le strofe allora qualcosa inizia ad affiorare, fino all'ultima strofa: quella illuminante. Una poesia che scuote gli animi, li risveglia dal torpore in cui sono caduti, per mostrare loro la nefandezza di questo mondo, di questa società priva di valori, di ideali, dove si sono perdute le moralità e il senso di giustizia. Parole scritte lì, su quel pezzo di carta bianco, che diventa la vita, quella di tutti i giorni, con la monotonia della noia e dell'inquietudine di una diffidenza verso l'umanità realmente incredibili. Una vita per la quale lottare non ha significato, e allora meglio darsi allo sconforto, all'alcol, alla bruttezza di se stessi, fino a diventare polvere, di un teatro perduto, senza né maschere né volti. Si legge la devastazione dell'animo, la voglia di emergere, di cercare di non venir trascinanti dalla massa. Una voglia pazzesca di cambiare, di essere diversi. Ma irrimediabilmente tutto si riversa nell'impotenza, forse voluta, forse cercata. Alcune mi sono piaciute molto, altre un po' meno, ma questa è la poesia che ho apprezzato di più:
"A volte"
Alcune volte ti vorrei amarealtre ti prenderei a schiaffiin alcuni momenti odio come ragioniperché non ragionia volte ho la sensazionedi continuare a perdere tempomentre altre voltemi sembra di ferirtiA volte vorrei non esserciA volte vorrei spiartiA volte vorrei solamente parlartiA volte cerco di sostituirticon un’altra che mi piaceanche più di teA volte penso che dipendada te, altre volte da meA volte penso che resteraiingenuaun po’ come tutti quelli che ti circondanoe di cui vuoi circondartiDici che vorresti vivere meglioio ti dico “vai”Dici che gli altri non si fanno i problemiche mi faccio ioe ti dico “vai dagli altri”A volte mi fai venir voglia di comprareun mitra sottobancoprenderlo per le maniposizionarlo sul sedile posterioredella macchinauscire in qualche pub di quelli che frequentimettermi alla manoe sparare all’impazzataA volte spero tu sia li in mezzoA volte spero tu non ci siaSparare… sperare.. che differenza fa?A volte,troppe volte,mi comportocome uno stupidoperché la maggior parte delle volteti voglio bene
È con questa poesia, e molte altre, che affiora l'amore. Un amore incondizionato, violento ma dolce. L'amore per se stessi, prima di tutto, e l'amore verso gli altri. Un amore corrotto, in cerca di un amore onesto. Sembra un'estenuante ricerca di qualcosa o qualcuno che possa aiutarci a cambiare. Un bagliore, un raggio di luce, una nuova vita, semplicemente diversa da quella che abbiamo. Tutta la raccolta è incentrata su argomenti diversi, ma tutti alla fine portano sempre allo stesso e identico tema: Non ti meriti niente. Come me che leggo, come chi scrive e chi leggerà ancora, e anche come chi non lo farà affatto. Nessuno di noi si merita niente. Ed è vero. Forse bisogna riflettere su questi temi molto più di quanto pensiamo sia giusto farlo. Forse è proprio grazie a temi come questi che comprendiamo come siamo realmente, nel nostro animo, dove nemmeno noi stessi riusciamo a vedere.  


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Published on July 23, 2021 03:20

July 22, 2021

10 cose che uno scrittore deve sapere se vuole scrivere un libro.



Non ho la pretesa di sapere cosa ci sia di giusto o sbagliato durante la stesura di un libro, ma qui di seguito ho riportato qualche spunto. Prendetelo come tale, chissà, magari può piacervi! 

1) Noia = morte. Se mentre scrivi ti annoi, i lettori si annoieranno a leggere quello che hai scritto.Scrivere un libro richiede molta pazienza e determinazione, le soddisfazioni saranno molte ma ci saranno anche momenti in cui descrivere una scena potrà risultare più difficile del previsto. In questi casi, se capita di annoiarci mentre scriviamo, sarà molto probabile che il lettore si annoi leggendo. Ricordiamo: uno scrittore è quello che scrive, quello che vuole trasmettere. Vorresti che i lettori percepiscano lati negativi della storia? Uno degli errori più comuni è quello di aggiungere dettagli e informazioni inutili, solo per "arricchire" o "allungare" il testo. Queste descrizioni forzate sono noiose da scrivere e saranno noiose da leggere. 
2)Leggere.
È importante leggere. Mantiene attivi, attenti, perspicaci. La lettura apre la mente e aiuta l'immaginazione. Quante volte ce lo siamo sentiti ripetete da piccoli, quando andavamo a scuola dalla maestra, e poi a casa da nostra madre? Niente di più vero e utile. Come si può sostenere di amare la scrittura se prima ancora non l'abbiamo amata leggendola? 

3) Emozionati.
Le emozioni sono parte integrante della nostra vita. Senza emozioni una persona è vuota, spenta, dunque senza emozioni la tua storia sarà vuota e spenta. 
Provare realmente quello che provano i personaggi è fondamentale per trasmettere bene quello che vogliamo. Per cui non imbarazziamoci se ci viene da piangere o da sorridere mentre scriviamo, è necessario essere capaci di provare queste emozioni se vogliamo scriverle. C'è molto potere in questo.  

4) Scrivi il tipo di libro che vorresti leggere.
Sembra scontato, ma non è così. L'ho messo al quarto punto, ma forse è la prima cosa da dire a uno scrittore: scrivi ciò che vorresti leggere. Non c'è niente di più importante, è inutile intestardirsi di voler scrivere un genere solo perché è di moda, solo perché vende, quando noi stessi siamo i primi a non leggerlo.  
Stessa cosa vale per le descrizioni, per i dialoghi (vedi punto 1).

5) Sii disposto a metterti in gioco, anche se quello che scrivi non è perfetto.
La perfezione non esiste. Ed è un dato di fatto. Molti scrittori arrivano a un punto del libro e si bloccano, cercano la perfezione, la frase perfetta, la scena perfetta, e in questo modo forzano il romanzo e la naturalezza della narrazione. Non c'è niente di più bello della semplicità. 

6) È importante concentrarsi solo su una frase o un capitolo per volta.
Scrivere continuando a mantenere l'insieme del romanzo può essere un problema e può trasformare la scrittura in un metodo per arrivare al fine della storia, unica parte essenziale e importante. È fondamentale invece dare il giusto significato e il giusto senso ad ogni frase che viene scritta, per non dare così l'idea di averla messa lì solo per arrivare al significato ultimo. Bisogna dare valore anche alle singole parole.   

7) Devi avere un'anima sensibile e una corazza di ferro.
Ci saranno momenti scoraggianti, in cui vedrai altri emergere, altri denigrare il tuo lavoro. Per questo devi indossare una corazza di ferro e lasciare che tutto ti scivoli addosso senza scalfirti. Ma dovrai avere anche un'anima sensibile per scrivere e trasmettere emozioni. Per far ridere o piangere il lettore.   

8) Impara dalle critiche.
Le critiche sono importanti. Sono le uniche che ti permettono di capire se stai sbagliando qualcosa. Esistono critiche costruttive che possono aiutarti a migliorare, a rendere il tuo stile ancora più unico. Non dar peso alle critiche offensive, quelle sono mirate esclusivamente ad abbatterti moralmente. Tieni invece conto di chi, gentilmente, ti mostra alcuni aspetti poco chiari sul tuo romanzo, o alcune parti che per validi motivi non sono piaciute .

9) Prendi tempo.
Neanche Dio creò il mondo in un giorno solo, quindi non obbligarti a finire un libro in un tempo prestabilito. Certo la dedizione e la costanza sono caratteristiche primarie, ma la fretta non è da sottovalutare. Può portarti a fare degli errori che riflettendo avresti evitato. Ci sono momenti, situazioni, che richiedono tempo. 

10) Sii sempre te stesso.
Mentre scrivi, mentre ti confronti con altri scrittori, mentre pubblicizzi la tua opera, sii sempre te stesso. Non cercare di crearti un'immagine diversa per sentirti grande o per dare l'impressione di esserlo. La naturalezza e la spontaneità saranno altri fattori importanti che completeranno la tua figura di scrittore.

Cosa ne pensate? Avete altri suggerimenti da aggiungere? 

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Published on July 22, 2021 03:35

10 cose che uno scrittore deve sapere.



Nel corso della mia esperienza come autrice ho incontrato vari ostacoli che mi hanno portata a fermarmi e a riflettere un attimo su quello che stavo facendo. Scrivere non è semplice, e anche se a volte non sembra neppure complicato, nasconde insidie difficili da individuare. 
Mi sono sempre fatta un mucchio di domande.
Sto scrivendo nel modo giusto? La storia piacerà ai lettori? Descrivo bene quello che voglio trasmettere? E, sostanzialmente, cosa voglio trasmettere?
Informandomi, curiosando su siti, blog letterari e leggendo recensioni a vari romanzi, sono giunta a delle conclusioni personali. La prima in assoluto è che per scrivere un libro è necessario conoscere bene l'italiano e la grammatica. Ma non solo . Ci sono molti altri aspetti che spesso non vengono presi in considerazione durante e dopo la stesura di un romanzo, ma che però possono risultare fondamentali. 

Qui di seguito ho elencato i punti che ritengo veramente importanti se si vuole raggiungere il proprio scopo nella scrittura. 
1) Se mentre scrivi ti annoi, probabilmente i lettori si annoieranno a leggere quello che hai scritto.
Scrivere un libro richiede molta pazienza e determinazione, le soddisfazioni saranno molte ma ci saranno anche momenti in cui descrivere una scena potrà risultare più difficile del previsto. In questi casi, se capita di annoiarci mentre scriviamo, sarà molto probabile che il lettore si annoi leggendo. Ricordiamo: uno scrittore è quello che scrive, quello che vuole trasmettere. Vorresti che i lettori percepiscano lati negativi della storia? Uno degli errori più comuni è quello di aggiungere dettagli e informazioni inutili, solo per "arricchire" o "allungare" il testo. Queste descrizioni forzate sono noiose da scrivere e saranno noiose da leggere. 
2)Leggere.
È importante leggere. Mantiene attivi, attenti, perspicaci. La lettura apre la mente e aiuta l'immaginazione. Quante volte ce lo siamo sentiti ripetete da piccoli, quando andavamo a scuola dalla maestra, e poi a casa da nostra madre? Niente di più vero e utile. Come si può sostenere di amare la scrittura se prima ancora non l'abbiamo amata leggendola? 

3) Fai in modo di emozionarti mentre scrivi.
Le emozioni sono parte integrante della nostra vita. Senza emozioni una persona è vuota, spenta, dunque senza emozioni la tua storia sarà vuota e spenta. 
Provare realmente quello che provano i personaggi è fondamentale per trasmettere bene quello che vogliamo. Per cui non imbarazziamoci se ci viene da piangere o da sorridere mentre scriviamo, è necessario essere capaci di provare queste emozioni se vogliamo scriverle. C'è molto potere in questo.  

4) Scrivi il tipo di libro che vorresti leggere.
Sembra scontato, ma non è così. L'ho messo al quarto punto, ma forse è la prima cosa da dire a uno scrittore: scrivi ciò che vorresti leggere. Non c'è niente di più importante, è inutile intestardirsi di voler scrivere un genere solo perché è di moda, solo perché vende, quando noi stessi siamo i primi a non leggerlo.  
Stessa cosa vale per le descrizioni, per i dialoghi (vedi punto 1).

5) Sii disposto a metterti in gioco, anche se quello che scrivi non è perfetto.
La perfezione non esiste. Ed è un dato di fatto. Molti scrittori arrivano a un punto del libro e si bloccano, cercano la perfezione, la frase perfetta, la scena perfetta, e in questo modo forzano il romanzo e la naturalezza della narrazione. Non c'è niente di più bello della semplicità. 

6) È importante concentrarsi solo su una frase o un capitolo per volta.
Scrivere continuando a mantenere l'insieme del romanzo può essere un problema e può trasformare la scrittura in un metodo per arrivare al fine della storia, unica parte essenziale e importante. È fondamentale invece dare il giusto significato e il giusto senso ad ogni frase che viene scritta, per non dare così l'idea di averla messa lì solo per arrivare al significato ultimo. Bisogna dare valore anche alle singole parole.   

7) Devi avere un'anima sensibile e una corazza di ferro.
Ci saranno momenti scoraggianti, in cui vedrai altri emergere, altri denigrare il tuo lavoro. Per questo devi indossare una corazza di ferro e lasciare che tutto ti scivoli addosso senza scalfirti. Ma dovrai avere anche un'anima sensibile per scrivere e trasmettere emozioni. Per far ridere o piangere il lettore.   

8) Imparare dalle critiche.
Le critiche sono importanti. Sono le uniche che ti permettono di capire se stai sbagliando qualcosa. Esistono critiche costruttive che possono aiutarti a migliorare, a rendere il tuo stile ancora più unico. Non dar peso alle critiche offensive, quelle sono mirate esclusivamente ad abbatterti moralmente. Tieni invece conto di chi, gentilmente, ti mostra alcuni aspetti poco chiari sul tuo romanzo, o alcune parti che per validi motivi non sono piaciute .

9) Prenditi del tempo.
Neanche Dio creò il mondo in un giorno solo, quindi non obbligarti a finire un libro in un tempo prestabilito. Certo la dedizione e la costanza sono caratteristiche primarie, ma la fretta non è da sottovalutare. Può portarti a fare degli errori che riflettendo avresti evitato. Ci sono momenti, situazioni, che richiedono tempo. 

10) Sii sempre te stesso.
Mentre scrivi, mentre ti confronti con altri scrittori, mentre pubblicizzi la tua opera, sii sempre te stesso. Non cercare di crearti un'immagine diversa per sentirti grande o per dare l'impressione di esserlo. La naturalezza e la spontaneità saranno altri fattori importanti che completeranno la tua figura di scrittore.

Cosa ne pensate? Avete altri suggerimenti da aggiungere? 

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Published on July 22, 2021 03:35

July 11, 2019

Questa necessità di esprimere un parere su tutto, di raccontare tutto


I social ci hanno cambiati, inutile dire il contrario. Ad oggi non esiste bambino, adulto o vecchio che non sia iscritto a Facebook, Twitter, Instagram o altro. Basta guardarsi intorno, quando si è in metropolitana, a spasso per le vie del centro o semplicemente seduti al tavolo di un bar a prendere un caffè. I social ci hanno così condizionato la vita che non riusciamo più a fare a meno di loro. Teniamo il telefono sempre a portata di mano come un fumatore tiene il pacchetto di sigarette nella prima tasca della borsa o dei pantaloni assieme all'immancabile accendino. Sono diventati una droga per molti e come una droga hanno i loro effetti collaterali. 
Chi ha in mano un telefonino o si siede dietro lo schermo di un computer si sente in diritto di pubblicare ciò che vuole o di criticare ciò che vuole. Ci siamo arrogati questo diritto usando la scusa: se qualcuno pubblica una foto orrenda deve essere in grado di ricevere le critiche. Ma mai ci siamo posti il dilemma: è giusto criticare? Chi siamo noi per farlo? Giudici? Critici di arte fotografica, di stili di vita, di modi di vestire? Ci hanno rilasciato una laurea in dottorato di giudizio e critica? Se una foto, un vestito o altro non ci piace dobbiamo dirlo per forza? Se abbiamo preso un caffè al bar dobbiamo fotografarci e farlo sapere al mondo intero, sempre per forza? 
Scrive Jane Austen in L'abbazia di Northanger[...] non la disturbavano affatto i commenti e le improvvise esclamazioni della signora Allen il cui ozio mentale e incapacità di riflessione erano tali che, se non parlava mai molto, non poteva nemmeno mai starsene completamente zitta; e allora quando sedeva con il suo lavoro, se perdeva l'ago e le si rompeva il filo, se sentiva una carrozza passare per strada, o vedeva una macchia sul suo vestito, doveva dirlo ad alta voce, che ci fosse o meno qualcuno in grado di risponderle.   
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Published on July 11, 2019 01:48

May 17, 2019

L'amore arriva sempre al momento sbagliato, di Brittainy C. Cherry



TRAMAAshlyn Jennings è una studentessa modello. Ama follemente leggere, soprattutto i drammi di Shakespeare, dentro i quali, spesso, cerca risposte alle domande che la vita le pone. E adesso di punti interrogativi ne ha molti, dato che ha appena perso sua sorella gemella e, come se non fosse abbastanza, sua madre è caduta in una grave depressione. Ashlyn deve andare a vivere con suo padre e la sua nuova famiglia nel Wisconsin. La devasta anche solo l’idea di trascorrere l’ultimo anno di scuola lontana dai compagni di classe, ma non può che fare le valigie. In viaggio verso la sua nuova casa incontra per caso Daniel Daniels, un uomo distrutto. Lui ha subìto due grandi perdite nella sua vita e sta cercando di rimettersi in sesto. Pensa a tutto meno che a trovare l’amore, ma l’incontro con Ashlyn è qualcosa che va oltre le semplici leggi della chimica. Entrambi cercano di dimenticare quello che hanno provato quel giorno, finché non si “scontrano” a scuola, dove essere allieva e professore non facilita affatto le cose…

C'è stato un momento in cui mi sono detta: "Oddio, no! Adesso lui farà lo stronzo incallito, la farà piangere, lei si dispererà ma tornerà tra e sue braccia non appena lui ci riproverà". Invece non è stato così. Fortunatamente non si tratta della solita e noiosa storia del tira e molla, giocando a chi fa di più lo stronzo e chi ha più lacrime da versare. La protagonista non è la solita adolescente viziata, disperata e santerella. È una ragazza sola e ferita, ma non dall'amore. Si sta chiudendo in se stessa a causa della perdita prematura della sorella, una sorella gemella alla quale era incredibilmente legata. Una sorella che però le ha lasciato in ricordo alcune lettere che dovrà aprire solo e quando sarà il momento: prima di andarsene la gemella ha imposto delle regole e lei dovrà seguirle. 
Nei romanzi troviamo sempre il nostro personaggio preferito, beh, qui devo ammettere che ce ne sono molti, a partire da Gabby, la gemella morta prematuramente, che pur non essendoci sarà importante nella storia e la sua impronta non mancherà di commuovervi; poi c'è Ryan che ho amato fin da subito per il suo spirito libero, le sue risate, la sua voglia di vivere e infine Ashlyn stessa, la protagonista, per il suo romanticismo, la forza e la sincerità con cui affronta la vita.Ma la protagonista comunque non sarà sola, perché la sua vita cambierà radicalmente. Dovrà trasferirsi nella casa del padre, con la nuova moglie di lui e i suoi figli. Entrerà in una nuova scuola e conoscerà l'amore e attraverso le frasi e i drammi di Shakespeare imparerà ad aprirsi, ogni giorno sempre un po' di più. 
La scrittura è scorrevole ma niente affatto elementare, e lo stile di questa scrittrice mi è piaciuto veramente molto, ha un tocco originale che non saprei descrivere, e ho apprezzato anche le citazioni a ogni capitolo, come queste che vi riporto qui sotto: 


La morte non fa paura,la morte non è una maledizione.Avrei solo voluto che prendesse me per primo. 
Di due cose soltanto vorrei ti prendessi cura,una è nel mio pettoe l'altra nel tuo.
È bello riuscire a superare un dolore grazie a qualcuno che ti sta a fianco, che non ti abbandona e magari senza dire niente ti stringe a sè, perché a volte non c'è bisogno di dire qualcosa, i gesti e gli sguardi sono così eloquenti che parlano da soli. 
È un libro che si legge in pochi giorni, capace di rapire già dalle prime pagine, entrando in noi con delicatezza, sussurrando, e anche questo l'ho trovato molto piacevole. Non riesco a trovare pecche per questo libro, e forse l'unica pecca (se si può chiamare tale) è la troppa allusione che viene fatta ai drammi shakespeariani (e lo dico da fan di Shakespeare e dei suoi drammi), ma penso che a volte sia un tantino eccessiva. Ma tranquilli, non toglierà niente alla bella atmosfera che si crea nel romanzo e a quello che vi lascerà nel cuore una volta finito di leggerlo, proprio per questo sono pronta a scommettere che lo amerete almeno quanto me. 


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Published on May 17, 2019 16:02

May 16, 2019

Il blocco dello scrittore. Come superarlo.



Chi, nel corso dei mesi e degli anni, non ha avuto a che fare con il "blocco dello scrittore"? Diciamoci la verità: ci siamo passati tutti. Chi invece si sente miracolato non faccia salti di gioia perché presto potrebbe toccare anche a lui. 
Vi siete mai sentiti spaesati? Come se ciò che avevate attorno a voi diventasse improvvisamente estraneo? Come se qualcosa premesse forte sul vostro petto, respingendovi indietro? In altre parole: vi siete mai sentiti bloccati? 
È una sensazione spiacevole, deludente, così amara e distruttiva da diventare un vero e proprio chiodo fisso. 
Ma è proprio questo che ci frega: vedere questa spiacevole sensazione di blocco come qualcosa di negativo e distruttivo, non farà altro che alimentarne la forza. 
Come riuscire, quindi, a non farsi "contagiare" e a non farla diventare un chiodo fisso? 
Il primo passo è analizzare questa sensazione.  

Per quale motivo ci blocchiamo? 
Stavamo andando così bene, la scrittura usciva fluida, senza forzature, tutto scorreva in modo semplice, vi sentivate energici, pieni di vitalità e desiderio di andare oltre, di scrivere un'altra pagina ancora. Poi, a un certo punto, il vuoto. Il nulla. La totale assenza di qualsiasi cosa. 

Che cosa è successo? A un certo punto ci siamo fermati. Sicuramente la colpa è di quella parola che volevo scrivere, ce l'avevo proprio qui, sulla punta della lingua, ma non sono riuscito a ricordarla. Ma sicuramente sono stato distratto, sì, deve essere così, i rumori in casa e giù per la strada mi hanno confuso e adesso non so più andare avanti. Ho troppi pensieri nella mente. Questa notte non ho chiuso occhio.

Che sia colpa di un fattore esterno o più semplicemente della stanchezza, il blocco c'è, e non decide ad andarsene. 

Il temibile blocco dello scrittore non è altro che la perdita (momentanea) della cosiddetta ispirazione. Perché dico questo? Perché personalmente non credo a chi sostiene che per scrivere bastino l'impegno, la costanza, la dedizione, il lavoro duro. In pratica a leggere questi consigli sembra quasi che mettendosi lì, davanti a un computer e invogliandosi a scrivere, il libro uscirà fuori nell'arco di un paio di mesi. Non è così.Come il pittore che dipinge la sua tela perché lo scenario che ha visto lo ha incantato risvegliando in lui la voglia di dipingerlo; lo scrittore si lascerà trasportare dalla storia stessa.
Chi scrive ogni giorno almeno dieci o venti o trenta pagine e segue questa filosofia come un mantra, scriverà con la mente, ma non scriverà mai con il cuore. Un conto è scrivere una storia, un conto è dare vita a un romanzo. Il romanzo va sentito, la storia ci deve prendere e catturare mentre la scriviamo. 
Dovete dare valore a quello che scrivete. Dovete concentrarvi su ogni singola frase, su ogni parola, su ogni suono che evoca. Ogni cosa, nel vostro libro, dovrà essere scelta con cura, dovrà essere spontanea, dovrà avere valore, dovrà EMOZIONARE. 

A tal proposito voglio citare un pensiero di Roberto Benigni:
Innamoratevi!Se non vi innamorate è tutto morto.Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si muove tutto.Dilapidate la gioia, sperperate l’allegria.Siate tristi e taciturni con l’esuberanza.Fate soffiare in faccia alla gente la felicità.Per trasmettere la felicità, bisogna essere felici e per trasmettere il dolore bisogna essere felici.Siate felici. Dovete patire, stare male, soffrire.Non abbiate paura a soffrire. Tutto il mondo soffre.E se non vi riesce, non avete i mezzi, non vi preoccupate, tanto per fare poesia una sola cosa è necessaria: tutto.E non cercate la novità. La novità è la cosa più vecchia che ci sia.E se il verso non vi viene da questa posizione, da questa, da così, buttatevi in terra, mettetevi così.È da distesi che si vede il cielo! Guarda che bellezza, perchè non mi ci sono messo prima?!Cosa guardate? I poeti non guardano, vedono.Fatevi obbedire dalle parole. Se la parola è “muro” e “muro” non vi dà retta, non usatela più per otto anni, così impara! Questa è la bellezza come quei versi là che voglio che rimangano scritti lì per sempre..Forza, cancellate tutto!


Ecco un pensiero con una potenza devastante. Questo da solo dovrebbe bastare a far capire milioni di cose.  Tornando a monte quindi, il mio consiglio, se non riuscite ad andare avanti nella vostra storia, è quello di cambiare prospettiva. Evidentemente quella che state usando sta in qualche modo limitando la vostra fantasia, la vostra concentrazione, facendovi perdere l'ispirazione, facendovi disinnamorare. È necessario in questi casi riprendere la lucidità, fermarsi un attimo, sospendere momentaneamente la scrittura e ritrovare l'equilibrio perduto. 

È da sdraiati che si vede il cielo

Non è una frase buttata lì a caso, tanto per. Ha un senso così profondo e autentico da passare a volte inosservata. Cambiate prospettiva. Se necessario: sdraiatevi. Fate viaggiare la vostra mente, lasciate che sia lei a ricondurvi alla storia, in altre parole: non obbligatevi a scrivere. Non c'è niente che possa essere peggiore dell'obbligarsi a fare qualcosa. Se ci obbligassimo a fare un dolce senza averne voglia, rischieremmo di dimenticare qualche ingrediente o di aggiungere troppo zucchero o di lasciarlo cuocere troppo tempo in forno. Se ci obbligassimo a fare un viaggio, ci annoioeremmo. Se ci obbligassimo ad amare qualcuno il risultato sarebbe catastrofico. Tutto questo vale anche per il romanzo che state scrivendo. Pensate quindi a cosa potrebbe venirne fuori.Avete mai avuto quella sensazione nella quale siete talmente presi che non riuscite a smettere di scrivere? Quando le parole sembrano uscire da sè e voi non siete in grado di fermarle e l'unica cosa che volete quindi fare e proprio questa: scriverle? Quella è l'ispirazione. Quella è la sensazione che dovete avere per tutta la durata del romanzo. Dovete sentire frenesia, dovete mettervi a piangere, a ridere, dovete emozionarvi sul serio, dovete sentire come qualcosa che batte al di là del vostro cuore. Dovete scrivere con il cuore.    



Punti fondamentali per superare il blocco dello scrittore:
Cambiare prospettiva.Uscire, fare qualcosa di diverso. Dare tempo alla mente di assorbire la storia fin dove è stata scritta.Evitare di rileggere in continuazione le ultime pagine e/o capitoli. Se ti sei bloccato è probabile che sia colpa di un capitolo che non funziona, ma per capirlo hai bisogno di vedere la storia con occhi nuovi, in altre parole devi rileggerti solo quando hai la mente a riposo.   Non obbligarti ad andare avanti lo stesso. La storia e lo stile potrebbero risultare forzati. Fai qualcosa che ti piace. Ascoltare musica, passeggiare, cucinare. L'ispirazione si trova anche in pezzi di vita quotidiana.
Questo è il mio modo per uscire dal blocco dello scrittore. 
Altri avranno probabilmente modi diversi dal mio. Alcuni forse funzioneranno meglio. 
Voi che metodo usate? Ne avete uno personale che vi ha aiutato ad evitare ore, giorni di tortura davanti alla pagina bianca? 



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Published on May 16, 2019 14:00

May 15, 2019

Raccontami di un giorno perfetto, di Jennifer Niven



Scrivere questa recensione non è stato affatto facile, praticamente ho pianto quasi dall'inizio del libro fino all'ultima pagina. E ancora adesso se ripenso alla storia mi si inumidiscono gli occhi, colpa forse della mia troppa sensibilità a temi profondi e a storie d'amore magiche, ma questo libro davvero mi ha incantata!Francamente ero un po' scettica riguardo la copertina: devo ammettere che non mi ha affatto colpita; e se non fosse stato per il titolo probabilmente non l'avrei mai letto. Tragico errore! Un libro così non si può non leggere. Raccontami di un giorno perfetto è un'armonia di squilibri incredibile. Un fiume di pensieri gettati lì, come per sbaglio, ma tutti logicamente profondi, collegati tra loro, inquieti. Vorrei proprio che leggeste questa recensione. E chi ancora non l'ha fatto: vada subito in libreria!



TRAMA
È una gelida mattina di gennaio quella in cui Theodore Finch decide di salire sulla torre campanaria della scuola per capire come ci si sente a guardare di sotto. L’ultima cosa che si aspetta però è di trovare qualcun altro lassù, in bilico sul cornicione a sei piani d’altezza. Men che meno Violet Markey, una delle ragazze più popolari del liceo. Eppure Finch e Violet si somigliano più di quanto possano immaginare. Sono due anime fragili: lui lotta da anni con la depressione, lei ha visto morire la sorella in un terribile incidente d’auto. È in quel preciso istante che i due ragazzi provano per la prima volta la vertigine che li legherà nei mesi successivi. I giorni, le settimane in cui un progetto scolastico li porterà alla scoperta dei luoghi più bizzarri e sconosciuti del loro Paese e l’amicizia si trasformerà in un amore travolgente, una drammatica corsa contro il tempo. E alla fine di questa corsa, a rimanere indelebile nella memoria sarà l’incanto di una storia d’amore tra due ragazzi che stanno per diventare adulti. Quel genere d’incanto che solo le giornate perfette sono capaci di regalare.
Dipende, è tutto relativo. Io non direi che è per forza tardi. Anzi, è presto. Siamo agli albori della nostra vita. Agli albori della notte. Agli albori del nuovo anno. Se ci fai caso, ti accorgi che sono più le volte che è presto di quelle in cui è tardi. (Finch)

Tutto sommato non aveva torto Finch con questa frase. Da quando l'ho letta ho iniziato a farci molto più caso, e in effetti le volte in cui è presto sono molte di più di quelle in cui è tardi. Protagonisti del romanzo sono due adolescenti, Finch e Violet, entrambi con molto problemi alle spalle ed entrambi decisi a volerla fare finita, con tutto, soprattutto con la vita. 
Ma il destino ha in serbo di farli incontrare, e sarà proprio dal loro incontro che nascerà una splendida storia d'amore. Mi sono innamorata facilmente di tutti e due i protagonisti. Hanno caratteri dolci e imprevedibili, sono lunatici, a volte infantili, altre volte così magici da rendere la lettura insaziabile. Infatti non finirei mai di leggere questo libro. 
È scritto in modo semplice ma non banale, cosa essenziale in un buon romanzo e inoltre riesce a mescolare ironia e sarcasmo. Anche i dialoghi sono ben scritti. 
Potrei aggiungere un sacco di frasi del romanzo. Frasi sparse, buttate là, che restano. 


Tu sei tutti i colori in uno, nel loro massimo splendore. (Finch)  Tu mi insegni ad amarti. (Finch) 
Per una volta non desidero essere nessun altro se non Theodore Finch, il ragazzo che la frequenta. Lui sa perfettamente cosa significa essere elegante ed euforico, e un centinaio di altre cose: imperfetto, stupido, in parte stronzo, in parte incasinato, in parte fuori di testa, uno che non vuole causare problemi alla gente che ha intorno, ma, soprattutto, a se stesso. Un ragazzo che si sente a proprio agio in questo mondo e nella propria pelle. Ecco il ragazzo che voglio essere. E questo è quello che voglio sia scritto sul mio epitaffio: Il ragazzo che piaceva a Violet Markey.

Il libro l'ho letto tutto d'un fiato. È semplice, ma tratta temi profondi, è ironico e geniale. 
Finale tragico. Tutto il libro intero è commovente e potenzialmente strappalacrime, ma il finale non da scampo a nessuno, tanto è vero che se ci penso mi continuano a cadere delle lacrimuccie. Non avrei mai pensato di poter amare così tanto un libro, ovvio che lo consiglio a chiunque, soprattutto a chi, come me, ama le letture sincere e commoventi. 


Lo sai che la mia vita è cambiata per sempre? Una volta pensavo che fosse cambiata perché eri arrivato tu e mi avevi fatto scoprire l'Indiana, e per farlo, mi avevi costretto ad abbandonare la mia stanza per uscire nel mondo.  Persino quando non peregrinavamo, chiusi nell'armadio a muro della tua camera, mi hai fatto vedere il mondo. (Violet)

Anch'io sono un po' cambiata dopo la lettura di questo romanzo. La storia apre delle porte che non credevo nemmeno esistessero. Trascina il lettore con sé, lo porta ad amare i protagonisti, i temi, le emozioni. È un romanzo che ti fa sentire vivo. 



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Published on May 15, 2019 10:59

May 14, 2019

10 cose che uno scrittore deve sapere



Nel corso della mia esperienza come autrice ho incontrato vari ostacoli che mi hanno portata a fermarmi e a riflettere un attimo su quello che stavo facendo. Scrivere non è semplice, e anche se a volte non sembra neppure complicato, nasconde insidie difficili da individuare. 
Mi sono sempre fatta un mucchio di domande.
Sto scrivendo nel modo giusto? La storia piacerà ai lettori? Descrivo bene quello che voglio trasmettere? E, sostanzialmente, cosa voglio trasmettere?
Informandomi, curiosando su siti, blog letterari e leggendo recensioni a vari romanzi, sono giunta a delle conclusioni personali. La prima in assoluto è che per scrivere un libro è necessario conoscere bene l'italiano e la grammatica . Ma non solo. Ci sono molti altri aspetti che spesso non vengono presi in considerazione durante e dopo la stesura di un romanzo, ma che però possono risultare fondamentali. 

Qui di seguito ho elencato i punti che ritengo veramente importanti se si vuole raggiungere il proprio scopo nella scrittura. 
1) Se mentre scrivi ti annoi, probabilmente i lettori si annoieranno a leggere quello che hai scritto.
Scrivere un libro richiede molta pazienza e determinazione, le soddisfazioni saranno molte ma ci saranno anche momenti in cui descrivere una scena potrà risultare più difficile del previsto. In questi casi, se capita di annoiarci mentre scriviamo, sarà molto probabile che il lettore si annoi leggendo. Ricordiamo: uno scrittore è quello che scrive, quello che vuole trasmettere. Vorresti che i lettori percepiscano lati negativi della storia? Uno degli errori più comuni è quello di aggiungere dettagli e informazioni inutili, solo per "arricchire" o "allungare" il testo. Queste descrizioni forzate sono noiose da scrivere e saranno noiose da leggere. 
2)Leggere.
È importante leggere. Mantiene attivi, attenti, perspicaci. La lettura apre la mente e aiuta l'immaginazione. Quante volte ce lo siamo sentiti ripetete da piccoli, quando andavamo a scuola dalla maestra, e poi a casa da nostra madre? Niente di più vero e utile. Come si può sostenere di amare la scrittura se prima ancora non l'abbiamo amata leggendola? 

3) Fai in modo di emozionarti mentre scrivi.
Le emozioni sono parte integrante della nostra vita. Senza emozioni una persona è vuota, spenta, dunque senza emozioni la tua storia sarà vuota e spenta. 
Provare realmente quello che provano i personaggi è fondamentale per trasmettere bene quello che vogliamo. Per cui non imbarazziamoci se ci viene da piangere o da sorridere mentre scriviamo, è necessario essere capaci di provare queste emozioni se vogliamo scriverle. C'è molto potere in questo.  

4) Scrivi il tipo di libro che vorresti leggere.
Sembra scontato, ma non è così. L'ho messo al quarto punto, ma forse è la prima cosa da dire a uno scrittore: scrivi ciò che vorresti leggere. Non c'è niente di più importante, è inutile intestardirsi di voler scrivere un genere solo perché è di moda, solo perché vende, quando noi stessi siamo i primi a non leggerlo.  
Stessa cosa vale per le descrizioni, per i dialoghi (vedi punto 1).

5) Sii disposto a metterti in gioco, anche se quello che scrivi non è perfetto.
La perfezione non esiste. Ed è un dato di fatto. Molti scrittori arrivano a un punto del libro e si bloccano, cercano la perfezione, la frase perfetta, la scena perfetta, e in questo modo forzano il romanzo e la naturalezza della narrazione. Non c'è niente di più bello della semplicità. 

6) È importante concentrarsi solo su una frase o un capitolo per volta.
Scrivere continuando a mantenere l'insieme del romanzo può essere un problema e può trasformare la scrittura in un metodo per arrivare al fine della storia, unica parte essenziale e importante. È fondamentale invece dare il giusto significato e il giusto senso ad ogni frase che viene scritta, per non dare così l'idea di averla messa lì solo per arrivare al significato ultimo. Bisogna dare valore anche alle singole parole.   

7) Devi essere capace di avere un'anima fragile e una corazza di ferro.
Ci saranno momenti scoraggianti, in cui vedrai altri emergere, altri denigrare il tuo lavoro. Per questo devi indossare una corazza di ferro e lasciare che tutto ti scivoli addosso senza scalfirti. Ma dovrai avere anche un'anima fragile per scrivere e trasmettere emozioni. Per far ridere o piangere il lettore.   

8) Imparare dalle critiche.
Le critiche sono importanti . Sono le uniche che ti permettono di capire se stai sbagliando qualcosa. Esistono critiche costruttive che possono aiutarti a migliorare, a rendere il tuo stile ancora più unico. Non dar peso alle critiche offensive, quelle sono mirate esclusivamente ad abbatterti moralmente. Tieni invece conto di chi, gentilmente, ti mostra alcuni aspetti poco chiari sul tuo romanzo, o alcune parti che per validi motivi non sono piaciute .

9) Prenditi del tempo.
Neanche Dio creò il mondo in un giorno solo, quindi non obbligarti a finire un libro in un tempo prestabilito. Certo la dedizione e la costanza sono caratteristiche primarie, ma la fretta non è da sottovalutare. Può portarti a fare degli errori che riflettendo avresti evitato. Ci sono momenti, situazioni, che richiedono tempo. 

10) Sii sempre te stesso.
Mentre scrivi, mentre ti confronti con altri scrittori, mentre pubblicizzi la tua opera, sii sempre te stesso. Non cercare di crearti un'immagine diversa per sentirti grande o per dare l'impressione di esserlo. La naturalezza e la spontaneità saranno altri fattori importanti che completeranno la tua figura di scrittore. 



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Published on May 14, 2019 03:35

Punto e a capo. Un blog. Uno stile di vita.






Sembra proprio che la vita sia costellata di piccoli traguardi e lotte, gioie e dolori continui, al raggiungimento dei quali c'è solo una cosa da fare: andare punto e a capo.Così, come forse la vostra, la mia vita non ha ancora trovato uno scopo ben preciso, ma nel frattempo ha raggiunto così tanti obiettivi che ogni tanto sembra d'obbligo intoppare in qualcosa o qualcuno e dover voltare pagina. Vi è mai capitato di chiedervi se state facendo la cosa giusta? Ecco questo può essere un punto di partenza. Un porto dal quale salpare, la spinta che aspettavate. Perché cambiare non è un errore. Avere la forza di voltare pagina e finalmente iniziare un nuovo capitolo della vostra vita non potrà altro che farvi bene.

Eccomi qui, dunque, a scrivere il mio primo post totalmente personale e a dare un nuovo volto al mio blog che ormai stava dormendo da parecchi mesi. 
Vorrei presentarmi come fanno molti altri blogger, elencando interessi, lavoro, motivi che li hanno spinti ad aprire un blog. Ecco, io invece voglio tornare un po' indietro nel tempo, a un fatto che mi ha cambiata completamente, che mi ha stravolto la vita senza lasciarmi il tempo di capire. Ho avuto bisogno di anni per riprendermi e tornare ad essere quella che ero.

Trenta anni, sei mesi e un giorno. Per chi se lo stesse chiedendo non si tratta di una ricorrenza particolare o di un complicato calcolo astronomico. Più semplicemente si tratta solo della mia età. Ventiquattro anni e sette mesi sono invece gli anni che avevo quando me ne andai di casa. 
  Fu così che mi ritrovai davanti al portone di casa dei miei nonni, con ai piedi la mia valigia rossa e in mano le chiavi della macchina. E così, di punto in bianco, la mia vita era cambiata, si era letteralmente capovolta e per un momento quel portone mi sembrò gigantesco e invalicabile. Me ne ero andata di casa e sapevo che stavolta sarebbe stato per sempre. Sarei potuta tornare indietro. Ma sarebbe stato troppo semplice per loro e troppo complicato per me. Quello che desideravo, in fondo, era soltanto la libertà di poter scegliere. E così, in quell'afoso pomeriggio di inizio estate, come una normale ventiquattrenne in jeans e maglietta, entrai in casa dei miei nonni dando così inizio alla mia nuova vita.



La camera era posta ad ovest della casa coloniale e aveva la finestra rivolta a nord. Depositai la valigia sul letto e mi affaccia ascoltando il canto incessante delle cicale. Quella era proprio una bella estate, calda e torrida, dove però l'afa non è poi così opprimente. Nel cortile sottostante l'erba era cresciuta rigogliosa, mentre sul lato sinistro della strada si stagliano maestosi cipressi centenari. Da lì avrei potuto vedere chi arrivava.Decisi di disfare subito la valigia e iniziare a riporre le mie cose nell'armadio. Mia nonna entrò in camera chiedendomi se avessi bisogno di aiuto e lasciando sulla poltrona accanto al letto una pila di lenzuola pulite. Sapevo che in qualsiasi istante avrei potuto contare su di lei. Perché lei ci sarebbe stata, qualsiasi cosa fosse successa.Dalla valigia presi l'album delle foto dei miei disegni e iniziai a sfogliarlo. Sentivo la brezza del pomeriggio entrare dalla finestra aperta. Avrei dovuto mettere delle tendine alla finestra. Rovistai nell'armadio dove mia nonna teneva un sacco di cose vecchie e ormai in disuso e lì trovai tantissime stoffe colorate. Scelsi due tendine arancioni e una centrale bianca. Ecco: adesso avevo le tendine alla finestra. Ebbi l'impressione di essere la figlia di un ricco mercante sempre troppo impegnato nel suo lavoro all'estero per far ritorno a casa. Ma come tutte le impressioni svanì subito. Tornai a sedermi sul letto matrimoniale in ferro battuto di un color verdolino. Anche l'immenso armadio era dello stesso colore. Il comò invece aveva il ripiano in marmo e uno specchio graffiato e un po' rovinato dal tempo. Provai a ripulirlo dalle chiazze che sembravano ruggine agli angoli della superficie, ma non vennero via. Un po' come le ferite dell'anima, pensai, devi solo imparare a conviverci.


C'è aria di primavera. Vorrei restarmene fuori sdraiata nel fienile fino a tempo immemore.Sto bene. So che sto bene. Eppure è come se non lo sapessi e continuare a ripeterlo non rende la cosa più vera. È come se d'un tratto tutte le certezze del mondo crollassero all'improvviso e io mi trovassi lì in mezzo, improvvisamente, senza capire come ci sia arrivata.Mi convinco del fatto che sto intraprendendo un percorso di rinascita e crescita personale, cerco di imprimermi bene nella mente che ce la sto facendo, che in fondo è come un regalo che mi faccio, anche quando tutti i tentativi sembrano vani, sto vivendo.Quando penso alla vita penso a mio nonno. Le sue storie erano vecchie, proprio come lo era lui, profumavano di grano e paglia, di vino e di risate; erano rumorose perché c'erano bombe e fucili, c'erano aerei che volavano bassi e c'erano carrozze di treni che volavano sulle case e frantumavano i tetti; stranieri che urlavano una lingua cattiva. Era un uomo semplice, mio nonno, che ha visto la gente ammazzarsi, che ha raccolto amici ammazzati, che è fuggito: perché quella non era e non voleva che fosse la sua vita. Mio nonno mi ha raccontato tutto questo. Mi ha raccontato anche di quando mandava il carro trainato dalle bestie per coltivare i campi; di quando qualcuno si sentiva male e il dottore era lontanoe allora, sempre con lo stesso carro e sempre con le stesse bestie, andava a prendere il dottore, anche se pioveva ed era freddo. Mi ha raccontato della pioggia e del vento. Mi ha raccontato del giorno in cui sono nata. Mi ha raccontato tutto questo e tanto altro ancora. E adesso vorrei che fosse ancora qui a raccontarmi ancora di lui...

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Published on May 14, 2019 03:27