Carragh Sheridan
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in Italy
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Edith Wharton, Emily Brontë, Jean Webster
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March 2017
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https://www.goodreads.com/carraghsheridanwriter
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“Stavano giocando con il fuoco. Si sarebbero scottati entrambi, ma lei sapeva che rischiava di avere la peggio.
Era troppo fragile, troppo insicura e troppo innamorata per non soffrire di un gioco stupido come quello che Ben stava facendo.
«Hai detto che non mi avresti nemmeno sfiorato» sussurrò sostenendo il suo sguardo e negli occhi chiari di lui lesse un abisso di desiderio e passione che la spaventarono.
Lui non distoglieva gli occhi da quelli di lei ma sorrise. Mosse la mano in modo che non scivolò fuori da quella di Sarah ma le loro dita si intrecciarono e fu lui a stringere.
«A meno che sia tu a chiedermelo» sussurrò poi.
«Non te lo sto chiedendo» disse Sarah con voce rotta.
Era confusa ed eccitata.
Non poteva negarlo a stessa, ma non intendeva mostrare il fianco a lui diventando facile preda.
«Non ancora» disse di nuovo lui con voce impercettibile e lo sguardo incupito dal desiderio represso.”
― Baci e bugie sotto il vischio
Era troppo fragile, troppo insicura e troppo innamorata per non soffrire di un gioco stupido come quello che Ben stava facendo.
«Hai detto che non mi avresti nemmeno sfiorato» sussurrò sostenendo il suo sguardo e negli occhi chiari di lui lesse un abisso di desiderio e passione che la spaventarono.
Lui non distoglieva gli occhi da quelli di lei ma sorrise. Mosse la mano in modo che non scivolò fuori da quella di Sarah ma le loro dita si intrecciarono e fu lui a stringere.
«A meno che sia tu a chiedermelo» sussurrò poi.
«Non te lo sto chiedendo» disse Sarah con voce rotta.
Era confusa ed eccitata.
Non poteva negarlo a stessa, ma non intendeva mostrare il fianco a lui diventando facile preda.
«Non ancora» disse di nuovo lui con voce impercettibile e lo sguardo incupito dal desiderio represso.”
― Baci e bugie sotto il vischio
“Victoria sighed deeply as the clock tower bell chimed midnight.
Light snowflakes, almost weightless, began drifting down from the sky. Tiny, white butterflies danced in the wind among the bare trees.
The two young people turned their eyes up towards the dark sky.
"The fairies are weeping," she whispered.
"What?" asked Ted, looking back at her.
Victoria turned her grey eyes back at him and smiled.
"In the lands of the north they say that when snowflakes fall at midnight, they are the tears of fairies falling on the ground. The fairies are weeping.”
― The Fairies are weeping
Light snowflakes, almost weightless, began drifting down from the sky. Tiny, white butterflies danced in the wind among the bare trees.
The two young people turned their eyes up towards the dark sky.
"The fairies are weeping," she whispered.
"What?" asked Ted, looking back at her.
Victoria turned her grey eyes back at him and smiled.
"In the lands of the north they say that when snowflakes fall at midnight, they are the tears of fairies falling on the ground. The fairies are weeping.”
― The Fairies are weeping
“Parigi. Nessuno ti assomiglia.
Dopo una settimana la pioggia aveva lasciato il posto a un pallido sole che faceva sperare nel tanto atteso arrivo della primavera.
Amélie si affacciò alla porta del laboratorio dove Gérard stava lavorando chino sul suo tavolo.
«Dimmi Amélie» disse lui senza alzare gli occhi dal gioiello che aveva davanti.
«Sono le sette, se per te va bene io andrei a casa» disse la ragazza.
«Aspetta» la fermò lui, facendole segno con la mano di avvicinarsi.
Poi si alzò dalla sedia e cominciò a srotolare le maniche della camicia candida.
Amélie si avvicinò per osservare, appoggiato al tavolo, un meraviglioso collier d’oro bianco.
Era una fascia larga e piatta, completamente liscia, sulla quale erano stati incastonati una serie di zaffiri alternati a piccoli diamanti che andavano a formare un disegno geometrico elegante e luminoso.
«È bellissima – sorrise lei senza toccarla – è per la cantante lirica che hai visto il mese scorso?».
Lui annuì allacciandosi i gemelli ai polsini della camicia.
«Mi fai un favore prima di uscire?» chiese poi.
Lei lo guardò accendere un paio di luci più intense, che solitamente teneva spente durante il lavoro al tavolo, prima di raccogliere con delicatezza il collier.
«Ho bisogno di vedere come sta indossato» disse avvicinandosi.
Lei sorrise sollevandosi i lunghi capelli sciolti con una mano mentre Gérard appoggiava la collana intorno al suo collo.
Le dita di lui sfiorarono la pelle morbida agganciando il fermo.
Inspirò il profumo della sua pelle tanto vicina, un profumo di vaniglia che riempì i sensi di lui.
«La cliente mi assomiglia?» chiese Amélie inclinando la testa da un lato.
Un gesto che evidenziò la luminosità dei suoi occhi che lo fissavano innocenti e cristallini.
«No» si limitò a dire l’uomo con la sensazione che l’aria diminuisse.
Nessuno ti assomiglia pensò.”
―
Dopo una settimana la pioggia aveva lasciato il posto a un pallido sole che faceva sperare nel tanto atteso arrivo della primavera.
Amélie si affacciò alla porta del laboratorio dove Gérard stava lavorando chino sul suo tavolo.
«Dimmi Amélie» disse lui senza alzare gli occhi dal gioiello che aveva davanti.
«Sono le sette, se per te va bene io andrei a casa» disse la ragazza.
«Aspetta» la fermò lui, facendole segno con la mano di avvicinarsi.
Poi si alzò dalla sedia e cominciò a srotolare le maniche della camicia candida.
Amélie si avvicinò per osservare, appoggiato al tavolo, un meraviglioso collier d’oro bianco.
Era una fascia larga e piatta, completamente liscia, sulla quale erano stati incastonati una serie di zaffiri alternati a piccoli diamanti che andavano a formare un disegno geometrico elegante e luminoso.
«È bellissima – sorrise lei senza toccarla – è per la cantante lirica che hai visto il mese scorso?».
Lui annuì allacciandosi i gemelli ai polsini della camicia.
«Mi fai un favore prima di uscire?» chiese poi.
Lei lo guardò accendere un paio di luci più intense, che solitamente teneva spente durante il lavoro al tavolo, prima di raccogliere con delicatezza il collier.
«Ho bisogno di vedere come sta indossato» disse avvicinandosi.
Lei sorrise sollevandosi i lunghi capelli sciolti con una mano mentre Gérard appoggiava la collana intorno al suo collo.
Le dita di lui sfiorarono la pelle morbida agganciando il fermo.
Inspirò il profumo della sua pelle tanto vicina, un profumo di vaniglia che riempì i sensi di lui.
«La cliente mi assomiglia?» chiese Amélie inclinando la testa da un lato.
Un gesto che evidenziò la luminosità dei suoi occhi che lo fissavano innocenti e cristallini.
«No» si limitò a dire l’uomo con la sensazione che l’aria diminuisse.
Nessuno ti assomiglia pensò.”
―
“Il corridoio del secondo piano del padiglione di storia era deserto.
Il rumore dei tacchi della donna risuonava rimbombando da una parete all’altra e riempiendo il silenzio.
I passi cadenzati scandirono il loro ritmo fino alla fine del corridoio.
La donna osservò la porta di legno scuro dove si leggeva il nome del professor Benjamin Bessòn.
Si guardò intorno.
Il pavimento del lungo corridoio di marmo rosso era illuminato dal sole del tardo pomeriggio.
Le lame di luce calda di quel giorno di primavera fendevano le vetrate a piombo che riempivano le alte finestre.
C’era odore di antico, di libri, di cultura e di conversazioni spese, disperse e coltivate tra quelle mura.
Accanto alla porta dell’ufficio del professor Bessòn era stata sistemata, lungo la parete, una panca in legno.
La donna si lisciò la gonna del completo e si sbottonò la giacca.
Tentò di ravviarsi i capelli che non volevano rimanere in ordine.
Sfilò e infilò nuovamente un paio di forcine nella crocchia sulla nuca.
Il frusciare dei suoi abiti sembrava stracciare quel silenzio sacro che saturava l’ambiente.
Si sedette e si lasciò avvolgere da quell’ambiente immerso in un’atmosfera che sembrava trasportare lontano anni luce dalla frenesia e dal caos della città al di fuori.
Attese.”
― Benjamin Bessòn. Alla ricerca del Tesoro dei Catari
Il rumore dei tacchi della donna risuonava rimbombando da una parete all’altra e riempiendo il silenzio.
I passi cadenzati scandirono il loro ritmo fino alla fine del corridoio.
La donna osservò la porta di legno scuro dove si leggeva il nome del professor Benjamin Bessòn.
Si guardò intorno.
Il pavimento del lungo corridoio di marmo rosso era illuminato dal sole del tardo pomeriggio.
Le lame di luce calda di quel giorno di primavera fendevano le vetrate a piombo che riempivano le alte finestre.
C’era odore di antico, di libri, di cultura e di conversazioni spese, disperse e coltivate tra quelle mura.
Accanto alla porta dell’ufficio del professor Bessòn era stata sistemata, lungo la parete, una panca in legno.
La donna si lisciò la gonna del completo e si sbottonò la giacca.
Tentò di ravviarsi i capelli che non volevano rimanere in ordine.
Sfilò e infilò nuovamente un paio di forcine nella crocchia sulla nuca.
Il frusciare dei suoi abiti sembrava stracciare quel silenzio sacro che saturava l’ambiente.
Si sedette e si lasciò avvolgere da quell’ambiente immerso in un’atmosfera che sembrava trasportare lontano anni luce dalla frenesia e dal caos della città al di fuori.
Attese.”
― Benjamin Bessòn. Alla ricerca del Tesoro dei Catari
“«Io non ho mai fatto intendere nulla a miss Harrison – sussurrò contro la sua pelle – l'ho sempre rifiutata come avete visto voi stessa».
«Forse vi devo anche ricordare che nel nostro accordo c'è la libertà di non essere fedeli l'uno all'altra?» disse ancora la donna.
Ma la sua voce era roca, disturbata dal calore del corpo di Roderick e dal suo profumo.
«E io non intendo avvalermi di tale clausola» confermò lui con voce rotta.
«Perché non dovreste farlo?».
Scese un silenzio denso durante il quale le braccia forti del conte Chesterton non la lasciarono libera e le sue labbra cominciarono a baciare le sue spalle nude per poi salire verso il collo e arrivare all'orecchio.
«Perché sono innamorato di te» soffiò pianissimo.
Elinor percepì il calore del suo respiro dolce e fu invasa dal suo profumo e dalla confusione.
«Perché l'unica donna che mi accende i sensi – riprese lui – l'unica donna che voglio nella mia vita e nel mio letto sei tu, le altre non riesco nemmeno più a vederle».
Elinor sentì che presto avrebbe ceduto al pianto.
La confusione che stava straziando la sua anima stava diventando insopportabile.
Avrebbe voluto dirgli che anche lei era innamorata di lui, che lui era l'unico che occupava i suoi pensieri e le sue fantasie ma sapeva che se voleva mantenere fede a se stessa e provare a diventare la persona che aveva sempre desiderato diventare avrebbe dovuto lasciarlo, partire per Parigi, andare lontano da lui.
La lontananza avrebbe procurato uno strappo tra di loro che sarebbe stato forse impossibile ricucire, anche se si fossero impegnati a mantenere un contatto attraverso il debole filo di un rapporto epistolare.
Le lettere, però, erano solamente parole scritte su un pezzo di carta.
Roderick Chesterton aveva chiaramente dichiarato di non essere incline a comunicare attraverso missive e lei sapeva che il motivo era il fatto che le parole, seppur scritte, non potevano compensare la presenza fisica di una persona, non potevano compensare il contatto di due corpi, i baci o gli abbracci, non potevano rendere forti le fondamenta di una relazione.
Quelle stesse parole con il tempo sarebbero diventate solo simboli svuotati del loro stesso significato.
In quel momento lui avrebbe sentito il bisogno di cercare il calore di un'altra donna, di un'altra relazione, sarebbe stato in quel momento che lo avrebbe perso definitivamente, senza possibilità di recupero.
Le labbra del conte raggiunsero le sue baciandole con passione.
Il sapore di crema della bocca di lei si mischiò ai baci bollenti e intensi che lui non interrompeva, mentre le sue braccia stringevano il corpo di Elinor quasi soffocandola.
«Io amo te – concluse l'uomo con voce rotta senza smettere di baciarla – io voglio solo te».”
― Fin de Siècle. Dove prendono casa gli Angeli
«Forse vi devo anche ricordare che nel nostro accordo c'è la libertà di non essere fedeli l'uno all'altra?» disse ancora la donna.
Ma la sua voce era roca, disturbata dal calore del corpo di Roderick e dal suo profumo.
«E io non intendo avvalermi di tale clausola» confermò lui con voce rotta.
«Perché non dovreste farlo?».
Scese un silenzio denso durante il quale le braccia forti del conte Chesterton non la lasciarono libera e le sue labbra cominciarono a baciare le sue spalle nude per poi salire verso il collo e arrivare all'orecchio.
«Perché sono innamorato di te» soffiò pianissimo.
Elinor percepì il calore del suo respiro dolce e fu invasa dal suo profumo e dalla confusione.
«Perché l'unica donna che mi accende i sensi – riprese lui – l'unica donna che voglio nella mia vita e nel mio letto sei tu, le altre non riesco nemmeno più a vederle».
Elinor sentì che presto avrebbe ceduto al pianto.
La confusione che stava straziando la sua anima stava diventando insopportabile.
Avrebbe voluto dirgli che anche lei era innamorata di lui, che lui era l'unico che occupava i suoi pensieri e le sue fantasie ma sapeva che se voleva mantenere fede a se stessa e provare a diventare la persona che aveva sempre desiderato diventare avrebbe dovuto lasciarlo, partire per Parigi, andare lontano da lui.
La lontananza avrebbe procurato uno strappo tra di loro che sarebbe stato forse impossibile ricucire, anche se si fossero impegnati a mantenere un contatto attraverso il debole filo di un rapporto epistolare.
Le lettere, però, erano solamente parole scritte su un pezzo di carta.
Roderick Chesterton aveva chiaramente dichiarato di non essere incline a comunicare attraverso missive e lei sapeva che il motivo era il fatto che le parole, seppur scritte, non potevano compensare la presenza fisica di una persona, non potevano compensare il contatto di due corpi, i baci o gli abbracci, non potevano rendere forti le fondamenta di una relazione.
Quelle stesse parole con il tempo sarebbero diventate solo simboli svuotati del loro stesso significato.
In quel momento lui avrebbe sentito il bisogno di cercare il calore di un'altra donna, di un'altra relazione, sarebbe stato in quel momento che lo avrebbe perso definitivamente, senza possibilità di recupero.
Le labbra del conte raggiunsero le sue baciandole con passione.
Il sapore di crema della bocca di lei si mischiò ai baci bollenti e intensi che lui non interrompeva, mentre le sue braccia stringevano il corpo di Elinor quasi soffocandola.
«Io amo te – concluse l'uomo con voce rotta senza smettere di baciarla – io voglio solo te».”
― Fin de Siècle. Dove prendono casa gli Angeli
“Non allontanò le labbra dalla bocca di lei.
«Accetto anche l'inferno – disse piano con voce rotta – sono disposto a qualsiasi sacrificio pur di averti ancora nella mia vita».
Sapeva che la stava perdendo, lei era troppo corretta e onesta per vivere nell'inganno o nella menzogna, ma James non era più in grado di controllare i propri sentimenti ed era in balia di quel dolore che lo stava dilaniando.
Affondò il viso nel collo di lei lasciandosi avvolgere dal suo profumo, dal calore di quel corpo disperatamente desiderato.
«Ci faremmo solamente del male – disse Theresa sofferente – è troppo tardi per noi».
«Sposami Theresa» disse James pianissimo in un ultimo disperato tentativo.
«Non posso» sussurrò lei con voce impercettibile mentre scivolava fuori dal suo abbraccio.
James percepì un freddo intenso fuori dalle sue braccia, il freddo di un addio.”
― Fin de Siècle. Passione proibita
«Accetto anche l'inferno – disse piano con voce rotta – sono disposto a qualsiasi sacrificio pur di averti ancora nella mia vita».
Sapeva che la stava perdendo, lei era troppo corretta e onesta per vivere nell'inganno o nella menzogna, ma James non era più in grado di controllare i propri sentimenti ed era in balia di quel dolore che lo stava dilaniando.
Affondò il viso nel collo di lei lasciandosi avvolgere dal suo profumo, dal calore di quel corpo disperatamente desiderato.
«Ci faremmo solamente del male – disse Theresa sofferente – è troppo tardi per noi».
«Sposami Theresa» disse James pianissimo in un ultimo disperato tentativo.
«Non posso» sussurrò lei con voce impercettibile mentre scivolava fuori dal suo abbraccio.
James percepì un freddo intenso fuori dalle sue braccia, il freddo di un addio.”
― Fin de Siècle. Passione proibita
“Ma quello a cui non poté sottrarsi era l'attrazione che i suoi occhi esercitavano su di lui. Li aveva incrociati per un istante che gli parve eterno. Due meravigliosi laghi azzurri, dove si aveva l'impressione di annegare. Profondi come il mare e trasparenti come una cielo terso di primavera. Due occhi dai quali non sembrava in grado di staccarsi e non lo avrebbe fatto se non fosse stata lei a distogliere lo sguardo per prima.
La vide concentrarsi su Eliza e Virginia per poter essere loro utile al meglio. Lui si sentì tagliato fuori da quello scampolo di esistenza.
Anche se, per la prima volta nella sua vita, sarebbe stato disposto a sopportare stoicamente la tediosa procedura femminile della scelta dei modelli e dei tessuti per la realizzazione di un guardaroba se gli fosse stato possibile restare.
Si riscosse e uscì dalla stanza.”
― Fin de Siècle. Amore proibito
La vide concentrarsi su Eliza e Virginia per poter essere loro utile al meglio. Lui si sentì tagliato fuori da quello scampolo di esistenza.
Anche se, per la prima volta nella sua vita, sarebbe stato disposto a sopportare stoicamente la tediosa procedura femminile della scelta dei modelli e dei tessuti per la realizzazione di un guardaroba se gli fosse stato possibile restare.
Si riscosse e uscì dalla stanza.”
― Fin de Siècle. Amore proibito
“Vorrei sapere se ci incontreremo e quando. Se ci incontreremo troppo tardi o appena in tempo o ci incontreremo ma non riusciremo neanche a capire che eravamo noi e quanto eravamo importanti l'uno per l'altra.”
― Arcodamore
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Hi, Charlotte, thanks for your comment. Sorry for my English but I'm italian, I write in English but not very well, I hope my message is understandable. About your question I say that I love to read and write but in fact I do not have a favourite book. See you soon and have a good week, Carragh