Emanuela Navone's Blog
September 16, 2025
Volevo essere editor…
Trova il lavoro che ami e non lavorerai nemmeno un giorno della tua vita, dicevano.
Vivi libero da vincoli e diventa imprenditore di te stesso!, dicevano.
Con soli 10K puoi generare entrate passive e… ah, no, questo non c’entra.
Volevo essere editor: una rubrica per chi ha pelo.
Leggi le puntate precedenti qui e qui.
IndiceScena numero 11: password galoreScena numero 12: impaginazione falla tuScena numero 13: avvocati sempre fedeliScena numero 14: editori esausti[image error]Pexels.com","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"close up of human hand","orientation":"0"}" data-image-title="pexels-photo-256514" data-image-description="" data-image-caption="Photo by Pixabay on Pexels.com
" data-medium-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." data-large-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." data-id="9036" src="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." alt="close up of human hand" class="wp-image-9036" srcset="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1024w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 300w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 768w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1536w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1869w" sizes="(max-width: 1000px) 100vw, 1000px" />Photo by Pixabay on Pexels.comScena numero 11: password galoreOkay, mi hai dato le coordinate per il tuo account su kappadippì, come da accordi, e ti ho aiutato a pubblicare il libro. Per farlo, giocoforza, ho dovuto accedere al tuo account.
Grazissime e non ti preoccupare della password, tanto cosa vuoi rubarmi che venderò manco due copie!
Sì, ma per essere sicuri, ripeto che ho fatto l’accesso al tuo account e ti ho avvisato. Se devo fare altri accessi per modifiche, sarà mia premura contattarti.
Ma no staiserena!
Giorni dopo…
Non riesco più ad accedere al mio account! Ne sai qualcosa (??!?!?!?!?!?)
Veramente no. Come ti dicevo, non più fatto l’accesso al tuo account…
No-no, ma non intendevo quello…
No, infatti. Che date a fare le password se poi avete paura? Come ripeto alla qualunque: cambiatele dopo che ho lavorato! Cam-bia-te-le!
Scena numero 12: impaginazione falla tuEcco, ti mando il mio testo. Voglio che lo formatti con font x, corpo y, rientri z e interlinea w.
Bueno. Ecco qui: se qualcosa non va, scrivimi.
Contatto successivo. Ho trovato millemila errori che non puoi immaginare una cosa del genere è impubblicabile rivoglio li sordi.
Guarda, ho seguito pedissequamente le tue direttive, ma con una call ci mettiamo lì e sistemiamo ogni cosa.
Ormai me sun arrangiao. Sai tu come comportarti.
Trovare un punto d’incontro no, eh?
Scena numero 13: avvocati sempre fedeliCiao, cara. Come stai? Come va il lavoro? Hai trascorso buone vacanze? Io sono stato a Pincopallo e ho visitato Pirripippì…
Carissimo… buonasera. Tutto bene. Stiamo lavorando al tuo testo e uscirà tra un mese.
Bene! Mi fa piacere, però devo informarti che se non pubblicherete il testo entro ieri vi farò contattare dai miei avvocati e vedremo chi vincerà!
[occhi sgranati] Ma è dottor Jekyll e mister Hyde?
Scena numero 14: editori esaustiBuongiorno ho visionato il testo dopo il vostro editing e sono oltremodo deluso perché ho notato una sovrabbondanza a mio avviso insensata di punteggiatura.
Si chiamano virgole, punti e virgole e doppi punti: servono per fare scorrere il testo…
Sì ma a me non interessa. Non voglio tutta questa punteggiatura.
D’accordo, rivediamo insieme cosa non va.
No io con voi non ci parlo più. Siete arroganti e prepotenti mi avete letteralmente stravolto il libro!
Era un punto e virgola al posto di una virgola…

Emanuela Navone
Scrive quando ne ha voglia (cioè mai), edita sempre circondata da bestie pelose e sta meditando di andare a vivere nel nulla.
September 9, 2025
Editor e scrittore a confronto
Scrivere un libro è un atto solitario, ma la strada verso la pubblicazione non lo è mai… del tutto.
Prima di arrivare ai lettori, ogni manoscritto dovrebbe passare per le mani di un editor, figura che può diventare alleata preziosa… o, in alcuni casi, fonte di conflitti.
Il rapporto scrittore–editor è infatti delicato e complesso, e funziona davvero solo se entrambe le parti lo intendono come una collaborazione e non come una battaglia di ego.
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Ti sento già obiettare: eh, ma io col mio editor mi sono trovato male.
Anche mia madre col cardiologo. Ma di cardiologi ce ne sono tanti, come ci sono tanti editor. Basta trovare quello più affine.
Uno dei primi vantaggi è lo sguardo esterno: lo scrittore, immerso nel proprio testo, spesso non riesce più a vedere incoerenze, ripetizioni o passaggi poco chiari. L’editor, invece, legge con occhio critico e individua difetti e punti di forza (sì, li individua, sfatiamo un mito).
Inoltre, un buon editor non si limita a “correggere gli errori”, ma aiuta l’autore a migliorare: propone soluzioni, stimola riflessioni, incoraggia ad andare oltre i cliché, fino a tirare fuori la miglior versione possibile della storia. E una revisione accurata aumenta le probabilità di ottenere più credibilità nell’autopubblicazione.
Insomma, sembrerebbe che ‘sto editor tu debba per forza avercelo…
Editor no (?)Tutto rose e fiori? Certo che no.
Per molti autori, affidarsi a un editor significa mettere in discussione parti di sé: ogni taglio, ogni riscrittura può sembrare un attacco personale. Da qui nascono incomprensioni, resistenze e talvolta veri e propri conflitti. Il “eh, ma io col mio editor mi sono trovato male” di cui sopra può nascere da qui, talvolta.
Un altro punto dolente è il costo: un editing professionale richiede tempo e competenze, e non sempre gli scrittori esordienti dispongono del budget necessario. Oppure preferiscono spenderlo per il nuovo iPhone.
E non tutti gli editor hanno lo stesso approccio: se non c’è sintonia, il rischio è di snaturare la voce dell’autore o trasformare il testo in qualcosa che non lo rappresenta più.
E quindi?Il rapporto tra scrittore ed editor può sembrare un campo minato, ma se affrontato con fiducia reciproca diventa una delle fasi più preziose del percorso creativo.
L’editor ideale non è un censore, bensì un compagno di viaggio che guida senza imporre, ascolta senza giudicare e aiuta l’autore a portare la sua storia al livello successivo.
Ah, stai dicendo che non esiste?
Cerca meglio 
September 2, 2025
Selfpublishing vs casa editrice
Pubblicare un libro è il sogno di molti scrittori. Anche il tuo, giusto?
Oggi chi desidera vedere la propria opera stampata o disponibile in digitale ha due strade principali: affidarsi a una casa editrice tradizionale o scegliere la via dell’autopubblicazione (self-publishing).
Entrambe le opzioni offrono opportunità e presentano limiti.
Vediamone alcuni.
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" data-medium-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." data-large-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." src="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." alt="woman wearing brown shirt carrying black leather bag on front of library books" class="wp-image-8896" srcset="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1880w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 300w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1024w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 768w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1536w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 600w" sizes="(max-width: 1170px) 100vw, 1170px" />Photo by Abby Chung on Pexels.comLa casa editricePremessa: per casa editrice, qui, intendo un editore serio, non un quaquaraqua che prende soldi-pubblica senza editing-non pubblica proprio-snobba l’autore.
Il canale tradizionale, va da sé, è da sempre considerato il percorso più prestigioso. Pubblicare con un editore significa ottenere una sorta di “marchio di qualità”: un gruppo di professionisti ha valutato il tuo manoscritto e ha deciso che merita di arrivare ai lettori. Bello, vero?
I vantaggi sono molti: un editing professionale, a cui si affiancano correttori di bozze, impaginatori e grafici; inoltre gli editori hanno accesso facilitato a librerie, canali di distribuzione consolidati e a fiere letterarie, anche le più importanti; e pubblicare con un editore conosciuto “aumenta” la reputazione dello scrittore. Avere un libro pubblicato con, che so, Mondadori, è certamente più “in” che averlo pubblicato con cantailgallocomesonobellostamattina.
C’è sempre, però, l’altro lato della medaglia.
I tempi sono luuunghi: dalla firma del contratto alla pubblicazione può passare anche un anno. Questo perché l’editore ha una tempistica ben precisa e a volte un calendario biennale o triennale già pronto. L’editing può prendere scelte in disaccordo con l’autore, che potrebbe riguardare, ad esempio, lo stile. E non sempre l’autore ha libera scelta su titolo e copertine, talvolta imposte. Le royalties non sono altissime, e non tutti gli editori danno un anticipo sulle vendite ma pagano mensilmente, bimestralmente o anche annualmente.
Insomma, se, come me, anche tu hai non dico fretta, ma voglia di metterci la faccia e di essere indipendente, una casa editrice tradizione potrebbe non fare al caso tuo.
Il self-publishingE qui entra in gioco l’autopubblicazione.
E sfatiamo un mito: non tutti si autopubblicano come ultima spiaggia, perché nessun editore serio se li è filati. Molti lo fanno consapevolmente (eccomi!).
Gli scrittori “self” hanno completa autonomia nella gestione del loro testo: dall’editing alla copertina, fino alla pubblicazione, alla scelta del prezzo e alla promozione. Anche le royalties sono più alte: Amazon KDP paga tra il 35% e il 70% ogni e-book venduto. In merito al cartaceo, le royalties si aggirano intorno al 50-60%. Una discreta sommetta. Inoltre il libro è disponibile in pochi giorni dopo la pubblicazione, sia cartacea sia digitale.
Ahimè, anche qui però ci sono alcuni svantaggi.
Un’autopubblicazione poco seria, senza ad esempio editing e con una copertina scadente, non è un buon biglietto da visita. Per non parlare, poi, della promozione, interamente sulle spalle dell’autore, che se non macina un po’ di marketing editoriale potrebbe non saper dove andare o, peggio, fare scelte (anche economicamente) sbagliate.
E, mi duole dirlo, l’autopubblicazione non è ancora riconosciuta “ufficialmente”. C’è chi non ne parla proprio, come se un libro autoprodotto non fosse nemmeno un libro. C’è chi la vitupera. Numerose fiere importanti (Salone del Libro escluso, almeno fino alla scorsa edizione, 2025) non accettano libri autopubblicati. E nemmeno i concorsi più importanti, come lo Strega. Insomma, per molti l’autopubblicazione è meno prestigiosa del “marchio casa editrice” apposto in copertina.
Per tirare le fila…Quale strada scegliere?
Non esiste una risposta unica. La pubblicazione tradizionale offre struttura e supporto, ma richiede pazienza e compromessi. Il self-publishing garantisce indipendenza e potenzialmente guadagni maggiori, ma implica anche responsabilità totali e un lavoro costante di promozione.
La scelta dipende dall’obiettivo dello scrittore: chi cerca riconoscimento e supporto professionale potrebbe preferire un editore, chi invece vuole libertà e rapidità troverà nell’autopubblicazione un terreno fertile. In alcuni casi, percorrere entrambe le vie – iniziando con il self-publishing e approdando poi a una casa editrice – può rappresentare la soluzione ideale. In molti lo hanno fatto. C’è comunque da dire che “altrettanti molti” hanno deciso di percorrere la via del self dopo essere rimasti delusi dalla propria casa editrice.
E tu cosa ne pensi? Pro-editore o pro-self? O entrambi? Fammelo sapere nei commenti!
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May 27, 2025
Pulizia finale del testo: qualche dritta
Quando si termina di scrivere un testo, le fasi successive sono la revisione e, infine, la pulizia.
Operazione fondamentale per garantire che il risultato finale sia chiaro, scorrevole e privo di errori (che poi, vabbè, ci possono sempre stare: non siamo macchine ma esseri umani).
In questo articolo ti darò qualche dritta per pulire il tuo testo, che sia di saggistica, di manualistica o di narrativa.
[image error]Pexels.com","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"glasses on paperwork and laptop on table","orientation":"0"}" data-image-title="pexels-photo-8036339" data-image-description="" data-image-caption="Photo by Ron Lach on Pexels.com
" data-medium-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." data-large-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." src="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." alt="glasses on paperwork and laptop on table" class="wp-image-8885" srcset="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 867w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 200w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 683w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 768w" sizes="(max-width: 867px) 100vw, 867px" />Photo by Ron Lach on Pexels.comLe “d eufoniche”La “d eufonica” è l’aggiunta di una d tra la preposizione e o la congiunzione a e una parola che inizia con vocale, come per esempio ad ieri o ed anche. Questo fenomeno è sempre stato utilizzato per rendere il discorso più fluido e piacevole all’orecchio, evitando cacofonie.
La tendenza moderna è quella di limitare l’uso della d eufonica solo quando è effettivamente necessaria per evitare una cacofonia, ovvero quando due vocali identiche o molto simili si scontrano. Ad esempio, frasi come “ed è” o “ad altri” possono risultare più scorrevoli e, quindi, sono accettate. In altri casi, invece, è preferibile evitare l’uso della d eufonica, poiché può apparire forzato o ridondante (a parte casi “lessicalizzati” come ad esempio o ad oggi).
Esempio di correzione:
Frase originale: “Insegnante ed allievo discutevano.”Correzione: “Insegnante e allievo discutevano.”Un metodo utile è quello di rileggere le frasi ad alta voce: se l’incontro di due vocali non genera dissonanza, la d eufonica non è necessaria. Se invece il suono risulta fastidioso o innaturale, allora è consigliabile mantenerla.
Eliminazione dei doppi (tripli, quadrupli…) spaziI doppi spazi (e peggio tripli, quadrupli…) sono un errore comune che può apparire involontariamente durante la scrittura. Possono essere causati da un battitura veloce, da errori di formattazione o dall’inserimento di spazi aggiuntivi durante modifiche al testo.
L’eliminazione dei doppi (tripli, quadrupli) spazi è una delle operazioni più semplici ma anche una delle più importanti. La presenza di doppi (e più) spazi può compromettere l’aspetto professionale di un documento e interrompere la fluidità della lettura. Durante la revisione, è opportuno utilizzare strumenti automatici o funzioni di ricerca e sostituzione per eliminare i doppi spazi.
Esempio di correzione:
Frase originale: “Il sole splende forte.” (esagerazione, non sono doppi spazi ma in caso contrario non sarebbe stato così visibile a schermo
)Correzione: “Il sole splende forte.”Molti programmi di scrittura, come Microsoft Word, offrono la funzione “trova e sostituisci”, che permette di cercare automaticamente i doppi spazi e sostituirli con uno solo. In alternativa, è possibile fare un controllo visivo, anche se meno efficiente.
Uniformità nelle maiuscole e minuscoleLe maiuscole vanno utilizzate all’inizio di una frase, per i nomi propri, per sigle o per termini specifici come marchi o istituzioni, mentre le minuscole sono usate per il resto del testo.
Durante la revisione, è importante fare attenzione a:
Inizio della frase: ogni nuova frase deve iniziare con la maiuscola.Nomi propri: tutti i nomi di persona, città, istituzioni, marchi ecc. devono avere la maiuscola iniziale.Sigle e acronimi: devono essere scritti in maiuscolo, salvo eccezioni particolari.Titoli e intestazioni: devono seguire uno stile coerente. Ad esempio, se si decide di usare le maiuscole per tutti i titoli di sezione, questa regola va seguita in tutto il testo.Esempio di correzione:
Frase originale: “abbiamo visitato roma e venezia.”Correzione: “Abbiamo visitato Roma e Venezia.”Per individuare errori di maiuscole e minuscole, puoi utilizzare strumenti di controllo ortografico o fare un controllo manuale su sezioni specifiche del testo.
Virgolette: uso corretto e uniformitàLe virgolette sono utili ed essenziali per citare parole o frasi altrui, inserire dialoghi o per enfatizzare determinate espressioni. Esistono vari tipi di virgolette, le più usate sono:
Virgolette alte doppie (“ ”), utilizzate principalmente per citazioni.Virgolette alte singole (‘ ’), spesso usate per citazioni all’interno di altre citazioni o per indicare enfasi.Virgolette basse (« »), più comuni nella tipografia italiana tradizionale per citazioni e dialoghi.È essenziale mantenere coerenza nell’uso di un tipo di virgolette e seguire le convenzioni grammaticali. Se si inizia con le virgolette alte doppie per una citazione, bisogna utilizzarle per tutto il testo. Inoltre, bisogna verificare la corretta apertura e chiusura delle virgolette, poiché dimenticare di chiudere una citazione può confondere il lettore.
Esempio di correzione:
Frase originale: “Il professore ha detto “oggi faremo un esperimento””Correzione: “Il professore ha detto: ‘Oggi faremo un esperimento’.”Quando ci sono citazioni all’interno di altre citazioni, bisogna alternare virgolette alte e basse (o singole e doppie) per mantenere chiarezza. Anche in questo caso, è utile utilizzare strumenti di ricerca per trovare virgolette aperte ma non chiuse o per standardizzare l’uso di un tipo specifico di virgolette.
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May 1, 2025
[ESCE OGGI] Come NON diventare un autore di successo

Hai appena finito il tuo romanzo e sogni già copertine patinate, code di fan in delirio e recensioni stellari?
Peccato.
Perché oggi sono qui per insegnarti l’arte raffinata dell’autopubblicazione fallimentare.
E lo faccio presentandoti il manuale più assurdo (e forse, proprio per questo, più utile) che leggerai quest’anno: SELF-PUBLISHING IMPOSSIBILE. DALLA PUBBLICAZIONE (FORSE) ALLE ZERO VENDITE. Il manuale del perfetto insuccesso editoriale.
Photo by Johannes Plenio on Pexels.com
" data-medium-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." data-large-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." src="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." alt="tornado on body of water during golden hour" class="wp-image-8874" srcset="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1880w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 300w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1024w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 768w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1536w" sizes="(max-width: 1170px) 100vw, 1170px" />Photo by Johannes Plenio on Pexels.comEro stufa…… di sbattermi tutti i giorni e di cercare, e inventare, nuove strategie di marketing per vendere (che cosa, poi? Due copie al mese?)
ADS mangiasoldi, libri inviati da recensire e recensioni mai ricevute, contatti a la qualunque perché i libri venissero letti…
Mi sono domandata: dove sto sbagliando? È colpa mia? Di Amazon? Di Tarallo, che ogni volta mi zampetta sulla tastiera?
E alla fine ho capito.
Non dovevo scrivere un manuale per vendere libri: dovevo scrivere un manuale che insegnasse a non farlo.
Domanda legittima. La risposta è semplice:
per imparare a riconoscere gli errori clamorosi PRIMA di farli.
Oppure, se ti piace l’umorismo un po’ tagliente, semplicemente per farti due risate osservando tutte le trappole in cui — ammettilo — potresti cadere anche tu.
Questo manuale non ti proporrà formule magiche (“Guadagna un miliardo di euro in una settimana con il tuo ebook scritto in 10 minuti!”) e nemmeno discorsi motivazionali tipo “Credi in te stesso e l’universo ti premierà” (spoiler: non è così).
Ti racconterà, invece, tutto ciò che NON devi assolutamente fare. Con esempi pratici, ironici, paradossali… ma anche maledettamente realistici (non dirò dove li ho presi per evitare lo scannatoio).
1. Scrivi senza sapere a chi ti rivolgi!
Chi ha bisogno di un target? Tanto, se parli a tutti, non parli a nessuno. E la miglior strategia per vendere zero copie è questa: essere assolutamente generici e confusi.
2. Scegli un tema così assurdo che perfino Baffetti ti chiederà: “Ma perché?”
Un fantasy distopico sui cavoli parlanti nello spazio? Un manuale di autostima scritto in codice Morse? Avanti così: l’obiettivo è rendere il libro invendibile già a partire dalla sinossi.
3. Imposta il prezzo… a sentimento!
Perché calcolare costi, confrontare prezzi di mercato o pensare al valore percepito? Mettilo a 39,99 € se vuoi far scappare tutti. O a 0,99 €, così sembri disperato. L’importante è non pensare.
4. Ignora il layout.
Margini? Caratteri leggibili? Impaginazione pulita? Superati. Un bel muro di testo senza capitoli o un font gotico minuscolo renderanno l’esperienza di lettura memorabilmente mortale.
5. Non promuovere il libro. Oppure fallo male.
“Il mio libro è talmente bello che si venderà da solo!” (voce narrante: non fu così).
Oppure, peggio ancora: bombarda amici e parenti su WhatsApp a ogni ora del giorno e della notte. Ti adoreranno.
Per chi ha appena finito il suo primo libro e vuole partire… col piede sbagliato.
Per chi ha già autopubblicato ma si sente misteriosamente ignorato dal pubblico.
Per chi vuole ridere dei propri errori senza prendersi troppo sul serio.
Per chi sogna di vendere libri, ma è consapevole che prima bisogna imparare a non distruggersi da soli.
Un piccolo spoiler…Tra un consiglio tragicomico e l’altro, forse — dico forse — troverai anche qualche spunto serio.
Perché, diciamocelo: a volte impariamo più dai disastri che dai successi.
A volte una risata amara ci aiuta a riflettere meglio di cento manuali pieni di “devi”, “fai così”, “altrimenti sei perduto”.
Qui invece c’è spazio per l’ironia, l’autoironia e, se vuoi, anche per una nuova consapevolezza:
l’autopubblicazione non è impossibile, basta evitare i tranelli che ci tendiamo da soli.
Se vuoi imparare cosa NON fare, ridendo di gusto, è il manuale giusto per te.
Se invece vuoi perseverare nei tuoi errori… be’, anche in quel caso è il manuale perfetto! 
P.S. Non garantisco il successo immediato dopo averlo letto.
Garantisco però una cosa: dopo, saprai esattamente dove ti stavi scavando la fossa editoriale. E forse, con una buona risata, riuscirai anche a uscirne.
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March 7, 2025
Gli errori più banali in italiano (e come evitarli)
Scrivere correttamente in italiano può sembrare super semplice… magari.
In realtà, non lo è. Sai quanti testi scritti con gli errori più banali ho letto?
Conoscere e comprendere gli errori più comuni può aiutarti a evitarli.
Qui di seguito ti elenco gli errori più banali, più semplici, ma, ahimè, ancora più diffusi.
[image error]Pexels.com","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"eyeglasses on top of bookpage","orientation":"0"}" data-image-title="pexels-photo-261857" data-image-description="" data-image-caption="Photo by Pixabay on Pexels.com
" data-medium-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." data-large-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." src="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." alt="eyeglasses on top of bookpage" class="wp-image-8869" srcset="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1880w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 300w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1024w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 768w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1536w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 600w" sizes="(max-width: 1170px) 100vw, 1170px" />Photo by Pixabay on Pexels.comAccordo tra soggetto e verboAssicurati che il verbo sia sempre in accordo con il soggetto, anche se ci sono altre parole tra di loro.
Esempio:
Corretto: “I libri sono interessanti.”Errato: “I libri è interessanti.”Uso degli articoli determinativiGli articoli determinativi (il, lo, la, i, gli, le) devono concordare in genere e numero con il nome a cui si riferiscono.
Esempio:
Corretto: “Il ragazzo, la ragazza.”Errato: “Il ragazza, la ragazzo.”Posizione degli aggettiviIn italiano, gli aggettivi possono precedere o seguire il nome. Tuttavia, il significato può variare da leggermente a clamorosamente.
Esempio:
“Un amico caro” (un amico molto amato)“Un caro amico” (un amico che può anche costare molto)Differenza tra ‘è’ e ‘e’La è accentata (con accento grave! E l’apostrofo non va bene!) indica la terza persona del verbo essere. La e normale, diciamo così, è una congiunzione.
Esempi:
Corretto: “Lui è stanco e vuole riposare.”Errato: “Lui e stanco e vuole riposare.”Uso corretto di ci e si‘Ci’ si usa per esprimere la presenza o per sostituire un luogo o una frase introdotta da ‘a’, mentre ‘si’ è una forma riflessiva o una particella pronominale impersonale.
Esempi:
Corretto: “Ci sono molte persone qui.” / “Si dice che domani pioverà.”Errato: “Si sono molte persone qui.” / “Ci dice che domani pioverà.”Coniugazione dei verbi irregolariMolti verbi italiani sono irregolari e devono essere memorizzati: non c’è niente da fare. Recentemente, giusto per darti un esempio se stai pensando ma dai, i verbi li conoscono tutti!, in una sponsorizzata ho letto: il tuo capitale, così, valerà di più. Varrà, magari! Attenzione, soprattutto, ai remoti e ai participi…
Esempio:
Corretto: “Io vado, tu vai, lui va.”Errato: “Io vai, tu vai, lui vai.”Uso di ‘quando’ e ‘quanto’‘Quando’ si riferisce a un momento nel tempo, mentre ‘quanto’ si usa per esprimere una quantità.
Esempi:
Corretto: “Non so quando tornerò. Ho visto quanto pesi.”Errato: “Non so quanto tornerò. Ho visto quando pesi.”La pratica è essenziale, quindi continua a scrivere e rileggere ciò che hai scritto. Nella scrittura, ma anche nella correzione, è importante capire di non essere mai arrivati. Se hai un dubbio, anche minuscolo, scioglilo. Magari era un errore fossilizzato nel tempo e che non credevi più tale.L'articolo Gli errori più banali in italiano (e come evitarli) proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
January 14, 2025
Cosa (non) ti dicono sul self-publishing
È da un paio d’anni che girano sponsorizzate sui social in cui vengono promessi milioni a chi (seguirà il corso) pubblicherà in self-publishing.
In genere si parla di Amazon, che è la piattaforma più usata da noi indie, e anche io farò così, generalizzando.
Ma è proprio vero che pubblicando su Amazon si possono fare soldi (e le sponsorizzate che vedo parlano di tanti soldi)?
[image error]Pexels.com","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"cat climbing a stack of books","orientation":"0"}" data-image-title="pexels-photo-22129776" data-image-description="" data-image-caption="Photo by Arti Kh on Pexels.com
" data-medium-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." data-large-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." src="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." alt="cat climbing a stack of books" class="wp-image-8860" srcset="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1024w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 300w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 768w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1536w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 600w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1880w" sizes="(max-width: 1024px) 100vw, 1024px" />Photo by Arti Kh on Pexels.comAmazon per milionariEbbene sì. Che si tratti di testi generici, di testi creati con l’IA o di “libretti” (come vengono chiamati spesso i low content books, ossia libri con poco contenuto, come agende, ricettari…), è possibile in poco tempo pubblicare e fare soldi.
Sono quasi d’accordo con la prima asserzione, per nulla con la seconda.
Perché, se è relativamente facile pubblicare su Amazon/ecc., un po’ meno lo è guadagnare, e guardati da chi ti promette invece il contrario.
In effetti, spesso non viene detto tutto quello che c’è dietro alla pubblicazione su Amazon/ecc.
Punto 1: pubblicare non è venderePenso sia chiaro anche per il neofita più neofita che esista (un po’ come lo sono io per il trading, ad esempio).
Partiamo già dai verbi, che indicano una cosa diversa: pubblicare è “[r]endere di pubblico dominio per mezzo della stampa” (Treccani); mentre vendere è “[t]rasferire ad altri la proprietà di una cosa, di un bene o di un diritto, contro il corrispettivo di un prezzo” (sempre Treccani).
Due passaggi diversi e, possiamo dire, spesso sequenziali: prima si pubblica, poi si vende. O, per vederla sotto un altro profilo, non si può vendere senza prima aver pubblicato qualcosa (ma si può vendere senza pubblicare: è il caso della prevendita, di cui però non parlerò in questa sede).
E vendere, abbiamo visto, è trasferire ad altri la proprietà di una cosa (in questo caso il libro), contro il corrispettivo di un prezzo (pagato dall’acquirente). Quindi, non parliamo di regalare o spedire copie per recensioni.
Pubblicare non è vendere. Punto. E già con questa micro-argomentazione potrei chiudere l’articolo.
Ma andiamo avanti.
Punto 2: un libro non si vende da soloRicordo ancora, tempo addietro, una piccola litigata con uno scrittore, che gentilmente mi aveva contattata per dirmi che era uscito il suo libro e, pochi giorni dopo, questa volta poco gentilmente, mi aveva di nuovo scritto dicendomi che il libro era stato rimosso dalla vendita, perché non lo aveva comprato nessuno (premetto che io non lo avevo aiutato a fare nulla).
Quanti libri vengono pubblicati al giorno? Dello stesso argomento? Di argomenti diversi? Quanti libri in self-publishing vengono pubblicati al giorno? Lascio a te la risposta. Se dici dieci forse sbagli, se ti avvicini a una cifra con qualche zero forse ci azzecchi.
Pubblico io, pubblichi tu, pubblicano i miei venti gatti, pubblica l’intero Comune dove risiedo… lo stesso giorno. Pensi davvero che, pubblicando soltanto, il libro venga acquistato… ma che dico: anche soltanto visto?
Certo che no. (Questione a parte con le sponsorizzate di Amazon, di cui non parlerò.)
L’autore, soprattutto se self-publisher (ma anche con casa editrice, purtroppo), deve vendersi (vendere il libro). Ossia, promuoverlo (anche con le sponsorizzate di cui sopra). Non può sedersi sul divano, guardare Nudi e Crudi (o altro) e aspettare che Amazon/editore/altra piattaforma lavori per lui. Può farlo, magari se l’autore è arcinoto (parliamo di big), ma se, come me, sei mezzo-nessuno, è impossibile (volevo mettere il “praticamente” ma poi Cristoforo mi ha guardata male: non usarne troppi e dammi le crocchette!)
Come in altri articoli di questo sito, in casi come questi generalizzo per focalizzare il problema, ma è chiaro che capita di pubblicare e vendere subito. Ma ahimè quando scrivo di questo cose devo sempre vedere “il bicchiere o mezzo pieno o mezzo vuoto”, senza sfumature.
E quindi, punto 3, logica conseguenza del 2.
Punto 3: vendere non è guadagnareEh, sì.
Anche se ti promettono che (seguendo i loro corsi) diventerai un biliardario come il buon Pirozzi, vendere non è guadagnare.
Soprattutto perché, di nuovo purtroppo, numerosi self-publisher vendono, ma non guadagnano.
Va fatto anche qui un distinguo: quando parlo di “guadagnare”, nell’accezione che leggo sulle sponsorizzate, parlo di cifre a doppio, triplo zero. Non i miei cinquanta euro al mese derivanti dai miei manuali.
Ritorniamo al discorso di cui sopra: quello che non ti dicono (o, se lo fanno, è molto a latere) è che dopo aver pubblicato, se vuoi vendere, e vuoi guadagnare, dovrai impegnarti molto, e non è detto che, pur impegnandoti, le cose vadano come sperato.
È la dura legge del mercato (il libro è un prodotto come gli altri).
Sto parlando in termini generali e non ce l’ho con nessuno
(sì, invece, ma taccio)
però vedo ancora tanta disinformazione in giro su Amazon, sulle sue vendite e sul self-publishing, e mi dispiace. Perché, come sono caduta io nella trappola di fidarmi di false promesse (il mio nome completo è Emanuela Tonno Navone), in molti ancora ci cadranno.
Spero che questo palloso (lo so) contributo serva, magari, a qualcuno.
L'articolo Cosa (non) ti dicono sul self-publishing proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
January 8, 2025
Il mestiere di scrivere: 5 professioni che mettono al centro la scrittura
Post promozionale a cura di Fiscozen.

La scrittura è una competenza essenziale in molti ambiti professionali. Non si tratta solo di creare storie o articoli, ma anche di comunicare in modo chiaro, persuasivo e accessibile. Alcune professioni ruotano interamente attorno a questa abilità, valorizzando la creatività e l’attenzione ai dettagli.
Ecco cinque professioni che mettono al centro la scrittura e offrono interessanti opportunità lavorative per chi ama le parole.
1. Content Writer: creare contenuti per il webIl content writer scrive testi destinati ai siti web, ai blog, ai social media e ad altri canali digitali. L’obiettivo è catturare l’attenzione del lettore, rispondere alle sue domande e migliorare il posizionamento sui motori di ricerca (SEO).
Questa figura professionale deve saper adattare il tono e lo stile di scrittura in base al pubblico e al contesto. Inoltre, è spesso richiesta una buona conoscenza delle regole SEO per rendere i contenuti più visibili online.
Molti content writer lavorano come freelance. Aprire una Partita IVA è una scelta obbligata per chi vuole collaborare con diverse aziende in modo autonomo. Servizi come Fiscozen possono semplificare la gestione fiscale, offrendo supporto pratico per l’apertura e la gestione della Partita IVA.
2. Copywriter: scrivere per persuadereA differenza del content writer, il copywriter si occupa principalmente di scrivere testi persuasivi con finalità pubblicitarie o di marketing. Creare slogan accattivanti, annunci efficaci e testi promozionali è alla base del suo lavoro.
I copywriter collaborano con agenzie di comunicazione, aziende o direttamente con i brand. Anche in questo caso, chi sceglie di lavorare come libero professionista dovrà aprire una Partita IVA per poter fatturare i propri servizi.
3. Giornalista: raccontare la realtàLa professione del giornalista è forse quella più tradizionale tra i mestieri della scrittura. Raccontare fatti, approfondire temi di attualità e informare il pubblico richiede precisione, etica e capacità di sintesi.
Oggi il giornalismo si declina sia in formato cartaceo che digitale. Molti giornalisti lavorano come freelance, scrivendo articoli per testate giornalistiche o blog di settore.
4. Editor: migliorare e perfezionare i testiL’editor si occupa di revisionare e migliorare testi scritti da altri. Questo lavoro include la correzione di errori grammaticali, l’ottimizzazione dello stile e l’organizzazione dei contenuti.
Gli editor possono lavorare nell’editoria tradizionale, collaborando con autori e case editrici, oppure offrire servizi a studenti, blogger e professionisti che necessitano di testi curati nei minimi dettagli.
5. Sceneggiatore: scrivere storie per cinema e televisioneLo sceneggiatore scrive testi destinati a film, serie televisive, spettacoli teatrali o videogiochi. La sua abilità principale è trasformare un’idea in una storia avvincente, strutturata in scene e dialoghi.
Questo mestiere richiede creatività, ma anche competenze tecniche nella costruzione della trama e dei personaggi. Gli sceneggiatori possono lavorare per case di produzione o offrire i propri servizi come liberi professionisti.
Scrivere e lavorare: la Partita IVA per professionisti della scritturaPer chi sceglie una carriera nella scrittura, lavorare come freelance è spesso la soluzione più adatta. La Partita IVA consente di collaborare con clienti diversi e di gestire il proprio lavoro in autonomia.
Aprire e gestire una Partita IVA può sembrare complicato, ma servizi come Fiscozen offrono assistenza completa. Questo permette di concentrarsi sul proprio mestiere senza preoccuparsi delle incombenze fiscali.
Fiscozen aiuta i professionisti della scrittura ad aprire la Partita IVA, gestire la fatturazione e monitorare tasse e contributi. Una soluzione pratica e affidabile per chi vuole trasformare la propria passione in un lavoro.
Il mestiere di scrivere offre diverse opportunità professionali, dalle più tradizionali alle più innovative.
Chi sceglie di intraprendere una carriera in questi settori deve considerare la gestione fiscale come parte integrante del proprio percorso. Con il supporto di servizi come Fiscozen, la Partita IVA non è più un ostacolo, ma uno strumento per lavorare in modo libero e professionale.
L'articolo Il mestiere di scrivere: 5 professioni che mettono al centro la scrittura proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.
January 1, 2025
Lo scrittore “fantasma” e dimenticato
Da ghost, fantasma, e writer, scrittore, emerge una professione vecchia ormai di anni ma, come si suole dire, sempre attuale.
Una professione spesso malpagata in rapporto al lavoro che occorre fare. E, sempre più spesso, lo scrittore-ombra rischia di essere anche dimenticato.
Photo by Ivan Samkov on Pexels.com
" data-medium-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." data-large-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." src="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." alt="halloween drawings on a table" class="wp-image-8847" srcset="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1880w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 300w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1024w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 768w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1536w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 600w" sizes="(max-width: 1170px) 100vw, 1170px" />Photo by Ivan Samkov on Pexels.comScrivere per altriIl ghost writer scrive per altri autori, famosi e meno famosi, occupandosi prevalentemente di non-fiction: ossia testi come autobiografie, biografie, manualistica e saggistica. Succede, talvolta (ma è raro), che scriva narrativa. Alcuni criticano quest’ultimo aspetto: come può uno scrittore-ombra produrre narrativa estrapolando il mondo che lo scrittore-vero ha in testa, senza per forza di cose falsarlo con la sua visione del mondo?
La critica non è gettata lì a caso e comporta spesso vivaci dibattiti (soprattutto su gruppi social, dove, come ormai ben sai, tutti possono dire la loro e senza magari nessuna solida base cui appoggiarsi).
Non è comunque lo scopo di questo articolo, che verterà invece su quella che definisco, per esperienza personale, la scarsa considerazione del lavoro del ghost writer.
Ebbene sì: a parte il compenso, che spesso è davvero irrisorio se paragonato al lavoro svolto, c’è anche un mancato riconoscimento del lavoro del ghost writer.
Mi spiego meglio, perché sento già i commenti provenire al di là dello schermo: che riconoscimento occorre dargli? In fondo, è pagato per scrivere per altri, mica deve poi pretendere eventuali “paternità” sul testo!
Mi spiego meglio, appunto.
Testi-ombra-fantasma dimenticatiPer fortuna, in retrospettiva, mi sono occupata poco di ghost writing. Ma tutte le volte, qualcosa è andato storto. Inserirò qui tre case studies, come vengono chiamati ora; semplici esempi tratti dalla mia esperienza (ma non per questo veri al cento percento: occorre ovviamente generalizzare ed estremizzare per capire il problema).
Quello che hai scritto non è la visione che avevo ioSuccede (nei casi estremi di manualistica o di manualistica in cui, forse, al ghost writer viene data troppa carta bianca) che quanto prodotto non sia ciò che voleva l’autore. Magari è l’impostazione del ghost writer a essere sbagliata (nel senso di piano capitoli o piano argomenti), ma a volte succede che il ghost writer debba scrivere di qualcosa che non conosce… perché semplicemente non esiste.
Vorrei un libro di x pagine su come settare il mindset per avere maggiore successo nella vita e negli affari.
Poniamo che questa sia la richiesta del committente. Già di per sé è davvero generica e il nostro ghost writer dovrà farsi una bella scorpacciata di testi su crescita personale, coaching, psicologia positiva e via dicendo.
Ma… se tutto quello che ha cercato non andasse bene perché il committente aveva già un’idea in mente, una sua idea di come settare il mindset; sua idea nel senso che se l’è creata lui, per una via o per un’altra?
Il testo che produrrà il ghost writer sarà forzatamente errato, perché non in linea con la visione del committente.
Il che mi porta a dire: se hai una tua visione di mindset vincente, che, dalla richiesta generica, non mi hai detto, come potrò scrivere un libro che soltanto si avvicini a quanto vuoi, a meno di non avere doti telepatiche?
A cosa serve il ghost writer, in questo caso?
Quello che hai scritto mi piace, ma lo riscriveròI motivi sono tanti per cui l’autore, dopo aver ricevuto il testo del ghost writer, e dopo averlo apprezzato, decida di scartarlo per riscriverlo.
Questo, se ben ci pensi, ha poco senso: perché pagare per avere un testo pronto, che comunque ti piace, e poi scartarlo per riscriverne uno di tuo pugno? Non potevi farlo subito (e avresti risparmiato tempo e denaro)?
Occorrerebbe un’analisi psicologica del soggetto in questione, di cui però non ho competenze e che non tratterò.
Certo è che, anche se vieni pagato, è sempre triste vedere il frutto del tuo lavoro accantonato per ragioni che nemmeno tu hai mai capito (e temo non capirai mai). Anche se hai scritto un testo che pubblicherà un’altra persona, e anche se hai ricevuto un compenso, il tuo lavoro sarà comunque scartato. Quando succede, non fa piacere. È come se il nostro lavoro di ghost writer, alla fine, non sia andato bene.
Quello che hai scritto mi piace, ma ho le mie regoleQuesto case study è davvero divertente: scrivere un testo per un committente che poi, come nell’altro caso, lo andrà a riscrivere, stravolgendo anche il testo, chiamiamolo così ghost writer made.
Anche qui è necessaria una spiegazione, perché la differenza, seppur sottile, c’è. Nel secondo esempio, il committente riscrive il testo del ghost writer mantenendo però la stessa impostazione di capitoli, di argomenti; e se si tratta di un raro caso di narrativa, anche la stessa trama e lo stesso intreccio. Un modo, forse, per usare la carota con il ghost writer, dopo averlo bastonato?
In questo terzo caso, invece, la riscrittura del committente produce qualcosa di enormemente diverso; con regole sue, appunto. Il lavoro del ghost writer viene ancor più messo in disparte, o per meglio dire stracciato, bruciato e gettato via insieme al resto della cenere.
ConclusioniHo voluto fare questo post-sfogo, di quelli che piacciono a me, per non soltanto affrontare un aspetto del ghost writing che a volte viene tralasciato, ma anche per incentivare i committenti a ragionare meglio quando cercano un lavoro scritto da terzi.
Purtroppo casi come questi esistono, sono capitati a me e ad altre persone che conosco, e ancora mi domando il motivo: se mi paghi per un lavoro di ghost writing, e magari (si spera), ci investi anche tanti soldini, perché poi non va bene e lo stravolgi? Se mi segui da un po’ sai che io sono ingenuotta in queste cose, vedo poche sfumature; in pratica sono molto terra-terra. Sono aspetti che non concepisco e, anzi, se hai voglia di dirmi la tua, magari mandandomi a quel paese (gentilmente e costruttivamente), sarò ben lieta di ascoltarti.
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June 19, 2024
Promozione editoriale: 5 errori da evitare
La promozione di un libro è un processo importante per qualsiasi scrittore che voglia raggiungere un pubblico più ampio. Tuttavia, ci sono molti errori comuni che si possono commettere in questa fase, e che possono portare a risultati deludenti.
Ecco cinque degli errori più comuni nella promozione di un libro.
[image error]Pexels.com","created_timestamp":"0","copyright":"","focal_length":"0","iso":"0","shutter_speed":"0","title":"purple and blue abstract wallpaper","orientation":"0"}" data-image-title="pexels-photo-430207" data-image-description="" data-image-caption="Photo by Scott Webb on Pexels.com
" data-medium-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." data-large-file="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." src="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone...." alt="purple and blue abstract wallpaper" class="wp-image-8794" srcset="https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1880w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 300w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1024w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 768w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 1536w, https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.... 600w" sizes="(max-width: 1170px) 100vw, 1170px" data-recalc-dims="1" />Photo by Scott Webb on Pexels.com1. Non avere un pianoPrima di iniziare a promuovere il tuo libro, è importante avere un piano dettagliato e ben strutturato. Cominciare senza una strategia chiara potrebbe portare a risultati meno efficaci e ridurre le possibilità di successo.
Il primo passo fondamentale è stabilire gli obiettivi che vuoi raggiungere con la promozione del tuo libro. Forse desideri aumentare le vendite, migliorare la visibilità del tuo libro o attirare l’attenzione di nuovi lettori?
Definire gli obiettivi ti aiuterà a misurare il successo della tua strategia di promozione.
Senza un piano, è facile perdersi e sprecare tempo e risorse in attività che non sono efficaci.
2. Non conoscere il tuo pubblico (e quali canali usa)È importante conoscere il tuo pubblico di destinazione. Chi sono? Quali sono i loro interessi? Quali canali di comunicazione utilizzano?
Ogni “genere” di pubblico avrà un piano editoriale diverso, come anche il canale di comunicazione.
Ad esempio, se usi social come Instagram o TikTok, sono preferibili reels e video. Un blog, più strutturato, funziona meglio con un articolo (come questo che stai leggendo).
Capire il tuo pubblico ti aiuterà a creare messaggi di marketing più efficaci e a raggiungere le persone giuste.
3. Non essere coerenteLa promozione di un libro richiede tempo e impegno. È importante essere coerenti nella tua attività di marketing, in modo da mantenere alta l’attenzione del tuo pubblico.
Posta regolarmente contenuti sui tuoi social media, partecipa a eventi e workshop, e fai rete con altri scrittori e influencer, innanzitutto e soprattutto, ma sii sempre coerente.
Questo parte dal libro e arriva alla vendita: se hai una collana di libri, assicurati che almeno copertina e interni siano coerenti. Se usi un certo tone of voice, mantienilo (esempio: se sei ironico, non diventare troppo serio e ampolloso!).
4. Non chiedere aiutoNon aver paura di chiedere aiuto ad altri scrittori, editori o professionisti del marketing. Possono darti consigli e suggerimenti utili per promuovere il tuo libro. Ci sono anche molte risorse online e offline che possono aiutarti a imparare come promuovere il tuo libro.
Sul mio sito trovi qualcosa, ma ti consiglio soprattutto Eugene Pitch e Rodolfo Monacelli, specializzati proprio in marketing editoriale.
5. Non essere realisticoNon aspettarti risultati immediati dalla promozione del tuo libro. Ci vuole tempo per costruire un pubblico e creare consapevolezza del tuo lavoro! Non scoraggiarti se non vedi risultati immediati. Continua a promuovere il tuo libro e alla fine raggiungerai i tuoi obiettivi.
Possono trascorrere anche anni, eh. Ma, come dice il mio amico Eugene (di cui sopra): un libro è morto se l’autore lo lascia morire.
Ecco alcuni suggerimenti aggiuntivi per promuovere il tuo libro:
Crea un sito web o un blog per il tuo libro. Questo ti darà un luogo dove condividere informazioni sul tuo libro e sulle tue attività di marketing.Crea un profilo sui social media. I social media sono un ottimo modo per connettersi con il tuo pubblico e promuovere il tuo libro.Partecipa a eventi e workshop. Questi sono un ottimo modo per incontrare altri scrittori e per far conoscere il tuo libro a un pubblico nuovo.Collabora con altri scrittori. Puoi ospitare eventi congiunti, scrivere articoli insieme o semplicemente supportare le attività di marketing a vicenda.Fai networking con altri professionisti del marketing. Possono darti consigli e suggerimenti utili per promuovere il tuo libro.Con impegno e determinazione, puoi promuovere il tuo libro in modo efficace e raggiungere un pubblico più ampio.
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