Selfpublishing vs casa editrice
Pubblicare un libro è il sogno di molti scrittori. Anche il tuo, giusto?
Oggi chi desidera vedere la propria opera stampata o disponibile in digitale ha due strade principali: affidarsi a una casa editrice tradizionale o scegliere la via dell’autopubblicazione (self-publishing).
Entrambe le opzioni offrono opportunità e presentano limiti.
Vediamone alcuni.
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Il canale tradizionale, va da sé, è da sempre considerato il percorso più prestigioso. Pubblicare con un editore significa ottenere una sorta di “marchio di qualità”: un gruppo di professionisti ha valutato il tuo manoscritto e ha deciso che merita di arrivare ai lettori. Bello, vero?
I vantaggi sono molti: un editing professionale, a cui si affiancano correttori di bozze, impaginatori e grafici; inoltre gli editori hanno accesso facilitato a librerie, canali di distribuzione consolidati e a fiere letterarie, anche le più importanti; e pubblicare con un editore conosciuto “aumenta” la reputazione dello scrittore. Avere un libro pubblicato con, che so, Mondadori, è certamente più “in” che averlo pubblicato con cantailgallocomesonobellostamattina.
C’è sempre, però, l’altro lato della medaglia.
I tempi sono luuunghi: dalla firma del contratto alla pubblicazione può passare anche un anno. Questo perché l’editore ha una tempistica ben precisa e a volte un calendario biennale o triennale già pronto. L’editing può prendere scelte in disaccordo con l’autore, che potrebbe riguardare, ad esempio, lo stile. E non sempre l’autore ha libera scelta su titolo e copertine, talvolta imposte. Le royalties non sono altissime, e non tutti gli editori danno un anticipo sulle vendite ma pagano mensilmente, bimestralmente o anche annualmente.
Insomma, se, come me, anche tu hai non dico fretta, ma voglia di metterci la faccia e di essere indipendente, una casa editrice tradizione potrebbe non fare al caso tuo.
Il self-publishingE qui entra in gioco l’autopubblicazione.
E sfatiamo un mito: non tutti si autopubblicano come ultima spiaggia, perché nessun editore serio se li è filati. Molti lo fanno consapevolmente (eccomi!).
Gli scrittori “self” hanno completa autonomia nella gestione del loro testo: dall’editing alla copertina, fino alla pubblicazione, alla scelta del prezzo e alla promozione. Anche le royalties sono più alte: Amazon KDP paga tra il 35% e il 70% ogni e-book venduto. In merito al cartaceo, le royalties si aggirano intorno al 50-60%. Una discreta sommetta. Inoltre il libro è disponibile in pochi giorni dopo la pubblicazione, sia cartacea sia digitale.
Ahimè, anche qui però ci sono alcuni svantaggi.
Un’autopubblicazione poco seria, senza ad esempio editing e con una copertina scadente, non è un buon biglietto da visita. Per non parlare, poi, della promozione, interamente sulle spalle dell’autore, che se non macina un po’ di marketing editoriale potrebbe non saper dove andare o, peggio, fare scelte (anche economicamente) sbagliate.
E, mi duole dirlo, l’autopubblicazione non è ancora riconosciuta “ufficialmente”. C’è chi non ne parla proprio, come se un libro autoprodotto non fosse nemmeno un libro. C’è chi la vitupera. Numerose fiere importanti (Salone del Libro escluso, almeno fino alla scorsa edizione, 2025) non accettano libri autopubblicati. E nemmeno i concorsi più importanti, come lo Strega. Insomma, per molti l’autopubblicazione è meno prestigiosa del “marchio casa editrice” apposto in copertina.
Per tirare le fila…Quale strada scegliere?
Non esiste una risposta unica. La pubblicazione tradizionale offre struttura e supporto, ma richiede pazienza e compromessi. Il self-publishing garantisce indipendenza e potenzialmente guadagni maggiori, ma implica anche responsabilità totali e un lavoro costante di promozione.
La scelta dipende dall’obiettivo dello scrittore: chi cerca riconoscimento e supporto professionale potrebbe preferire un editore, chi invece vuole libertà e rapidità troverà nell’autopubblicazione un terreno fertile. In alcuni casi, percorrere entrambe le vie – iniziando con il self-publishing e approdando poi a una casa editrice – può rappresentare la soluzione ideale. In molti lo hanno fatto. C’è comunque da dire che “altrettanti molti” hanno deciso di percorrere la via del self dopo essere rimasti delusi dalla propria casa editrice.
E tu cosa ne pensi? Pro-editore o pro-self? O entrambi? Fammelo sapere nei commenti!
L'articolo Selfpublishing vs casa editrice proviene da Emanuela Navone Editor Freelance.


