Alex Astrid's Blog

April 29, 2020

Dogma di Giuseppe Bertelé

Lorenzo, Ighi, Rico e Freccia erano poco più che bambini quando, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, hanno conosciuto per la prima volta un pedofilo, el Bèlu, un uomo che aiutava sempre in chiesa e che aveva fissato le sue morbose attenzioni proprio su uno di loro, il più calmo e pacato: Ighi.

Quasi cinquant’anni dopo Lorenzo è Comandante dei carabinieri in un paese del lodigiano e si trova tra le mani un caso a dir poco sconvolgente, ovvero un’aggressione a Ludovico Benedetti, proprio el Bèlu maledetto della sua infanzia. L’aggressione è tutt’altro che casuale: il colpevole sapeva del lato oscuro della sua vittima e ha provveduto a marchiarlo per sempre tatuandogli la scritta “pedofilo” in fronte e a renderlo tetraplegico, con una precisissima incisione tra la seconda e la terza vertebra.
In breve tempo le forze dell’ordine si rendono conto che questa punizione non è e non sarà un caso isolato; il 23 di ogni mese, infatti, un altro pedofilo viene ridotto nelle stesse condizioni. Una sorta di castigo divino, così addirittura viene considerata da alcuni personaggi.
Il nostre aggressore seriale è metodico, preciso, spietato, non ha neppure un ripensamento, tanto da essere soprannominato Dogma; eppure attacco dopo attacco inizia a lasciare qualche indizio, sembra quasi che voglia essere catturato… Gli indizi per Lorenzo sono sconvolgenti: paiono tutti rimandare alla sua infanzia, al suo gruppo di amici, a loro quattro che proprio un 23 luglio promisero, con un patto di sangue, di proteggersi sempre a vicenda.
Buona parte del romanzo è narrata da Lorenzo e l’autore è piuttosto bravo nel farci seguire i suoi ragionamenti, i suoi dubbi. Altri capitoli hanno invece la voce dell’aggressore, che rimane senza nome fino alla fine; vediamo le sue azioni, sentiamo i suoi pensieri, lo comprendiamo… ma fatichiamo a dargli un volto. Fino alle ultime pagine, quando Lorenzo e l’aggressore si confrontano.

La trama è intrigante, lo sviluppo ben scritto.
Tema centrale è, ovviamente, la pedofilia, ma anche e soprattutto la linea sottile che separa il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, il crimine dalla giustizia: Dogma agisce per punire delle azioni abominevoli che la legge non è stata in grado di impedire o quantomeno sanzionare adeguatamente, ciò nonostante per “fare giustizia” Dogma commette crimini atroci. In che modo è migliore delle sue vittime? Una società civile non si fonda proprio sul rispetto delle leggi? E se possiamo infrangere la legge “per fare del bene”, chi definisce i confini tra un’azione necessaria e la semplice vendetta personale?
Provare empatia nei confronti di Dogma credo sia facile – lo fanno anche i carabinieri del romanzo –, forse anche un po’ di approvazione ci verrebbe spontanea; dovremmo tuttavia ricordarci che la “giustizia” non si misura con l’empatia. Se una legge è sbagliata o inefficace, dovremmo cercare di migliorarla, non trasformarci in vendicatori mascherati.
Nella conversazione finale tra Dogma e Lorenzo si sente la maniacalità dell’aggressore, la sua ossessione, la sua devianza verso una strada di punizioni “guidate da una mano divina”; non si può, d’altra parte, compiere questi atti estremi senza avere in sé almeno un briciolo di follia…
Proprio per questo non sono d’accordo con la scelta finale di Lorenzo, che è e dovrebbe essere prima di tutto un tutore della legge. Non ho potuto evitare di confrontarlo con un detective di Law & Order: SVU, Elliot Stabler, che diceva sempre che avrebbe volentieri ucciso i pedofili… ma che alla fine non ne ha mai ucciso uno.

Ho trovato qualche dialogo un po’ scontato qua e là; molto pittoresche sono invece le descrizioni dei momenti d’infanzia dei quattro amici, ricordi intimi, attimi profondi, legami indissolubili che forgiano una persona.
Il principale difetto che ho riscontrato in questo libro è l’uso spropositato delle virgole, che molto spesso vengono inserite dove non servono, come per esempio tra soggetto e verbo.

Nell’insieme lettura promossa.
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Published on April 29, 2020 05:45 Tags: thriller

March 17, 2020

RECENSIONE: Le verità di Numeesville

Sophie Park torna dopo dieci anni a Numeesville, cittadina canadese di provincia nella quale ha trascorso la sua infanzia e la sua adolescenza.
Le autrici, fin dalle prime pagine, ci mettono a conoscenza di un’antica leggenda siksika che narra di tre sorelle che furono sempre inseparabili… finché una di loro sparì nel Black Lake, profondo e seducente lago poco fuori dal paese. La leggenda delle tre numees (sorelle, appunto) sembra inspiegabilmente legata alla realtà: Sophie, Claire e Beth, “sorelle” non di sangue ma per scelta, erano sempre state unite, indivisibili… finché Beth non sparì nel lago. Caso archiviato in breve come suicidio. Eppure la protagonista, Sophie, dieci anni dopo non è ancora convinta e, con un matrimonio fallito alle spalle, torna a Numeesville per scoprire finalmente la verità.

Il romanzo presenta un nutrito set di personaggi – più di una quindicina – che viene introdotto pian piano, senza forzature, attraverso una serie di incontri spontanei e naturali: Sophie passeggia per Numeesville e rivede così luoghi e persone del suo passato. Ogni personaggio ha il suo momento di adeguata introduzione: le autrici impiegano infatti una tecnica che sa molto di Agatha Christie, ovvero presentano una panoramica su tutta la variegata umanità che partecipa allo spettacolo – perché, come in ogni storia di mistero che si rispetti, tutti mettono in scena qualcosa, tutti nascondono, fingono, recitano.
Anche l’atmosfera che caratterizza il paese ricorda un po’ Agatha Christie o, ancora meglio, le cittadine sperdute de L’ispettore Barnaby, con pub, piccoli negozi, pettegolezzi, vecchie conoscenze e qualche rancore.

La natura gioca un ruolo vitale nelle vicende, non si limita a fare solo da sfondo bensì diventa protagonista a tutti gli effetti: il lago – che ha del sublime: inquieta e incanta al contempo, come nella miglior tradizione romantica –, il bosco, i suoi segreti, i luoghi d’infanzia, di sicurezza, di avventura, di pericolo… Sophie vive una relazione di simbiosi con la natura, quei luoghi sono il suo passato, la sua casa.
Anche per questo Sophie Park è un personaggio che ammalia, con l’evoluzione del suo carattere, la sua capacità di ritrovare stessa, superare i suoi demoni e riconquistare la sua libertà. Lei aveva bisogno di risolvere il mistero della morte di Beth, ne aveva bisogno come si ha bisogno di respirare: la sua vita non sarebbe andata avanti altrimenti.
Mi piacerebbe dirvi qualcosa di più dei personaggi, ma temo di cadere nello spoiler… perciò mi limito a riportarvi un nome (che vi invito a non dimenticare): Noah Jackson.

Vorrei fare i complimenti alle autrici, Simona Di Iorio e Ilaria Ferraro, per la maestria con cui hanno gestito gli intrecci, arricchendo la trama principale di alcune sottili sotto-trame, condendo il tutto con una buona dose di mistero, ansia e adrenalina.
Mi sento davvero di consigliare questo libro a tutti gli amanti del thriller e non solo: sono rimasta piacevolmente colpita da ogni aspetto di questo romanzo, dalla trama ai personaggi, dallo stile coinvolgente all’assenza di refusi (il testo è assolutamente curato!).
L’effetto droga è garantito: proverete un bisogno impellente di scoprire il colpevole.

Recensione pubblicata su VCUC: https://www.vuoiconoscereuncasino.it/...

Le verità di Numeesville
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Published on March 17, 2020 13:29 Tags: thriller

February 21, 2020

REVIEW: They both die at the end by Adam Silvera

Let’s start with a “spoiler about the spoiler”: they will both die at the end. The title says it and I assure you that it’s true: they will actually die.
Adam Silvera isn’t the first author to do such thing (spoilering the ending), but of course this technique isn’t very commonly employed, since it breaks one of the most importante terms of the author-reader contract, that is to say the surprise, the plot twist, the unexpected that takes your breath away.
Why does the author employ this strategy? Because the focus here is not on the ending; it is instead on the development of the story: humanity (meant as both mankind and compassion) is the real protagonist of They both die at the end.

The world created by Silvera is a place where people receive an alert before dying: when Death Cast calls them, they are sure they will die within 24 hours, no matter what they do… they are going to die. The author doesn’t explain how this mechanism works, it’s not important, since his focus is on people and their reactions: how will they live their last hours?
This book has a hint of inquietude in the background, a primordial fear that won’t abandon the reader even when he/she has finished the book.
Nevertheless, They both die at the end is neither a thriller nor a philosophical book (even if it may have something philosophic): it is a young adult novel and in this lies its great strength.

The two main characters (“they” in the title), Mateo and Rufus, are kids and adult in the meantime: they are still young, but they’ve seen the worst of life and they are still processing it. Despite their young age, they are going to die. The sequence of events caused by this knowledge chances their life irreversibly.
I always love seeing the world from teenagers’ perspective, because there’s something chaotic and magical in their perception. They are naive and thoughtful, impatient and delicate, they can touch you deeply while being simple and spontaneous.

I strongly recommend this novel to those readers who are looking for a meaningful, devastating and charming experience. And remember: it is never too late to live. You should really start doing what you love and what makes you happy. Your future is uncertain, but you can change your present.

Recensione pubblicata su VCUC: https://www.vuoiconoscereuncasino.it/...

They Both Die at the End by Adam Silvera
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Published on February 21, 2020 02:11 Tags: adam-silvera, they-both-die-at-the-end, young-adult

February 11, 2020

RECENSIONE: Dilettanti.com di Andrew Keen

Andrew Keen gioca a fare il provocatore e – con voce tagliente e senza peli sulla lingua – riesce perfettamente nel suo intento.
Dilettanti.com è il manifesto dei pessimisti del Web 2.0, il grido d’allarme di profeti che prevedono le sventure portate dagli utopisti della Silicon Valley; il suo autore ha vinto contro l’effetto seduttivo di un sogno irrealizzabile e dai tratti distopici… un incubo, insomma. Negli anni ’90 Keen è stato infatti, per sua stessa ammissione, uno dei pionieri della “prima corsa all’oro di Internet”: fondò Audiocafè.com, uno dei primi siti di musica digitale; il suo sogno era trasmettere musica da ogni possibile supporto tecnologico, “ascoltare l’intera opera di Bob Dylan con il computer, scaricare i Concerti Brandeburghesi di Bach sul mio telefono cellulare”.
Cosa gli ha fatto aprire gli occhi? Perché ha abbandonato il lato dei visionari per avvicinarsi ai detrattori, fino a diventarne addirittura il re? A detta di Keen, la colpa fu di un FOO (Friends of O’Reilly), un evento esclusivo che raccoglie adepti di una fede messianica nei benefici economici e culturali della tecnologia.
Il camp aveva una sola regola: non c’erano regole. Niente spettatori, solo partecipanti. Tutti, proprio tutti, avevano il diritto di dire la loro. La democratizzazione suprema, il sogno di molti. L’incubo di Keen.

Dopo questa alquanto suggestiva presentazione dell’autore e delle sue origini, vorrei sottolineare che i temi trattati nel libro Dilettanti.com sono molteplici e tutti parecchio complessi. In questa recensione vi parlerò principalmente del libro come opera e vi esporrò il mio parere su alcuni argomenti; per il resto vi invito a consultare i testi che trovate alla fine dell’articolo.

Premessa fondamentale: Andrew Keen non ha previsto il futuro in toto. Ha, anzi, toppato parecchi dettagli; su alcuni elementi, invece, ci ha visto giusto.

In quest’opera l’autore non fa sconti a nessuno e passa in rassegna – con grande sincerità, a volte rasentando addirittura i limiti della maleducazione – quasi tutti i componenti – tecnologici e umani – del Web 2.0: Keen parla di Wikipedia e dei suoi fondatori, Sanger e Wales; critica il giornalismo partecipativo e la cultura dei blog; attacca la pirateria e la incolpa del declino degli store fisici, del cinema e della produzione musicale stessa.
La democratizzazione dell’espressione per Keen non vale, perché solo chi sa può parlare. Chi non sa dovrebbe, quantomeno, prima ascoltare, imparare e poi, forse forse, valutare di esprimere un parere. Ma senza titoli farebbe comunque meglio a stare zitto.
Il discorso di Keen è appassionato, il futuro dell’informazione e della cittadinanza gli stanno profondamente a cuore, è aggressivo, non teme di suscitare reazioni negative… anzi, le cerca appositamente. Il suo obiettivo è smuovere le coscienze.
La scienza non è democratica, l’arte nemmeno. Keen odia le bufale, odia gli incompetenti e odia chi permette a questi di diffondere falsità.
Attenzione: Keen non condanna a priori il Web 2.0, bensì si scaglia contro la deriva verso cui questo sembra volgere.

Andrew Keen aveva ragione? Uso un passato per un motivo ben specifico: Dilettanti.com uscì nel 2008/2009, quindi ormai più di un decennio fa. Il mondo nel frattempo è cambiato, il Web è cambiato, e possiamo forse tirare qualche somma. Keen ci ha azzeccato? La distopia che ha previsto si è realizzata?
Solo in parte sì: a mio parere Keen ha centrato perfettamente alcuni temi caldi, scottanti, da ustioni – primi tra tutti la circolazione di fake news e l’incapacità di molti utenti di riconoscerle. Ha toppato sull’età di chi ci casca, però: per lui i giovani sarebbero stati le vittime perfette, mentre oggi i dati dimostrano che gli adulti – con una alfabetizzazione digitale inferiore – si lasciano ingannare più facilmente.
Keen ha sicuramente sollevato il problema dell’autorità: il mio parere sui rischi delle centrali nucleari non è equiparabile a quello di un ingegnere nucleare, e purtroppo in ambito scientifico oggi soffriamo molto le conseguenze di questa “sfiducia nell’autorità”, tanto che spesso prevale il bisogno – ingiustificato e dannoso – di esprimere una nostra opinione su argomenti sui quali siamo drammaticamente ignoranti.
Diverso è forse il discorso sull’arte, ambito in cui la soggettività gioca da sempre un ruolo di rilievo.
Keen ha indovinato anche la previsione sul “mare magnum del Web”: dove c’è troppa “roba” nessuno trova niente con facilità.
[E qui potremmo fare un bel discorso sugli autori emergenti… ma lo rimandiamo a un’altra volta.]

Quali sue previsioni invece non si sono realizzate? Per fortuna l’uomo è stato meno stupido di quanto Keen avesse ipotizzato, siamo stati perciò in grado di rimediare ad alcuni errori degli albori del Web 2.0: ci siamo, insomma, evoluti.
Wikipedia, per esempio, non è il marasma sconclusionato di informazioni errate e artigianali che aveva previsto Keen: la celebre enciclopedia collettiva vanta, al contrario, un tasso di attendibilità statisticamente identico a quello della prestigiosa Enciclopedia Britannica.
Così come, a mio parere, Keen ha esagerato sui danni provocati da pornografia, videogiochi e giochi “di seconda vita” (creazione di identità digitali, tipo Second Life); ha sottovalutato invece i rischi della personalizzazione e le conseguenze in ambito politico.

Nell’insieme, Andrew Keen non mi ha convinta di tutte le sue idee, l’ho trovato troppo rigido e poco aperto al confronto; tuttavia questa sua opera spinge – obbliga – alla riflessione, pertanto ne consiglio la lettura a chiunque sia interessato al tema.

Recensione pubblicata su VCUC: https://www.vuoiconoscereuncasino.it/...
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Published on February 11, 2020 11:49 Tags: andrew-keen, dilettanti-com, web-2-0

October 6, 2018

RECENSIONE: Il cielo è fatto di lei e di me di Markus Zusak

"Il cielo è fatto di lei e di me" è il capitolo conclusivo della trilogia The Wolfe Brothers.
Il tema centrale di questo romanzo è l'amore. A Cam capita spesso di rimanere affascinato dalle ragazze in costume da bagno che vede sulle copertine delle riviste, si è già "infatuato" di un paio di ragazze in passato, però quello che lui cerca in questo momento è l'amore vero. Cameron è definito da suo fratello Rube "il ragazzo dal cuore grande" e direi che questa definizione gli calza a pennello. Il minore dei Wolfe desidera innamorarsi di una ragazza "reale", come lui stesso dice spesso, non vuole per sé una supermodella, ma una ragazza normale. Vorrebbe innamorarsi perdutamente e per una volta essere anche ricambiato; vorrebbe avere una fidanzata da amare, proteggere e far sentire speciale. Mi piace moltissimo la concezione che Cam ha dell'amore: lui vede le donne come degli angeli, come delle creature perfette da venerare e proteggere con cura. Suo fratello Rube, invece, ha una visione completamente diversa dell'amore e delle donne: per lui, in questo momento, una ragazza vale l'altra. Grazie alla fama che ha ottenuto in seguito alle sfide di boxe le ragazze fanno la fila per Rube, purtroppo nessuna sembra essere realmente importante per lui.

Il caso vuole che Cam trovi la sua anima gemella in una delle numerose fidanzate di suo fratello, Octavia. Fin dall'inizio ho considerato Cameron e Octavia una coppia perfetta. Sono molto simili, preferiscono stare sulle loro, passare il tempo da soli, lui con le sue parole e i suoi racconti, lei con la sua armonica e la sua musica. Tutte e due a volte si sentono soli e incompresi, riescono a capirsi e a supportarsi a vicenda, a condividere le loro passioni e i loro sogni. All'inizio il loro è un rapporto delicato e quasi celato che con il tempo diventa sempre più solido e passionale.

Come sempre Cam mi ha suscitato una tenerezza incredibile, perché è estremamente dolce e quasi fin troppo delicato nei confronti di Octavia, è impacciato, la tocca a malapena e le parla ancora meno, ha paura di dire o fare la cosa sbagliata. Anche Octavia mi è piaciuta molto: ha una personalità ben definita, è sempre se stessa, è vera, non è una ragazza artificiosa che vuole solo mostrarsi agli altri; è la ragazza "reale" che Cam da sempre cerca.

Oltre alla relazione tra Cam e Octavia in questo libro l'autore porta avanti anche il rapporto tra i due fratelli Cam e Rube. Ho adorato il modo in cui Markus Zusak ha deciso di sviluppare i due personaggi, infatti libro dopo libro abbiamo la possibilità di conoscerli sempre meglio, di scavare nel loro cuore e nella loro mente, di amarli in alcune situazioni e di odiarli in altre, di comprenderli.

Come ultima cosa vorrei fare i miei complimenti all'autore per la sua capacità di raccontare una storia, presentarci una famiglia e sviluppare i legami tra i vari personaggi in meno di 200 pagine.
Consiglio vivamente la serie a chi ha voglia di scoprire una storia veloce, divertente e semplice da leggere, ma anche carica di significato e di emozioni.
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Published on October 06, 2018 02:22 Tags: love, markus-zusak, review, the-wolfe-brothers, young-adult

August 29, 2017

RECENSIONE: Noi siamo tutto di Nicola Yoon

Una storia indimenticabile. Non ho altre parole per descrivere questo libro, quindi vi cito direttamente la locandina del film: "una storia indimenticabile".

Fin dalle prima pagine Madeline ci invita a conoscere lei e il suo mondo "tutto bianco", e lo fa con una semplicità disarmante: non è in cerca di pietà e compassione, non prova a commuoverci raccontandoci i dettagli più strappalacrime della sua esistenza... No, lei è pacata e sincera, e ci si mostra in tutta la sua essenza, descrivendo con spontaneità i dettagli quasi più banali della sua vita, quelli che quasi tenderemmo a non notare. Ci parla dei suoi libri, dei suoi corsi online, dei suoi vestiti e ci fa empatizzare con lei ancora prima di farci sapere che è malata.
Maddy è malata e non può uscire di casa... Se lo facesse probabilmente le "Esploderebbe la testa. Oppure i polmoni. O il cuore.", come spiega lei stessa, scherzando. E questo è ciò che mi ha fatto adorare Maddy: lei scherza. Nonostante la sua sia una situazione a dir poco tragica, lei è forte senza quasi rendersene conto, è allegra oltre ogni comprensione, è sincera e meravigliosa. Resta a bocca aperta per ogni sorpresa e apprezza ogni dono.
E il suo dono più grande è Olly.

RECENSIONE COMPLETA SU: http://vuoiconoscereuncasino.blogspot... Everything, Everything by Nicola Yoon
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Published on August 29, 2017 04:22 Tags: everything-everything, nicola-yoon, noi-siamo-tutto

RECENSIONE: Paper Princess e Paper Prince di Erin Watt

The Royals mi ha sorpresa.
Nel corso degli ultimi mesi ho letto e visto recensioni di ogni tipo su questa serie di romanzi: alcuni la odiavano, molti la amavano. E io, dopo essermi letta in un paio di giorni sia Paper Princess che Paper Prince, posso ora capire entrambe le posizioni. Mi situo nel mezzo, diciamo.

Partiamo dagli aspetti positivi, che hanno contribuito a rendere questa serie celebre in tutto il mondo.
Le autrici ci sanno fare, senza alcun dubbio: non impiegano uno stile forbito, un lessico preciso e non si dilungano in descrizioni dettagliate o riflessioni profonde... Sanno scrivere semplice, facile, diretto. Sanno scrivere come risulta comprensibile (e apprezzabile) per la maggior parte delle persone, sono immediate. Il romanzo si fa leggere in fretta, è scorrevole e non richiede particolare attenzione. La trama è ricca di colpi di scena, di azioni movimentate, di scontri, di litigate, di sfoghi, di confessioni... Ha tutti gli elementi di una perfetta telenovela: questo sicuramente incuriosisce continuamente il lettore, aiuta a non perderlo per strada, a convincerlo a continuare per scoprire cosa accadrà.
Insomma, le autrice sanno come catturare il pubblico.

La domanda che ora mi pongo/vi pongo è questa: sono così brave a stregare i lettori... Da far dimenticare loro di pensare?

RECENSIONE COMPLETA Paper Princess (The Royals, #1) by Erin Watt Paper Prince by Erin Watt SU: http://vuoiconoscereuncasino.blogspot...
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Published on August 29, 2017 04:20 Tags: erin-watt, paper-prince, paper-princess, the-royals, young-adult

September 16, 2014

Novità in arrivo!

A breve l'uscita del mio secondo romanzo, il cui titolo è "Vuoi conoscere un casino?".

Qui potete trovare alcuni estratti del libro: https://www.facebook.com/vuoiconoscer...
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Published on September 16, 2014 13:48

August 20, 2014

ANCORA RECENSIONI :))

"La storia stessa, nonostante sia molto semplice, ha qualcosa che ti spinge a continuare, l'autrice è riuscita a darle quel tocco di originalità che contraddistingue Guardami, rendendolo un libro con una storia comune, ma narrata in modo unico."
- Honey, there are never enough books

http://thegalwholivesofbooks.blogspot...
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Published on August 20, 2014 05:58 Tags: recensione-guardami

August 6, 2014

Seconda recensione!

Ecco la seconda recensione del mio romanzo Guardami :))

"Sono tornata a quand'avevo 17 anni. Anzi, per il mio modesto parere, un pochino prima. Alla solita età di Alessandra, la protagonista, carismatica e beh, come poterle affibbiare un aggettivo se non semplicemente adolescente?"
- Claudia


http://someonewhosreading.blogspot.it...
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Published on August 06, 2014 00:50 Tags: guardami-recensione