Wrap up marzo 2020
Se sei d’accordo sorvoliamo sul fatto che è stata necessaria la quarantena affinché mi decidessi a tornare a scrivere sul blog e passiamo subito ad argomenti meno penosi, ovvero quello che ho letto nel mese di marzo. Invece di dedicare un post a ciascuna lettura, provo a inaugurare un format più snello che mi permetta di raccontarti le mie impressioni senza dilungarmi troppo! Per una chiacchierata più intima ti ricordo che c’è Teacup, la mia newsletter, a cui se non l’hai già fatto puoi iscriverti tramite il form nella colonna qui a sinistra oppure in calce al post.
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Locke & Key di Joe Hill e Gabriel Rodriguez vol. 1 – 4 (Magic Press)
Ho iniziato a leggere questi fumetti dopo aver divorato l’omonima serie tv (di cui ci sarà una seconda stagione, THANK GOD). Poche parole per raccontarti la trama, se non sai già di cosa stia parlando: dopo la drammatica morte del padre, la famiglia Locke si trasferisce nell’antica dimora paterna nella speranza che questo cambiamento aiuti tutti a voltare pagina e superare la tragedia che li ha sconvolti. Quello che nessuno di loro sa è quanto Keyhouse sia legata all’assassinio del padre… e quanti segreti nasconda. Metti un demone nel pozzo, delle chiavi magiche e la penna di Joe Hill (sì, proprio lui, il figlio di Stephen King): il risultato non può che essere WOW.
Il mio giudizio in questo momento è parziale dato che mi mancano gli ultimi tre volumi, ma dubito cambierà: sebbene sia dura battaglia, preferisco l’adattamento Netflix. Lo so, è una di quelle frasi che un lettore pronuncia assai di rado, quindi apprezza la mia onestà XD. Sebbene il fumetto abbia un tono horror più marcato e sia molto più complesso, sinora non ha scatenato in me la stessa empatia che ho provato durante la visione della serie. È probabile sia merito dell’incredibile bravura degli attori e di una colonna sonora pazzesca che non sono riuscita a togliermi dalla testa per giorni. In ogni caso mi sento di consigliarti entrambi. Magari opta per la serie tv, dove il tono è più fantasy che horror, se preferisci evitare i dettagli cruenti che nel fumetto non vengono risparmiati.
L’ultima seduta spiritica di Agatha Christie (Mondadori)
C’è poco da dire, la Christie in un modo o nell’altro è sempre la scelta giusta. Questa raccolta di racconti più o meno gotici mi ha appagata enormemente nonostante non li abbia trovati tutti allo stesso livello. Alcuni sono a dir poco geniali, altri un pochino confusi e hanno esiti non troppo brillanti, ma nell’insieme è una raccolta piacevolissima, un must per chi ama questa scrittrice o magari vuole iniziare a conoscerla partendo dalla sua vena più dark.
The Quick di Lauren Owen (Fazi)
Questa è stata LA LETTURA del mese. E pensare che attendeva paziente nella mia libreria dal 2016, e l’avevo addirittura abbandonata dopo un centinaio di pagine perché non era il suo momento *_*. Santi numi. Ora, se mi conosci bene sai che ho più che un debole per i vampiri (mi considero un po’ una vampirologa dato che sono stati oggetto della mia tesi) ma dopo l’ondata di Twilight e affini è molto difficile trovare romanzi che non siano becero romance. Nulla di tutto ciò! Siamo a Londra, piena epoca vittoriana: e se è vero che “chi si somiglia si piglia” dovrei aver catturato la tua attenzione. La quarta di copertina suggerisce che i protagonisti siano i due fratelli James e Charlotte, ma in realtà The Quick presenta molteplici narratori e punti di vista, e se di solito non amo quando la narrazione viene gestita in questo modo, qui il risultato è un romanzo impossibile da mettere giù. Molte volte mi sono chiesta se fosse ancora possibile scrivere di vampiri senza incorrere in qualcosa di trito, ebbene questo romanzo mi ha dato la risposta. Fa l’occhiolino ai grandi classici del genere tanto che riesco a immaginare una sua pubblicazione a puntate com’era d’uso all’epoca, ma non si propone di esserne una pallida copia. Deliziosamente gotico, brillante, indimenticabile.
Mrs Poe di Lynn Cullen (Neri Pozza)
Ora, è ovvio che qualunque lettura venuta dopo una così intensa non goda del migliore dei presupposti, ma non pensare che il mio giudizio sia più severo del dovuto per tale ragione. L’autrice di quest’ambizioso romanzo racconta il triangolo amoroso che ha coinvolto la suddetta signora Poe, il celebre Edgar e la poetessa Frances Osgood. Sul rapporto tra Edgar e Frances, in realtà, non si sa nulla di certo se non che tra i due c’è stato uno scambio di ardenti poesie, tra l’altro sotto gli occhi di tutti. Nonostante questo non avrei avuto nessun problema a dar per buona l’idea della Cullen, se non fosse che il romanzo cade fin da subito nelle spire di quel becero romance cui accenavo sopra. Meglio specificare che non ho nulla contro il romance, sebbene non mi capiti spesso di leggerlo. Il problema è che, se lo consideriamo da questo punto di vista, il risultato lascia molto a desiderare, tanto che per il modo con cui vengono descritti gli approcci tra i due mi è sembrato di leggere uno di quei romanzetti rosa da spiaggia. Un paio di assaggi (e non dei peggiori) per farti capire cosa intendo:
D’un tratto venne verso di me e il cuore cominciò a battermi così forte che di certo anche lui doveva sentirlo. La sua voce era impastata dal desiderio quando parlò. «Oh, donna!»
Aprendo gli occhi, l’indomani mattina, vidi Edgar presso la finestra con in mano carta e penna. Il suo nobile profilo si stagliava contro la luce morbida del mattino e il ricordo delle cose che avevamo fatto quella notte mi riempì subito di esultanza.
Oh, donna? Il ricordo delle cose che avevamo fatto quella notte mi riempì subito di esultanza? Vado ad asciugarmi le lacrime di sangue XD. Ti assicuro che non lo dico per pudicizia, anzi, ma perché queste scene richiedono una maestria che qui manca del tutto. Insomma, Mrs Poe è un’occasione persa. Al di là degli slanci ormonali l’amore tra i due non è reso in modo credibile, e nonostante gli accenni alle opere che stanno scrivendo la loro vocazione letteraria rimane sempre in ombra, come un sottofondo accessorio. Argh. Non commento nemmeno il “colpo di scena finale”, non solo per evitare spoiler, ma perché è a dir poco imbarazzante.
La campana di vetro di Sylvia Plath (Mondadori)
Onesto e doloroso, così intenso che ho dovuto leggerlo a spizzichi, inframmezzandolo ad altre letture. Non che non sapessi a cosa stavo andando incontro: è un romanzo molto biografico, e la consapevolezza che l’autrice si è suicidata un mese dopo la sua pubblicazione toglie quel barlume di speranza che lascia il finale. So di appartenere a una generazione privilegiata per nascere donna, eppure sento ancora sulla mia pelle la pressione di cui parlava Sylvia.
Un paio di considerazioni prima di concludere questo post che doveva essere snello e che invece, alla fine, tanto snello non è venuto.
Non so davvero come avrei superato il mese appena passato senza i libri di cui ti ho parlato (sì, anche quelli deludenti come Mrs Poe) e mai come in questo periodo sono grata di avere una vita interiore così ricca che mi consenta di essere felice con così poco. Ah, e finalmente i millemila libri accumulati hanno smesso di farmi sentire in colpa: tutto ha un senso, alla fine XD.
Raccontami come stai, se ti va, e se anche tu hai trovato rifugio tra le pagine!
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