Un racconto tra le rose
Nel cuore di una vallata nascosta tra montagne aride e severe, sorge una dimora tanto enigmatica quanto la sua proprietaria.
La Gabbia, con le sue rose perenni che sbocciano in ogni stagione, custodisce segreti che travalicano i confini della comprensione umana.
Tra questi muri carichi di storia si snoda il racconto di Adam, una creatura nata dall’audace esperimento di Lucifer, l’angelo ribelle. Il suo sangue, un’amalgama unica di essenze immortali, racchiude il potere di sfidare i tre Limiti che separano gli uomini dalle creature dei tre mondi.
Le sale della Gabbia, dove il silenzio degli spiriti servitori danza con l’eco di conversazioni perdute, hanno assistito alla metamorfosi di Adam: da cavia traumatizzata del Genesis a essere consapevole della propria natura straordinaria. Qui, sotto lo sguardo penetrante di Luceia, il primo dei tre Calici, Adam ha imparato a muoversi tra le ombre di un’esistenza che sfida ogni definizione.
I giardini di rose, eterni nella loro fioritura come immortali sono i loro custodi, fanno da cornice a incontri con creature che sembrano uscite da leggende dimenticate: vampiri antichi quanto il tempo stesso, spiriti intrappolati tra la vita e la morte, e i misteriosi Calici – entità che incarnano i cardini stessi dell’esistenza.
Ma è nelle pieghe più intime del racconto che emerge la vera essenza di questa storia: la ricerca spasmodica di identità di un essere che, nato come sfida al divino, si trova a dover tracciare il proprio cammino in un universo dove le certezze si sgretolano come sabbia tra le dita.
La narrazione si dipana come un arazzo finemente intessuto, dove ogni filo rappresenta una scelta, un incontro, una rivelazione. Attraverso le pagine, assistiamo alla trasformazione di Adam, al suo viaggio da strumento della ribellione di Lucifer a essere autonomo, capace di sfidare persino coloro che l’hanno plasmato.
La prosa, densa di immagini evocative e dettagli sensuali, ci trasporta in un mondo dove l’immortalità non è un dono, ma una condizione esistenziale che porta con sé il peso di scelte impossibili e responsabilità eterne.
Questa storia non è solo un racconto di fantasia, ma una riflessione profonda sulla natura del libero arbitrio, sull’eredità che ci portiamo dentro e sulle scelte che, anche quando sembrano predestinate, possono essere sovvertite dalla forza della volontà individuale.
La Gabbia rimane lì, immutabile nel tempo, con le sue rose che continuano a fiorire in ogni stagione, testimone silenzioso di una storia che continua a riverberare attraverso le generazioni, ricordandoci che anche nelle pieghe più oscure dell’esistenza può fiorire la libertà di scegliere il proprio destino.


