Delitto E Castigo Quotes

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Fyodor Dostoevsky
“Sono proprio i piccoli particolari, di solito, a rovinare ogni cosa...”
Fëdor Dostoevskij

Fyodor Dostoevsky
“Capita a volte di incontrare persone totalmente sconosciute, di cui cominciamo a interessarci al primo sguardo, all'improvviso.”
Fyodor Dostoyevsky, Crime and Punishment

“Così egli si tormentava, assillandosi con tali domande e trovandovi perfino una specie di voluttà. Del resto, tutte quelle domande non erano nuove, improvvise, ma vecchie e dolenti. Già da un pezzo avevano cominciato a tormentarlo e a dilaniargli il cuore. Da moltissimo tempo era germinata in lui tutta la tristezza che sentiva adesso, era cresciuta accumulandosi, e negli ultimi tempi era maturata, concentrandosi e assumendo l'aspetto di un orrendo, crudele e fantastico problema, che torturava a fondo il suo cuore e il suo cervello ed esigeva una soluzione.
Adesso, poi, la lettera di sua madre lo aveva colpito come un fulmine. Era evidente che non era più possibile, ormai, torturarsi e soffrire passivamente, accontentandosi solo di riflettere sull'insolubilità dei problemi, ma occorreva assolutamente fare qualcosa, e subito, al più presto. Occorreva ad ogni costo decidersi a far qualcosa, oppure...
«Oppure, rinunciare addirittura alla vita!» esclamò ad un tratto al colmo dell'esaltazione. «Piegarsi docilmente alla sorte così com'è, una volta per tutte, soffocando ogni cosa dentro di sé, rinunciando ad ogni diritto ad agire, a vivere e ad amare!»
«Lo capite, lo capite, egregio signore, cosa significa quando non c'è più un posto dove andare?» gli tornò in mente a un tratto la domanda rivoltagli da Marmelàdov il giorno prima. «Già: perché ogni uomo deve pur avere un posto dove poter andare...»”
Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo

“I sogni di un malato sono caratterizzati spesso da straordinario rilievo, vividezza ed eccezionale somiglianza con la realtà. L'evento è, a volte, mostruoso, ma l'ambiente e l'intero processo della rappresentazione sono così verosimili e così ricchi di sfumature, di particolari inattesi ma artisticamente appropriati all'insieme, che chi sogna non saprebbe inventarli da sveglio, nemmeno se fosse un artista della grandezza di Puškin o di Turgenev. Questi sogni, poi - sogni morbosi -, rimangono a lungo impressi nella memoria, e producono un'impressione profonda su un organismo già scosso ed eccitato.”
Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo

“[...]non credi che un piccolo delitto sarebbe compensato, in questo modo, da migliaia di buone azioni? Per una sola vita, migliaia di vite salvate dal marciume e dalla rovina. Una sola morte, e cento vite in cambio: ma questa è matematica! Che cosa conta, sulla bilancia collettiva, la vita di quella vecchietta tisica, stupida e malvagia ? Non più della vita di un pidocchio, di uno scarafaggio, anzi meno, perché la vecchia è dannosa. Rovina la vita agli altri: giorni fa, per la rabbia, ha morsicato un dito a Lizavèta; per poco non gliel'hanno dovuto amputare!»
«Certo è indegna di vivere,» aveva osservato l'ufficiale, «ma qui entra in ballo la natura.»
«Eh, mio caro, la natura si può correggere e dirigere, se no affonderemmo nei pregiudizi. Non ci sarebbe mai stato nessun grand'uomo, se no... Si dice: ‹il dovere, la coscienza›; e io non ho niente da dire contro il dovere e la coscienza, ma come li intendiamo, noialtri?”
Fëdor Dostoevskij, Delitto e castigo

“«Il senso pratico lo si acquista a fatica, non casca giù dal cielo. E noi, invece, son quasi duecento anni che ci hanno disabituati dallo svolgere qualsiasi attività pratica... Magari c'è fermento di idee,» disse rivolto a Petr Petròviè, «c'è desiderio di bene, anche se in forma infantile; e c'è perfino della gente onesta, nonostante l'enorme numero di imbroglioni piovuti qui da tutte le parti; ma il senso pratico, malgrado tutto, non lo si vede! Il senso pratico non è roba di tutti i giorni.» «Non sono d'accordo con voi,» ribatté Pëtr Petròviè, visibilmente compiaciuto. «Certo, esistono delle infatuazioni, delle irregolarità, ma bisogna anche essere indulgenti: le infatuazioni testimoniano della passione per la causa, e dell'ambiente esterno sbagliato con cui la causa deve fare i conti. Se poi è stato fatto poco, bisogna anche tener presente che c'è stato poco tempo. Non starò a parlare dei mezzi. Inoltre, secondo il mio punto di vista personale, se vi interessa conoscerlo, qualcosa è stato fatto: si sono diffuse idee nuove utili, e nuovi e utili libri che hanno preso il posto
di quelli di prima, che avevano carattere fantastico e romantico; la letteratura va acquistando un carattere più maturo; molti pregiudizi dannosi sono stati sradicati e messi alla berlina... In una parola, ci siamo irrevocabilmente staccati dal passato, e questo, secondo me, è già un lavoro serio...»”
Fëdor Dostoevskij, Crime and Punishment

“Se, ad esempio, fino ad oggi mi dicevano: ‹ama gli altri› e io li amavo, che cosa ne veniva fuori?» riprese a dire Pëtr Petròviè, forse un po' troppo frettolosamente. «Ne veniva fuori che stracciavo il mio caffettano a metà, lo dividevo con il mio prossimo, e ambedue rimanevamo seminudi, secondo il proverbio russo: ‹Se corri dietro a troppe lepri, non ne acchiappi nemmeno una›. La scienza invece dice: ama innanzitutto te stesso, poiché a questo mondo tutto è basato sull'interesse personale. Se amerai te stesso, farai bene i tuoi affari e il tuo caffettano rimarrà intero. La verità economica, poi, aggiunge che più ci sono, in seno alla società, iniziative private organizzate e, per così dire, caffettani interi, tanto più numerosi sono i saldi puntelli su cui essa si regge, e tanto meglio vi si sviluppa anche la causa comune. Di conseguenza, nell'acquistare unicamente ed esclusivamente per me, con ciò stesso è come se acquistassi per tutti, e così il mio prossimo riceve qualcosa di più di un caffettano lacero; e non da singole elargizioni di privati, ma per effetto della generale prosperità. È un'idea semplice, ma disgraziatamente per troppo tempo non è venuta in mente a nessuno, offuscata dagli entusiasmi e dalle fantasticherie, mentre non ci vuol poi molto acume, sembrerebbe, per capire...»”
Fëdor Dostoevskij, Crime and Punishment