Lago Quotes

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Cormac McCarthy
“Se detuvo a medio camino para mirar atrás. De pie y temblando en el agua y no de frío porque no hacía ninguno. No le hables. No la llames. Cuando se acercó, él le tendió la mano y ella la tomó. Era tan pálida en el lago que parecía estar ardiendo. Como una luz fosforescente en un bosque tenebroso. Que ardía sin llama. Como la luna que ardía sin llama. Sus cabellos negros flotaban en el agua alrededor, caían y flotaban en el agua. Ella le rodeó el cuello con su otro brazo y miró hacia la luna en el oeste no le hables no la llames y entonces volvió su rostro hacia él. Más dulce por el hurto de tiempo y carne, más dulce por la traición. Grullas que anidaban y se sostenían sobre una pata entre las cañas de la orilla sur habían sacado sus esbeltos picos de debajo de las alas para vigilar. ¿Me quieres?, preguntó ella. Sí, dijo él. Pronunció su nombre. Dios mío, sí, dijo.”
Cormac McCarthy, All the Pretty Horses

Giulia Caminito
“Sono finiti i mesi delle vacanze liceali e degli spruzzi, dei lunghi pomeriggi e delle pigre ore del meriggio, sono ingabbiata in questa nuova villeggiatura, così corta da risultare fulminea, insufficiente.
L’estate è diventata breve, al tramonto il lago è una tigre, la luce si spezza in strisce gialle e nere dove il sole sta cadendo mentre
dall’altro lato si affaccia la notte. Quando porto i libri con me e sto seduta sulla spiaggia vicino al borgo antico, guardo il cielo dalla riva e vedo la luce sparire dalle case un poco alla volta, anche quando non ci sono nubi una foschia s’addensa e nasconde.”
Giulia Caminito, L'acqua del lago non è mai dolce

Giulia Caminito
“Cristiano anni fa mi ha raccontato una storia sul nostro lago: sorgeva, in passato, al centro una città di nome Sabazia, era una
città florida, il commercio era fiorente, l’agricoltura nelle terre limitrofe non vedeva siccità o pericoli, c’era abbondanza al mercato, lungo le vie, ma la sua gente era contrita, velenosa, acre, non c’era nessuno che possedesse qualità. Così la città e i suoi abitanti vennero puniti da Dio che decise di far piovere molta acqua sulle case, sulle mura, nei cortili, sui panni stesi ai fili e sulle aie dove
venivano governati i maiali, sopra alle stalle dei cavalli, l’acqua scese e scese, tanto da portare una inondazione che coprì Sabazia. Solo una fanciulla si salvò perché un giovane misterioso le consigliò di correre via con lui.
La ragazza chiese perdono a Dio e si rifugiò in una chiesa, lontana dal paese, lì dichiarò che sarebbe per sempre stata lodevole, santa.
Guardo il lago, è tornato cupo ai miei occhi, immobile, non emette alcun suono, sembra moribondo, caduto in un sonno insalubre.
[...]
Mi è chiaro, solo ora con assoluta certezza, che al centro del lago non c’è alcuna città Sabazia, come non c’è un presepe sotto il molo,
come non ci sono fantasmi al Castello Odescalchi o streghe che si aggirano tra le dune di sabbia quando il sole cala, questi paesi
vivono di narrazioni posticce, hanno creato mitologia sui sassi e le pietre vulcaniche, con la loro leggenda volevano esorcizzare i bruti e gli svergognati, punirli, sciacquarne via i peccati, ma le storie non bastano, non raccontano tutte le verità, ed è evidente che non c’è
stata conversione, non è esistita nessuna donna superstite, nessuna donna benedetta; esistono solo le donne di sangue, come me.”
Giulia Caminito, L'acqua del lago non è mai dolce

Giulia Caminito
“Non affretta troppo quei gesti, ma sistema i fucili, si prende cura di quel corpo morto e dei suoi liquidi con pacata freddezza, la sua dote che preferisco, l’asetticità con cui reagisce al mondo e ai suoi affronti, se c’è da fare lui lo fa. Cristiano è compatto, certo, omogeneo, ha comprato con una piccola eredità della nonna una fattoria fuori dal paese e la sta sistemando, lavora tutto il giorno ad aggiustare le stalle, a tirare su le recinzioni, a stuccare i muri, lui è
nato in questi luoghi ed è questi luoghi, è la sua famiglia, è il lago, è come appare, trasparente, evidente.
Io sono la donna spezzata e opaca, quella che si rifrange sulle superfici e la vedi sempre a metà.”
Giulia Caminito, L'acqua del lago non è mai dolce

Giulia Caminito
“[...]e adesso sento che al centro del petto s’è aperto un cratere, dove una volta era stato un vulcano, chi può dirlo, nei secoli
pioverà e alla fine qualcuno chiamerà lago quello che prima era solo un buco, il fantasma di qualcosa che s’è spento.
[...]Quando il lago sarà svuotato, smaschereremo le leggende, le menzogne, i racconti, potremo scoprire reperti, mettere nelle teche le antichità, potremo vedere i pesci dibattersi all’aria, capire che colore ha la terra se non la vedi, potremo recuperare le canne da pesca perdute, le barche affondate, i giubbotti di salvataggio sgonfiati, i cadaveri affogati, le eliche degli elicotteri caduti, smetteremo di rifletterci, di pensarci da sponda a sponda, di pescare e tirare su le reti, di nascondere presepi e fucili sott’acqua.
È il momento della cucina che è stata tirata su da mio fratello con la calce e le piastrelle – l’ho sentito giorno e notte armeggiare con la spatola dentro a un secchio – apro anche quel rubinetto e chiudo lo scarico, lascio spalancate le porte di tutte le stanze, passa aria, passa acqua, passo anche io.
Mi siedo al centro del salotto e mi domando quanto tempo ci vorrà, se basteranno due, tre, sette ore, se potrò a un certo puntosentire l’acqua arrivare alle caviglie, almeno sotto alla punta delle dita, l’acqua del lago rubata, l’acqua del lago amara e perfetta, l’acqua che creerà una e più pozze moleste, che sgorgherà e inumidirà, che farà chiazze sui soffitti, che si infilerà nelle crepe e poi colerà e bagnerà divani e comodini, bottiglie dell’olio, libri e cataloghi, riviste, sacchi dell’immondizia, sovraccoperte, tende, l’acqua darà noia ai passanti, arriverà alle fondamenta, sarà il supplizio, l’acqua invaderà la strada e il quartiere, le automobili affonderanno e bisognerà costruirsi zattere e ripari, lasciare incustoditi gli averi e le proprietà, chi non saprà rimanere a galla verrà portato via.
Chiudo gli occhi e inizio a contare.”
Giulia Caminito, L'acqua del lago non è mai dolce

Juan José Arreola
“[…] Aquí entre mazorcas y blandos juncos de tule, donde los indios tejen petates, amarran tapeistes y urden sillas frescas con armazón de palo blanco o pintado de azul celeste con flores rosas amarillas de cempasúchil, agria flor que huele a fermentos de vida y de muerte como tú… Aquí entre gallaretas, corvejones, sapos, ranas, cucarachas de agua y cucharones. Entre tepalcates, golondrinos y sambutidores pipiles. Bajo el vuelo rasante de agachonas y el rápido altísimo geométrico de zopilotillos vespéridos. Entre tuzas chatas y murciélagos agudos. Aquí te hallé última forma de soñar despierto. […]”
Juan José Arreola, Tres días y un cenicero y otros cuentos