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Le donne hanno l’abitudine di cadere in un pozzo, scriveva Natalia Ginzburg su Mercurio, negli anni successivi alla guerra. Il romanzo breve “È stato così” rievoca perfettamente questa immagine del pozzo, e dei sentimenti di una donna che soffre per la perdita, per un amore, per la vita stessa.

Ho appena finito di leggere il primo romanzo breve, “La strada che va in città”, pubblicato nel 1941.
È la storia di una ragazzina che vive in campagna con la sua famiglia e che, ogni giorno, percorre una lunga strada per raggiungere la città. Non so perché, ma le storie di Ginzburg, per certi versi, mi ricordano me stessa e la mia vita passata. E mi fanno piangere tanto.

Ho letto i primi tre racconti in ordine cronologico: Un’assenza, Casa al mare, Mio marito.
Un’assenza è un brevissimo racconto di tre pagine, scritto da Ginzburg a diciassette anni. Casa al mare rivela uno stile più maturo rispetto al primo. Così come Mio marito, un racconto straziante e molto profondo (ho provato pietà per la protagonista).
Ginzburg è, come sempre, immensa.