Michele Orti Manara's Blog

July 15, 2025

due tipologie

Mi pare che, tagliando con l’accetta, ci siano due tipologie di persone: quelle che danno sempre la colpa agli altri, e quelle che la danno sempre a loro stesse. Le prime sono un po’ più ridicole, le secondo un po’ più patetiche. Ma sono infelici tutte e due.

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Published on July 15, 2025 13:53

June 4, 2025

un pezzo perduto

Lui lo chiama l’oggetto mancante. Ripete che gli manca qualcosa, come se giocasse a un puzzle con un pezzo perduto, che doveva andare da qualche parte al centro della figura, e finché continuerà a mancargli, non potrà mai essere felice. A volte fa strani discorsi su questo puzzle e il pezzo mancante, dice che ha la sensazione che i pezzi non siano di meno, ma di più, che gli abbiano dato i pezzi di due puzzle mescolati, e poi ne abbiano tolti un po’ a casaccio, e ora non può finire nessuna delle due figure. Comunque i pezzi sono insufficienti.

Giordano Tedoldi
I segnalati
Fazi, 2013

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Published on June 04, 2025 02:30

May 23, 2025

nello spazio

Zoe dice: «Ho sempre pensato che “Nello spazio nessuno può sentirti urlare” si riferisse alla solitudine, alla desolazione dell’astronauta. Poi ho letto da qualche parte che, non essendoci atmosfera, nello spazio il suono non può propagarsi, e mi sono resa conto che forse la frase si riferisce a questo.»
«Ci pensi?» dice Zoe. «Una totale mancanza di rumori, e nessun punto di riferimento. E allora quella frase mi è sembrata ancora più spettrale, ancora più definitiva. Un silenzio irreversibile, come una mutilazione.»

(incipit di una cosa che sarà in libreria tra non molto, ma non so bene quando)

(Jeremy Geddes)

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Published on May 23, 2025 02:18

April 18, 2025

eternità

Quello che era successo era che a un certo punto aveva sentito una voce, sbucata da chissà dove, una voce priva di un corpo, e la voce gli aveva spiegato, con un tono così sicuro e perentorio da essere garanzia di verità, che finché avesse avuto libri che voleva leggere a tutti i costi non sarebbe morto. Non film da vedere, piatti da assaggiare, album da ascoltare, persone da conoscere o paesi da visitare, no: solo libri. Quello che però contava davvero, aveva detto la voce, era l’intima necessità: non contavano i libri scelti con leggerezza, quelli casuali, intercambiabili, contingenti, pescati per necessità in una libreria all’aeroporto o trovati abbandonati su una panchina al parco. Solo libri che voleva leggere a tutti i costi: quelli lì, aveva detto la voce priva di corpo, solo quelli sono la tua polizza sulla vita.

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Published on April 18, 2025 04:29

March 25, 2025

No matter how sublime

Sono ammirato — di più: perdutamente affascinato — dall’intelligenza e dall’empatia che si respirano leggendo Red Hand Files, la newsletter di Nick Cave. Nell’ultimo numero, a partire dalla domanda di un lettore si parla di come conciliare le proprie (eventuali) doti artistiche con le incombenze quotidiane, con il lavoro, la famiglia. E Cave, che potrebbe sguazzare senza troppe remore nella retorica dell’artista posseduto dal demone della creazione al punto da sacrificarvi tutto quanto, con grande candore dice invece che «no artistic endeavour, no matter how sublime it may appear, is worth denying your family or sacrificing those in your care».
Che siate fan della sua musica o no, e io non lo sono particolarmente, vale davvero la pensa iscriversi.

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Published on March 25, 2025 06:45

January 28, 2025

verdastri, belli

Ormai era quasi notte e l’anziana Città di Mare digradava verso il porto con i suoi viali e i suoi lungomare con palmizi, i lampioni erano già accesi, stradali e moderni, accecanti, verdastri, belli.
La Città di Mare gli risiedeva dentro da molto tempo.
Si sa come riescono ad abitarci le città: si introducono in noi sin da bambini, quando nemmeno ci interessano, quando siamo distratti a leggere fumetti, a giocare tutto il giorno e, nel caso della Città di Mare, a sguazzare nell’acqua della battigia con secchiello e paletta per intere estati, lunghe quattro mesi.
Sandro amava quella città, le apparteneva, la riconosceva, la sapeva.

Francesco Pecoraro, Cormorani
da Camere e stanze
Ponte alle Grazie, 2021

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Published on January 28, 2025 05:02

January 25, 2025

con la bocca e coi denti

Non so se sia una cosa che capita solo a me, comunque: a furia di analizzarlo mi sono reso conto che l’amore per i figli – ma forse amore è impreciso, incompleto, forse meglio: gioioso e non del tutto razionale ottundimento, fino alla quasi completa obliterazione del sé – non sia una roba che comincia con la loro nascita e poi si può considerare assodata. No no no, per me non funziona mica così. Funziona piuttosto a strappi, a ondate, con un meccanismo per cui ciclicamente arriva un momento in cui ti dici Ok, ormai sono spacciato, dissolto nel qualsiasi-cosa-purché-tu-stia-bene-e-io-poi-bo-vediamo, più di così mi sa che è impossibile, ti dici. E poi passa un po’ di tempo, e se prima per i figli avresti dato le gambe adesso ma prego ecco anche le braccia, ci mancherebbe, gli arti in fondo sono sopravvalutati, mi arrangerò a far tutto con la bocca e coi denti. E non so mica quand’è che finisce questa roba qua, anche perché a un certo punto non so bene cosa ti resti da offrire in pegno. Quello, vediamo. Però ne vale la pena, di questo sono piuttosto sicuro.

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Published on January 25, 2025 12:20

December 6, 2024

qua fuori

Ieri notte sono tornato a casa tardi, e mi sono accorto di non avere le chiavi. Ho sfruttato un vicino che ha aperto il portone d’ingresso, ma né il campanello né il telefono sono stati sufficienti a svegliare la famiglia e farmi entrare in casa. Così ho preso lo zaino, ci ho fatto un cuscino, la giacca, ci ho fatto una coperta, ho scritto questo biglietto da infilare sotto la porta, ho sperato che non mi scappasse da pisciare troppo presto, e ho chiuso gli occhi.
Sembrerebbe solo una storia di quotidiana idiozia, la storia di uno che esce senza chiavi, bravo merlo, e gli tocca di dormire sullo zerbino. Se non fosse che prima di arrivare sulla soglia di casa, in treno, mi ero letto da capo a piedi una conturbante novella – si intitola Addio arrivederci ciao, l’ha scritta Francesco Spiedo e l’ha pubblicata Zona 42. E anche in quella novella si parlava di treni, e di case, e di chiavi di case, e se ne parlava con un tono onirico, anzi incubico – parola che se non esiste, modestamente, ho appena inventato. E così, mentre sentivo che la moquette del pianerottolo mi stava probabilmente salvando una spalla, non capivo più bene se ero sveglio, se stavo leggendo, se stavo sognando – e tutto questo senza bisogno delle imbeccate di Marzullo.
La morale di questa storia è semplice: ricordate le chiavi di casa; ma se proprio le dimenticate, almeno fate in modo di avere con voi qualcosa di bello da leggere. Non risolve, ma aiuta.

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Published on December 06, 2024 14:07

September 2, 2024

ciottoli e ortiche

Perciò, meravigliata e abbattuta, come chi scorge per la prima volta un paese misero e silenzioso, e gli dicono che lì ha vissuto, credendo di vedere palazzi e giardini dove non erano che ciottoli e ortiche, e considerando in un baleno che la sua vita altro non era stata che servitù e sonno, e ora stava per declinare, smise di passeggiare, guardandosi intorno con aria stupita.

Anna Maria Ortese, Interno familiare
da Il mare non bagna Napoli
Adelphi, 1994

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Published on September 02, 2024 04:22

July 22, 2024

particolari

Più scrivo e leggo, cercando di capirci qualcosa, più mi pare che la grande scrittura sia fatta soprattutto di particolari. E se per molti altri aspetti della scrittura è possibile perseverare, imparare, migliorare, l’occhio che serve per certi particolari temo sia un dono che o ce l’hai, oppure no. Per esempio:

«I primi mesi, risvegliandomi, trovavo spesso mia madre seduta sul fondo del letto, il lungo collo piegato verso di me, come a curare il sonno del figliolo, che nessuno ne disturbasse il riposo. Ma presto cominciò a preoccuparsi, a interrogarmi come per caso, come soprappensiero, e mi lasciava sul comodino il termometro e una tazza di caffè. Una mattina provò a chiamare il medico, ma per fortuna costui arrivò in una delle mie poche ore di veglia. Vidi dallo spioncino l’uomo e la sua borsa nera, e mi guardai bene dall’aprire: ma insisteva, il tipo, scampanellava, e cosi costrinsi la mia vecchia a dire, con la sua voce sempre più debole, che doveva esserci un equivoco, che qui tutto andava bene, che forse al piano di sopra. Fausto, fece mia madre quando per le scale si spense l’eco dei passi del medico, Fausto, parlami ti prego, e si teneva aggrappata al bavero del pigiama come al davanzale di una finestra altissima.»

Questo è tratto dal racconto Il campanile bruno di Marco Lodoli, in Grande Raccordo. Ecco, l’occhio che serve per vedere la madre aggrappata al bavero come al davanzale di una finestra altissima, secondo me, o ce l’hai, oppure no. E ancora, stesso libro, dal racconto Brio:

«… era la prima volta che io ascoltavo la sua voce parlare. Era come la gonna che indossava: bianca e con le pieghe.»

Piccoli, benedetti, fondamentali particolari.

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Published on July 22, 2024 11:48