A ogni sofferenza corrisponde sempre una maggiore quantità d’amore

Delitto e Castigo di Fëdor Dostoevskij 

Russia, Pietroburgo. È un’estate calda e afosa, le giornate bagnate dal sudore proprio come le nostre delle ultime settimane. Rodion Romanovič Raskol’nikov è semplicemente uno studente prima di diventare l’assassino di due donne. 

L’omicidio premeditato lo fa precipitare nell’angoscia più cupa, suo vero castigo, finché sopraffatto dal dolore per ciò che ha commesso si pente e confessa, iniziando così un secondo castigo in Siberia, vera via di redenzione.

Ragione del pentimento di Rodion è una giovane ragazza, Sonja, che quasi come una terrena Beatrice dantesca, accompagna il protagonista nel tortuoso cammino verso la libertà. Infatti, solo chiamando le cose col loro nome siamo davvero liberi.

Prima del pentimento, Rodion si nasconde dietro le sue paure adducendo ragioni inconsistenti al suo efferato gesto, divenendo prigioniero del suo stesso gesto. Lo avrebbe fatto, lui sostiene, per le giuste ragioni, paragonandosi infine a Napoleone, capace di versare sangue per fare del bene. Sonja gli dona occhi nuovi, dal momento che ogni redenzione passa inevitabilmente dal dono di una vista rinata. Ora Rodion può trovare un senso persino del dolore più grande: la consapevolezza di aver ucciso e la fatica di perdonare sé stessi.

A nessuno sono estranee situazioni dolorose che pongono nella condizione di dover rinunciare a qualcosa di noto per abbracciare l’ignoto. In questo vacillare però, non è forse Dio che ci chiede di compiere un semplice gesto d’amore? Che ci sta dicendo: “Fidati, in quello che chiami ignoto troverai solo Amore”. Quell’amore gratuito che hai sempre desiderato e che spesso è mancato. Quell’amore che devi ricevere e che devi donare.

A ogni sofferenza che Dio ci dona corrisponde sempre una quantità maggiore di amore. Quell’Amore che salva.

“Perché no, anche la sofferenza può essere una buona cosa. Allora soffrite! […] Lo so che non vi va di crederci, ma non state a sofisticare maliziosamente; lasciatevi andare alla vita, così, senza stare a ragionare; non preoccupatevi, vi trarrà dritto alla riva e vi metterà in piedi. A quale riva? E come faccio a saperlo? Io credo solo che abbiate ancora molto da vivere. […] che ne sapete, forse Dio vi riserva per qualcos’altro. E voi abbiate un cuore grande, e un po’ meno paura. Vi manca il coraggio per una grande realizzazione futura? No, in questo caso è vergognoso non aver coraggio. Una volta che avete fatto il passo che avete fatto, dovete aver animo. Ora è questione di giustizia. Ecco, fate quello che esige la giustizia. Lo so che non mi credete, ma, diamine, la vita vi trarrà in salvo.”

Sono le parole di Porfirij Petrovič, il giudice istruttore incaricato di risolvere gli omicidi e che insieme a Sonja porterà Rodion alla confessione. 

La vita vi trarrà in salvo, dice Porfirij. Solo l’Amore salva, si canta. Anche quando sembra non esserci speranza, né la sofferenza né il peccato possono dire l’ultima parola sulla nostra vita, togliere dignità alla vita. L’omicidio è stato compiuto per l’incapacità di Rodion di percepire e amare questa dignità. Sonja dirada la nebbia che impedisce all’uomo di vedere.


[Rodion] Ma dopotutto ho ucciso solo un pidocchio, Sonja, solo un inutile, ripugnante, nocivo pidocchio! 


[Sonja] Ma come può una creatura umana essere un pidocchio!


La piccolezza del nostro essere, se ci pensiamo davvero paragonabile a un pidocchio nell’universo, è degna perché dono. Anche quando questo dono è macchiato dal peccato, non perde valore se volgiamo il nostro cuore al perdono.

Le nostre peggiori storie hanno sempre una misteriosa apertura al cielo e alla salvezza. Spesso non ce ne accorgiamo, ma è proprio questa la consistenza della nostra speranza

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Published on August 11, 2020 08:58
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