Primavera Quotes
Quotes tagged as "primavera"
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“Sometimes she has imagined what it would be like to fly, to live in the river, to run like a horse. She has dreamed of that freedom, that power, and fears the wildness in herself that wants to live as beasts live, moved purely by need and desire. She has felt torn between the heat of her limbs and the thoughts in her mind telling her to be careful and good and always calm.
Don't scream or cry, don't run to him and throw yourself at his feet, pleading for him to take you in his arms, don't strip off your clothes and run naked to the water, wild with wanting.”
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Don't scream or cry, don't run to him and throw yourself at his feet, pleading for him to take you in his arms, don't strip off your clothes and run naked to the water, wild with wanting.”
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“Stupida, facilona primavera! Ricopre tutto senza discernimento, confonde il senso con il nonsenso, eternamente buffona, finta tonta, di una leggerezza senza limiti.”
― Le botteghe color cannella. Tutti i racconti, i saggi e i disegni
― Le botteghe color cannella. Tutti i racconti, i saggi e i disegni
“la veía transfigurada en la reverberación de las dos de la tarde bajo la llovizna de azahares de los almendros, donde siempre era abril en cualquier tiempo del año.”
― Love in the Time of Cholera
― Love in the Time of Cholera
“A primavera chegou durante a noite, como se o inverno fosse um hóspede indesejado que de repente resolveu vestir seu casaco e desaparecer sem se despedir. Tudo ficou mais verde, as ruas foram banhadas por um sol fraco, o ar agora perfumado. O dia tinha sinais florais e acolhedores, com trinados primaveris como fundo musical.
Jojo Moyes - Como eu era antes de você”
― Me Before You
Jojo Moyes - Como eu era antes de você”
― Me Before You
“Ella —la que me amaba—se murió en primavera.
Y se llevó la primavera al cielo.”
― Regalo de un Poeta
Y se llevó la primavera al cielo.”
― Regalo de un Poeta
“Venne un giorno, agli sgoccioli della primavera, che sembrava lo scampolo che un sarto avesse staccato da una pezza d'estate, oppure una prova in costume della stagione ventura.”
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“Eran muchos los colores que el paisaje ostentaba, pero en el Hanami nada es simplemente rojo, azul o verde: Los rojos no son iguales en el averno, los azules son distintos en el crepúsculo y los verdes no brillan igual en primavera.”
― Hanami
― Hanami
“Ran lloró, apretando la cabeza del muchacho contra su pecho. Allí no había nada por lo que reír. No había nada divertido. Nada. Cuando la primavera se enfada, y contra todos libera su furia, nadie se atreve a sonreír. Solamente los Neko... y la muerte. Sobre todo la muerte.”
― Hanami
― Hanami
“Durham sentou-se no chão fora do seu alcance. Era fim de tarde. Os sons de Maio, os aromas de Cambridge em flor, entravam flutuando pela janela e diziam a Maurice, «Tu não nos mereces.» Sentia-se meio morto, um estranho, um labrego em Atenas. Não tinha nada que estar aqui, ou ter um amigo assim.
- Durham.
Durham aproximou-se. Maurice estendeu uma mão e sentiu a cabeça aconchegar-se nela. Esqueceu-se do que ia dizer. Os sons e os aromas segredavam, «Tu és nós, nós somos a juventude.»”
― Maurice
- Durham.
Durham aproximou-se. Maurice estendeu uma mão e sentiu a cabeça aconchegar-se nela. Esqueceu-se do que ia dizer. Os sons e os aromas segredavam, «Tu és nós, nós somos a juventude.»”
― Maurice
“la naturaleza es la vida y también la muerte, y ni la muerte ni la vida se pueden vencer”
― Hanami
― Hanami
“…y el mundo dejó de funcionar. Todo… Todo se fue al garete, o todo se salvó. Según como se mire.”
― Hanami
― Hanami
“Araablane oleks ütelnud:keegi ei rüüsta viljatud puud. Kividega loobitakse üksnes neid, mille küljes ripuvad kuldsed viljad.”
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“Noi siamo invecchiate. Abbiamo incontrato voi, i vostri padri e i padri dei vostri padri. Abbiamo incontrato il paese che è divenuto città, e la città è cresciuta sempre di più fino ad inglobare i cuori delle persone, che ora non celebrano più l'arrivo della Primavera.”
― Il Salmastro. Le stagioni in città
― Il Salmastro. Le stagioni in città
“Es una de las cosas buenas de este mundo. Uno está siempre seguro de que habrá más primaveras. - Ana. Ana de Avonlea”
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“Da questa panchina, oggi, sento traboccare la primavera e penso, come a ogni cambio di stagione, che tempo più bello sia quello che deve ancora venire.”
― Echi d'inverna e di tramontana
― Echi d'inverna e di tramontana
“Пока оседлые люди будут искать истины, яблоко с дерева познания не будет сорвано.”
― All Things are Possible
― All Things are Possible
“Insomma, la primavera è la stagione piú bella, con il suo carico di vita e speranza che rigenera corpo e spirito. Ma si porta dietro, ahimè, anche una serie infinita di fobie contro le quali diventa difficile difendersi. Allora forse è meglio l’inverno, la stagione piú abitudinaria; perché in fondo noi di quello abbiamo bisogno, delle nostre piccole e inutili certezze con cui ci illudiamo di avere tutto sotto controllo. D’estate regnano anarchia e imprevedibilità, siamo costretti ad allontanarci dalle nostre cose, anche dai medici e dai farmacisti (che se la godono alle nostre spalle), e semmai ci ritroviamo su un’isola meravigliosa, certo, ma il primo ospedale dista un’ora di elicottero.
Soffriamo l’estate, le stagioni di mezzo contribuiscono a risvegliare fastidiosi sintomi, resta l’inverno, come dicevo, il lungo inverno fatto di giornate buie e corte, di pioggia e serate in casa. Se sei meteoropatico, problemi tuoi, per un ipocondriaco fobico l’inverno rappresenta forse il giusto compromesso. A meno che non soffri anche di quionofobia, la paura dell’inverno e della neve, o di frigofobia, il terrore irrazionale di avere freddo.
Ognuno ha le sue paure, ci scherzo su, ma in verità rispetto tutti. E come potrei proprio io non farlo? È che il mondo è come te lo metti in testa. Sapete vero che le immagini della realtà ci arrivano dritte sulla retina, ma questa le capovolge? È il cervello ogni volta a dover intervenire per mettere a posto le cose, a ribaltare la visuale per mostrarci il mondo per ciò che in effetti è. È la ragione a instradarci, l’istinto (il corpo) invece sa benissimo che non c’è niente di dritto e niente di vero, non c’è un solo modo di vedere le cose, e ciò che ad alcuni sembra in equilibrio, altri lo ritengono storto, ciò che a molti appare normale, tanto normale per altri non è. Ci illudiamo di controllare la vita, di conoscere la strada, spesso siamo convinti di avere la verità in tasca, e che la nostra visione, la nostra esperienza, sia la verità assoluta, quando invece si tratta solamente di un’opinione. Siamo tutti prigionieri dentro una caverna, come ci ricorda Platone, e quello che ci è permesso vedere il piú delle volte è solo la proiezione della realtà, l’ombra della verità. Pochi riescono a uscire da questa visione limitata che rende schiavi, e questi pochi non sono poi creduti da tutti gli altri, che continuano beati a pensare di star guardando il reale. Siamo limitati, e poco inclini a un livello superiore di conoscenza, convinti che ciò che ci dice la testa sia la strada.
Ogni capa è nu’ tribunale, diceva un altro grande filosofo, mio nonno.”
― Inventario di un cuore in allarme
Soffriamo l’estate, le stagioni di mezzo contribuiscono a risvegliare fastidiosi sintomi, resta l’inverno, come dicevo, il lungo inverno fatto di giornate buie e corte, di pioggia e serate in casa. Se sei meteoropatico, problemi tuoi, per un ipocondriaco fobico l’inverno rappresenta forse il giusto compromesso. A meno che non soffri anche di quionofobia, la paura dell’inverno e della neve, o di frigofobia, il terrore irrazionale di avere freddo.
Ognuno ha le sue paure, ci scherzo su, ma in verità rispetto tutti. E come potrei proprio io non farlo? È che il mondo è come te lo metti in testa. Sapete vero che le immagini della realtà ci arrivano dritte sulla retina, ma questa le capovolge? È il cervello ogni volta a dover intervenire per mettere a posto le cose, a ribaltare la visuale per mostrarci il mondo per ciò che in effetti è. È la ragione a instradarci, l’istinto (il corpo) invece sa benissimo che non c’è niente di dritto e niente di vero, non c’è un solo modo di vedere le cose, e ciò che ad alcuni sembra in equilibrio, altri lo ritengono storto, ciò che a molti appare normale, tanto normale per altri non è. Ci illudiamo di controllare la vita, di conoscere la strada, spesso siamo convinti di avere la verità in tasca, e che la nostra visione, la nostra esperienza, sia la verità assoluta, quando invece si tratta solamente di un’opinione. Siamo tutti prigionieri dentro una caverna, come ci ricorda Platone, e quello che ci è permesso vedere il piú delle volte è solo la proiezione della realtà, l’ombra della verità. Pochi riescono a uscire da questa visione limitata che rende schiavi, e questi pochi non sono poi creduti da tutti gli altri, che continuano beati a pensare di star guardando il reale. Siamo limitati, e poco inclini a un livello superiore di conoscenza, convinti che ciò che ci dice la testa sia la strada.
Ogni capa è nu’ tribunale, diceva un altro grande filosofo, mio nonno.”
― Inventario di un cuore in allarme
“primavera (s.f.) é a promessa que fez o universo de que tudo o que vai, volta. é a prova de que naturalmente a felicidade é um ciclo e sempre vai se concluir.”
― O Livro dos Ressignificados
― O Livro dos Ressignificados
“Salí a mirar el sol y una sola ráfaga de viento me alcanzó para ver una lluvia de hojas doradas. El Otoño me quiere seducir. Pero yo soy un fiel devoto de la Primavera.”
―
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“ese rumor de aliento libre en primavera
que corre al mar para volver
y volver a partir.
that whisper of the free breath of spring
that flows seaward only to return
returning only to depart again.
(de "Negro")”
― Where the Island Sleeps Like a Wing: Selected Poetry
que corre al mar para volver
y volver a partir.
that whisper of the free breath of spring
that flows seaward only to return
returning only to depart again.
(de "Negro")”
― Where the Island Sleeps Like a Wing: Selected Poetry
“Oh, chicas, chicas, mirad esa alfombra de violetas! Allí hay algo para la galería de cuadros del recuerdo. Cuando tenga ochenta años, si es que llego, cerraré los ojos y veré las violetas tal como las veo ahora”
― Ana, la de Avonlea
― Ana, la de Avonlea
“Cobria-se a Serra de flores. Correu primeiro um balbucio de primavera. Seria já a florada? Botões, aqueles pequenos sinais? No meio dos bosques escondidos entre os montes, o amarelo e o vermelho salpicavam, abriam no verde sorridente espanto. Em lugares mais resguardados, mais favorecidos, em breve surgia a neve florida cobrindo as pereiras e transformando, enriquecendo a paisagem. E logo também floriam os pessegueiros. Junto das favelas, nos parques dos sanatórios, rodeando os bangalôs, à beira das águas mansas, a florada em rosa e branco apontou finalmente, luminosa, irreal.
Perto do pequeno lago em que se debruçavam as pereiras alvas, encantadas, o pintor armou o cavalete. Tocados de primavera, os galhos roçavam a água que reproduzia a fila das árvores. Amarrada à margem a pequena canoa envernizada, vazia, estava juncada de flores que o vento carregara.”
― Floradas Na Serra
Perto do pequeno lago em que se debruçavam as pereiras alvas, encantadas, o pintor armou o cavalete. Tocados de primavera, os galhos roçavam a água que reproduzia a fila das árvores. Amarrada à margem a pequena canoa envernizada, vazia, estava juncada de flores que o vento carregara.”
― Floradas Na Serra
“Sentindo-se desde algum tempo indisposto e melancólico, principalmente depois que Odette apresentara Forcheville aos Verdurin, desejaria ir descansar um pouco no campo. Mas não teria coragem de deixar Paris um único dia enquanto Odette ali estivesse. A atmosfera estava quente; eram os mais belos dias de primavera. E muito embora atravessasse uma cidade pétrea para meter-se nalgum recinto fechado, o que sempre tinha diante dos olhos era um parque que possuía perto de Combray, onde, desde as quatro horas, antes de chegar à horta de aspargos, graças ao vento que sopra dos campos de Méséglise, se podia, debaixo de uma latada, gozar de tanta frescura como à beira do tanque bordado de miosótis e palmas-santa-rita, e onde, quando ele jantava, corriam em torno da mesa, afestoados pelo jardineiro, os ramos de groselhas e rosas.”
― Swann’s Way
― Swann’s Way
“Salire i gradini della scalinata del Kankaiji equivale a sentirsi liberi, in armonia con il nostro destino. Dopo aver composto il verso: «Solleva lo sguardo e conta le stelle di primavera: una, due, tre», e aver salito la scalinata, contemplo il mare primaverile, soffuso di una luce velata, simile a un obi. Attraverso il portale del tempio. Non ho più voglia di completare con altri versi la mia quartina cinese. Ho deciso improvvisamente di smettere.”
― Kusamakura
― Kusamakura
“Lì dinanzi c’è una grande magnolia. Il tronco è tanto grosso che un uomo stenterebbe a circondarlo con le braccia. È più alta del tetto del monastero. Alzo lo sguardo e vedo i suoi rami protesi sulla mia testa. E sopra a quelli altri rami. E sopra tutti i rami la luna. Di solito guardando dal basso in un simile intrico, non si riesce a scorgere il cielo. Ancor più se sono fioriti. Ma i rami di magnolia, per quanto si sovrappongano, mantengono tra l’uno e l’altro un nitido spazio. Quest’albero non protende vanamente sottili ramificazioni che confondono la vista di chi si trova a guardare dal basso. Persino i fiori sono ben spaziati. Si distinguono corolla per corolla, nettamente, anche se contemplati da lontano. Non s’intuisce fin dove la fioritura delle corolle si estenda e si raduni. Posseggono un’identità ben definita e tra l’una e l’altra s’intravvede distintamente il limpido azzurro del cielo. Naturalmente non sono fiori candidi. Un bianco immacolato sarebbe un colore troppo freddo. Soprattutto il bianco uniforme possiede un fascino astuto che incanta gli occhi umani. Non è questo il colore delle magnolie. Si sono elegantemente umiliate indossando un caldo color crema ed evitando intenzionalmente un estremo candore. Fermo sul lastricato contemplo con estasi questi soavi fiori, tentando di indovinare fin dove si estendano nel cielo tutti questi rami. Vedo solo fiori. Neanche una foglia. Sorgono nel mio animo i versi: Contemplo il cielo colmo solo di fiori di magnolia.”
― Kusamakura
― Kusamakura
“I fiori di pero sconsolatamente sciupati dalla pioggia ispirano una sensazione di pietà, i fiori di aronia illuminati freddamente dalla luna suscitano un’impressione di tenerezza. Del tutto differente è la vista delle ombrose camelie. Hanno un aspetto tenebroso, velenoso, terrificante. Proprio perché superficialmente sono abbigliate con tinte sgargianti. Inoltre non sembrano voler civettare con gli uomini né attirarli. Vivono quietamente nell’ombra dei monti, lontane dagli sguardi umani, per centinaia d’anni, e all’improvviso sbocciano e cadono, cadono e sbocciano. Basta uno sguardo per essere perduti. Chi posa i suoi occhi su di loro non potrà più sfuggire alla magia. Quella tinta non è un semplice rosso. È uno strano rosso, come il sangue di un prigioniero giustiziato, che spontaneamente attrae gli sguardi degli astanti e sgomenta i loro cuori. Mentre le contemplo, una rossa corolla cade sull’acqua. Nella tranquilla primavera solo lei si muove. Poco dopo ne cade un’altra. Quel fiore non perde mai i suoi petali. Più che spampanarsi, scivola dal gambo ancora intero. E, di colpo, apparentemente senza rimpianti; vederlo intero anche sul suolo incute una sinistra impressione6. Cade un altro fiore: se continuano a cadere così, penso, l’acqua dello stagno diventerà rossa. Mi sembra che intorno ai fiori che galleggiano serenamente ci sia un alone vermiglio. Ne cade un altro. Rimane così quietamente sospeso che quasi non si capisce se sia caduto sul terreno o sull’acqua.”
― Kusamakura
― Kusamakura
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