Abelarda
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“Da cane bastonato, si era di nuovo trasformato in un uomo condannato a percepire le bastonate non come dolore fisico, ma come profonda vergogna.”
― Casanova's Return to Venice
― Casanova's Return to Venice
“«Davvero, Else, non vuoi più giocare?». -
«No, Paul, non me la sento più. Ciao.”
― La signorina Else
«No, Paul, non me la sento più. Ciao.”
― La signorina Else
“No, Sonja, non è quello!” egli rispose, sollevando d’un tratto il capo, come se un improvviso nuovo giro di pensieri lo avesse colpito e di nuovo eccitato, “non è quello! Ma piuttosto… supponi (sì! così infatti è meglio!) supponi che io sia egoista, invidioso, malvagio, abietto, vendicativo, e… magari anche incline alla pazzia. (Tutto questo insieme! Della pazzia si parlava già prima, me n’ero accorto!) Dunque ti ho detto poc’anzi che non potevo mantenermi all’università. Ma sai tu che forse lo potevo anche? Mia madre mi avrebbe mandato di che pagare quel che occorreva, e quanto alle scarpe, ai vestiti e al pane, avrei provveduto col mio lavoro, di sicuro! Lezioni se ne presentavano; mi si offriva mezzo rublo per ciascuna. Lavora pure Razumichin! Ma io m’incattivii e non volli. Per l’appunto mi incattivii (ecco una bella parola!) Allora, come un ragno, mi ficcai nel mio cantuccio. Tu sei stata nel mio canile, hai veduto… E sai, Sonja, che i soffitti bassi e le camere strette opprimono l’anima e l’intelligenza? Oh, quanto odiavo quel canile! E tuttavia non ne volevo uscire. Apposta non lo volevo! Per interi giorni non ne uscivo e non volevo lavorare, e non volevo neppur mangiare, stavo sempre disteso. Se Nastas’ja me ne portava, mangiavo; se non me ne portava, la giornata passava così; apposta, per rabbia, non ne chiedevo! Di notte non avevo lume, stavo coricato al buio, non volevo lavorare per comprarmi delle candele! Bisognava studiare e io avevo venduto tutti i libri; e sulla mia tavola, sugli appunti e sui quaderni, c’è anche adesso un dito di polvere. Preferivo stare sdraiato e pensare. E pensavo sempre. E facevo sempre certi sogni, una quantità di sogni strani, non è il caso di dir quali! Solo che allora cominciò anche a sembrarmi che… No, non è così! Di nuovo non racconto bene! vedi, allora mi domandavo sempre: perché sono così stupido? Perché, se sono stupidi gli altri, ed io so di sicuro che sono stupidi, non cerco di essere più intelligente di loro?”
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“Eccomi qui, superbo come un dio greco, eppure in debito verso questo idiota per un osso su cui reggermi! Siano maledetti questi reciproci debiti degli umani, che non possono togliere di mezzo i libri mastri. Mi piacerebbe essere libero come l’aria, e invece sono segnato nei registri del mondo intero. Sono così ricco che avrei potuto rilanciare ogni offerta dei pretoriani più ricchi all’asta dell’impero romano (che era l’asta del mondo), eppure sono debitore perfino della carne della lingua con cui mi vanto. Per Dio! Prenderò un crogiuolo e mi ci dissolverò dentro fino a ridurmi ad una piccola vertebra che comprenda tutto. Proprio.”
― Moby Dick (Biblioteca universal. Clásicos en versión integra)
― Moby Dick (Biblioteca universal. Clásicos en versión integra)
Abelarda’s 2025 Year in Books
Take a look at Abelarda’s Year in Books, including some fun facts about their reading.
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