Mauro Anelli's Blog: Viaggio nella Narrativa - Posts Tagged "consapevolezza"

Cos'è la Narrativa

Cos'è la narrativa

Ciao a tutti! Buongiorno e ben trovati.

Inauguro oggi questo mio blog su Goodreads e una serie di interventi che riguardano il mondo del libro, e del libro di narrativa in particolare, dal punto di vista di un autore, editore e lettore forte, che negli anni, a forza di metterci e sbatterci contro la faccia, ha imparato a conoscerne un po’ alla volta bellezze e storture.

Sarà una carrellata intensa, e a tratti – ho il dovere di dirvelo – anche molto spiazzante, dove troverete discussi in modo esplicito e senza censure argomenti del tutto fuori dal coro del mercato italiano dell’editoria di narrativa, perché di mercato purtroppo ormai da anni si tratta, che a volte vi sorprenderanno, magari vi infastidiranno o mineranno direttamente alcune vostre consolidate certezze. Ma per chi davvero ama i libri e ne vuole godere in piena consapevolezza ne varrà la pena.

In particolare, se avrete la pazienza di seguirmi, prometto che darò dei criteri universali per potersi orientare nelle scelte e distinguere i libri di narrativa validi da quelli mediocri, cosa che ormai neppure i lettori forti sanno più fare; e a coloro che tra voi sono anche autori, suggerimenti, accorgimenti, strumenti e trucchi per scrivere buoni libri.

Siete pronti? Siete già caldi? Bene! Allora allacciate le cinture e andiamo a incominciare!

Che cos’è un libro di narrativa?
È il pensiero scritto di un essere umano che racconta ad altri esseri umani.

Potrà suonare a tutta prima banale, ma è proprio così. E se ci riflettete per un attimo insieme a me, vedrete che, al contrario, si tratta di un vero e proprio miracolo, di qualcosa di strabiliante e meraviglioso.

Cosa racconta questo essere umano agli altri esseri umani attraverso il suo pensiero?
Racconta una storia – una successione di eventi, situazioni ed emozioni, che gravitano attorno a uno o a più personaggi – del tutto inventata, di fantasia.

Ecco qui la parola magica: fantasia. Cioè creatività, immaginazione e astrazione. La capacità di travalicare la realtà, di capirla e spesso includerla, ma di andare col pensiero anche oltre i suoi limiti quotidiani, a briglia sciolta.

La narrativa, nella sua forma più pura, ideale e incontaminata, è proprio questo: è un cavallo libero e selvaggio che galoppa nelle praterie della fantasia. Galoppa e al tempo stesso comunica, racconta con la parola. Una caratteristica propria e peculiare degli esseri umani fin dal loro primo apparire.

Chiedo scusa ai non credenti se a questo punto mi permetto una citazione dalla Bibbia, che se è il libro più diffuso al mondo (no, non è la serie di Harry Potter della Rowling!) un motivo ci sarà, e non solo religioso. Ricordate l’inizio del Vangelo secondo Giovanni? “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.” Il Verbo, cioè la parola: il logos, come lo chiamavano gli antichi.

La narrativa è forse la forma d’arte che più ci avvicina al Creatore, dove il pensiero e la parola possono scatenarsi in piena libertà, inventando dal nulla mondi, personaggi e situazioni, e facendoli vivere nell’immaginazione del lettore.

Pensate quale potere, quale potenza creativa potrebbe dispiegare un autore che, come Dio nei giorni della Creazione, fosse del tutto libero e gratuito nel suo operare, senza condizionamenti né secondi fini, per il puro piacere di inventare, di animare, di amare! Eppure pochissimi autori se ne rendono conto, e ancora meno lo sanno fare.

E allo stesso modo, pensate quale piacere potrebbe trarre un lettore davvero libero, che si approcciasse a un libro di narrativa senza influenze né condizionamenti esterni. Ma, come vedremo, siamo immersi nelle influenze e nei condizionamenti, e pochissimi lettori, oggi, sanno essere davvero liberi.

Perché il bello della narrativa è proprio questo: nella sua forma più pura, ideale e incontaminata, non c’è solo la libertà dell’autore nel creare, nell’inventare una storia; ma anche la libertà del lettore nel leggerla e nell’interpretarla.

Un autore di narrativa veramente bravo non descrive, evoca. Con le parole suggerisce fatti, situazioni, emozioni e personaggi, che a loro volta possono essere oggetto di immaginazione da parte del lettore mentre legge. Lascia al lettore ampi margini di discrezionalità.

Non è così per altre forme d’arte, anche se prossime alla narrativa, come ad esempio il teatro e il cinema. Perché lì l’immagine, con la sua immediatezza, inevitabilmente circostanzia, dettaglia e limita l’immaginazione dello spettatore. Che, appunto, non a caso si chiama così: perché più che partecipare assiste.

In narrativa, invece, si compie il miracolo, la fusione di due pensieri attraverso la parola e l’immaginazione. E notate come questa fusione sia sempre intima e personale, perfino nelle sperimentazioni di lettura più collettive.

Se andate al cinema, a teatro, a un concerto, o assistete a casa vostra a uno spettacolo televisivo, siete sempre parte di un’esperienza collettiva. Ma in narrativa no: la lettura di un libro di narrativa è sempre un’esperienza intima e personale.

E potranno costringervi a vedere un’immagine, sparandovela a tradimento in faccia nel mezzo di un programma alla tivù, al cinema o su un sito on line. Ma non riusciranno a costringervi a leggere e a capire in un certo modo un libro di narrativa, a meno che voi non siate veramente liberi…

Per oggi mi fermo qui. Mi auguro di avere suscitato con questo primo intervento interesse e interrogativi sul mondo del libro di narrativa. La prossima volta, sabato 21 settembre, parlerò di cosa limita, ormai da decenni, la nostra libertà di autori, lettori ed editori, in un articolo intitolato, non a caso, Narrativa a libertà limitata.

Grazie per avermi letto e a presto. Un abbraccio e un saluto a tutti!

Mauro Anelli.

Pillola del giorno, a proposito della fantasia scatenata a briglia sciolta nella narrativa:

“Ballava il Diavolo, e ballavano le donne del Diavolo, le cento streghe; ballavano i gatti e ballavano i pesci; e anche il poeta ballava, in quella notte di magia. La sua testa di luna in fondo al lago non gli pesava più di tanto, e i piedi rincorrevano agili le mazurke dettate dal gallo”.
(Federico Cadenazzi, Il Tango dello Scarafaggio, Nuova Narrativa Italiana)

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La tirannia della carta

La tirannia della carta

Ciao a tutti! Ben ritrovati. Interessante il titolo del post di oggi, vero?

Premetto che quanto sto per scrivere trascende dai miei gusti personali, perché, se fosse per me, romantico come sono, passerei gran parte della vita nelle librerie e nelle biblioteche, anche solo per bearmi dell’irresistibile profumo della carta (e della cultura). Ma di mestiere faccio l’editore di narrativa e devo cercare di essere obiettivo.

Ci sono lettori, anche di quelli forti – ve lo posso assicurare – che non leggerebbero un romanzo in e-book (in formato elettronico) neppure se puntassero loro una pistola alla testa, o se fosse il più grande e godibile capolavoro della letteratura di ogni tempo. Ma non sanno, purtroppo, cosa si perdono.

Un libro di narrativa, come ho ricordato negli interventi precedenti, è il pensiero scritto di un essere umano che racconta una storia ad altri esseri umani. Che sia scritto su carta o su altri supporti impatta solo sul piano estetico, economico e funzionale, ma non sulla sua natura. Perché sono i contenuti che fanno un libro di narrativa: il pensiero e la storia che vi stanno dentro.

Eppure, nel tempo, complice il mercato dell’editoria e le convenienze e connivenze a esso correlate, questo mito della carta ci è stato inculcato dentro fino a farne un totem, e a renderlo quasi imprescindibile e indistinguibile dal concetto stesso di libro.

“Quasi”, dico, perché ultimamente, anche se lentamente (e in Italia più lentamente che altrove), un po’ di lettori si sta finalmente rendendo conto che con gli ultimi dispositivi della tecnologia (e-reader, smartphone, tablet, ecc.) si può disporre di un’intera biblioteca di centinaia di titoli, sempre a portata di mano e per di più trasportabile, racchiusa in un peso e in un ingombro inferiore a quella di un singolo libro cartaceo tradizionale, oltre ai costi a titolo ridotti e alla possibilità di adattare i formati di lettura al proprio gusto. Mica male, no?

Eppure la tirannia della carta resiste! Perché? E chi ci guadagna e chi ci perde per via di questa tirannia? È molto semplice: ci perdono i lettori, tutti, e le piccole case editrici. E ci guadagnano i distributori, le librerie e i grandi gruppi editoriali, che in Italia, sulla carta, hanno costruito i loro monopoli e le loro fortune.

La carta è bella, ma si porta dietro un paradigma terribile: la stampa e la distribuzione, che arrivano a gonfiare il prezzo di un libro anche del 300% rispetto a quello che potrebbe avere lo stesso libro in formato elettronico. E capite che ci sono lettori ed editori che possono permettersi di spendere questi soldi e altri no: una vera discriminazione in termini di possibilità economiche.

Se a questo aggiungete che in Italia e non solo la piccola editoria è solitamente sinonimo di passione e cultura, mentre la maggior parte della produzione della grande editoria è a fini prettamente commerciali, capite che la perdita di noi lettori non è solo economica, ma anche nella qualità di ciò che compriamo e leggiamo. A questo tema dedicherò un intervento più mirato la prossima settimana.

Tornando alla carta, molti mi obietteranno – e con qualche ragione – che ormai il libro è un prodotto, che si vende e si compra come tanti altri, e al di là del contenuto è importante anche il contenitore, il suo supporto, perché un lettore, quando compra un libro e spende dei soldi, ha il diritto di avere anche un oggetto esteticamente e funzionalmente valido.

Certo che un lettore ha questo diritto! Ci mancherebbe che gli fosse venduto un libro con una copertina inguardabile, che gli si sfalda fra le mani, pieno zeppo di refusi o stampato così male da risultare illeggibile!

Ma è sorprendente e sconfortante constatare quanti lettori, anche tra quelli forti, ammettano oggi senza alcun imbarazzo e come la cosa più naturale del mondo che hanno spesso acquistato un libro di narrativa perché conquistati dalla bellezza della sua copertina, della carta, della rilegatura, e perfino del font dei caratteri con il quale è scritto. Cioè, in sostanza, in base al suo confezionamento come prodotto. A tal punto è arrivato oggi il potere di condizionamento di certi marketing, perfino sui lettori forti!

Ma, amici, un libro di narrativa non è mica un’automobile, che se gli togli la carrozzeria non la riconosci più e gli porti via l’anima. Basta pensare che la stessa opera – romanzo o raccolta di racconti che sia – si può spesso trovare in diverse edizioni, ciascuna con una differente copertina ed estetica.

Perciò, se compri un libro di narrativa per una copertina alla moda (oggi presso i guru del marketing va tanto il vintage, ad esempio, non importa se fuori luogo), per la sua rilegatura, per i font o per la carta, allora stai comprando l’estetica, non l’opera in sé. Oppure stai comprando per il gusto di possedere, regalare o esibire: tutte cose che con la narrativa e i suoi contenuti non c’entrano nulla.

Al contrario, come prodotto, un libro di narrativa è molto più simile a un alimento, a un cibo che ingeriamo. Pensate al vino o al latte, ad esempio: li potete trovare in bottiglie di vetro o in confezioni di carta più o meno accattivanti, ma sempre di confezioni si tratta. Perché quello che poi ingerite, che mettete dentro di voi, buono o cattivo che sia, è il contenuto, non il contenitore.

Per i libri di narrativa è lo stesso, è come per gli alimenti: ce ne sono di buoni e di cattivi, di quelli che ci fanno del bene e altri che ci fanno del male, anche se magari sul momento non ce ne accorgiamo. E la cosa peggiore è di sceglierli con scarsa consapevolezza, spesso in base al loro successo, alle mode o ad altri condizionamenti imposti dal mercato, senza capire che è il loro contenuto quello che alla fine ci mettiamo dentro.

Perché i libri – suonerà stucchevole e retorico, ma è la verità – sono cibo per la nostra anima.

Per oggi finisco qui, e consegno come sempre le mie riflessioni alla vostra valutazione, e alla disponibilità di chi, in piena libertà ma sempre con educazione e rispetto reciproco, vorrà interloquire su questo blog.

Domenica prossima, 6 ottobre, parlerò di Piccole, medie e grandi case editrici italiane, per introdurre un tema importante, che svilupperò successivamente: come fare a distinguere un libro di narrativa mediocre, anche se vi è personalmente piaciuto, da uno davvero valido.

Grazie per avermi letto e a presto. Un abbraccio e un saluto a tutti!

Mauro Anelli.

Pillola del giorno, a beneficio di coloro che si fermano all’estetica:

“La vita è bella, e può dare molto a chi sa rischiare, a chi è capace di mettersi in discussione e talora azzardare, a chi sa andare fino in fondo alla stradina di campagna per vedere cosa riserva il panorama”.
(Stefania Borgese, Fiore Alternativo, Nuova Narrativa Italiana)

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Viaggio nella Narrativa

Mauro Anelli

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